Intralcio alla giustizia, ex commissario e dirigente dell'Ater Frosinone a processo. La difesa: «Agito nell'interesse dell'ente»

Il tribunale di Frosinone
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 24 Luglio 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 16:46
L’ex commissario dell’Ater di Frosinone Antonio Ciotoli e la dirigente Nicoletta Paniccia rinviati a giudizio per il reato di intralcio alla giustizia. La Paniccia dovrà rispondere anche del reato di diffamazione. Lo ha deciso il gup del tribunale del capoluogo, Ida Logoluso, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Adolfo Coletta. La prima udienza, davanti al giudice Marta Tamburro, è stata fissata per l’8 gennaio. 

La vicenda oggetto del procedimento penale risale alla fine del gennaio 2017. Secondo l’accusa Ciotoli e Paniccia, che all’epoca dei fatti era ancora direttore generale dell’ente, avrebbero fatto pressione su Marianna Viola, dipendente del’Ater, affinché la stessa cambiasse il contenuto di una testimonianza nell’ambito di una causa di lavoro promossa da una collaboratrice dell’Ater, l’avvocato Eliana Scognamiglio, nei confronti dello stesso ente. Proprio in ragione della testimonianza in tribunale, la dipendente dell’Ater si era vista notificare un addebito in cui le veniva contestato che con le sue dichiarazioni «inveritiere o mendaci» aveva danneggiato l’Ater ed era venuta meno “all’obbligo di fedeltà”. La Viola quindi era stata invitata a fornire giustificazioni scritte in merito alle contestazioni. 

Secondo l’accusa, inoltre, la dipendente, nel corso di un incontro avvenuto nell’ufficio dell’allora commissario dell’Ater Ciotoli, sarebbe stata invitata da quest’ultimo e dall’allora direttore generale Paniccia a «scrivere una lettera nella quale la stessa Viola doveva attestare che nel corso della sua audizione in tribunale si era confusa ed aveva detto cose imprecise. La dottoressa Paniccia – si legge nel capo d’imputazione – la minacciava dicendole che se la Scognamiglio avesse vinto la causa era solo colpa sua e che se l’azienda avesse dovuto assumere la Scognamiglio avrebbero dovuto procedere al suo licenziamento perché l’Ater non aveva i soldi».

La Paniccia dovrà rispondere anche del reato di diffamazione per alcune affermazioni, fatte davanti sempre alla Viola, che avrebbero leso l’onorabilità della Scognamiglio.

La dottoressa Paniccia, assistita dall’avvocato Mario Cioffi, si dice serena e sicura di poter dimostrare la correttezza del proprio operato. 

«Tutto si è originato da un grande e grave equivoco - riferisce l’ex direttore generale - Io ho agito seguendo le indicazioni del legale che difendeva l’Ater in un procedimento civile (quello riguardante la causa di lavoro della Scognamiglio, ndr). Di fronte a una testimonianza l’avvocato mi ha detto di procedere con una contestazione disciplinare nei confronti della dipendente dell’ente che aveva reso quella testimonianza che poteva dare luogo ad equivoci. Il successivo incontro durante il quale la denunciate dice che sarebbe stata minacciata non c’entra nulla con il procedimento disciplinare. Si è trattato soltanto di un colloquio informale sollecitato peraltro dalla stessa dipendente. Peraltro va precisato che il procedimento disciplinare non avrebbe mai potuto portare ad un licenziamento, perché un simile provvedimento è di competenza dell’ufficio disciplina. Quindi, ripeto, - conclude la Paniccia - l’incontro si è svolto soltanto per placare l’ansia della dipendente che forse ha frainteso l’aiuto che le si voleva dare. Tutto questo sarà comunque chiarito nel corso del dibattimento, non ho alcun dubbio, sono serena perché ho agito solo nell’interesse dell’Ater». 

Anche Ciotoli, difeso dall’avvocato Gianrico Ranaldi, ha sempre respinto le accuse. A Il Messaggero aveva dichiarato: «Non è assolutamente vero quanto dichiarato dalla dipendente, nessuno ha mai pensato di farla ritrattare, anche perché non avremmo avuto alcun titolo e soprattutto le dichiarazioni erano già state rilasciate quindi non potevano essere modificate. Lei doveva solo rispondere a una lettera di richiamo. Tutto qua». Ora sarà il processo a chiarire la vicenda.
 
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