Lo accusano di aver rubato a casa di un malavitoso, sequestrato e picchiato: «Volevano impiccarmi»

Le case popolari del quartiere Malfa di Cassino
di Pierfederico Pernarella
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 12:01

Si comportavano come i ras del quartiere e per far rispettare la loro legge non hanno esitato ad usare le maniere forti, dall'estorsione ai pestaggi, nei confronti di chi aveva occupato un alloggio popolare senza pagare il pizzo oppure era sospettato di aver rubato in casa delle persone sbagliate, parenti di malavitosi come loro.

Parla di «straordinario allarme sociale» e «giustizia fai da te» il gip Alessandra Castelli nell'ordinanza di custodia cautelare che ha disposto gli arresti per i fratelli Nicandro e Antonio De Silva (di 26 a 24 anni), Cristian Grimaudo (33 anni) e Raffaele Cavaliere (24 anni). Tutti di Cassino. I primi due sono finiti in carcere, gli altri ai domiciliari. Obbligo di firma per Belinda Molto Pavone, detta Jasmine, 53 anni. A vario titolo sono accusati di sequestro di persona, estorsione, rapina e lesioni. Le misure cautelari sono state eseguite nel tardo pomeriggio di martedì dai carabinieri di Cassino. Teatro della vicenda il quartiere popolare Malfa di via Garigliano dove abitano e dettano legge i fratelli De Silva e gli altri protagonisti della vicenda.

UN'ORA DI TERRORE

Le indagini sono con una telefonata al 112, Una persona chiedeva aiuto perché nel cuore della notte era stata svegliata nel cuore della notte da un amico, Andrea (nome di fantasia), ferito, ancora tremante dal terrore, che in modo confuso gli aveva raccontato di aver subito un'aggressione: «Mi volevano impiccare».

Era il 18 settembre dell'anno scorso, da poco era passata mezzanotte e mezza. Cosa era successo?

Andrea poco prima, alle 23, mentre si trovava all'American Bar di Cassino, era stato avvicinato da un tizio, Cristian Grimaudo, che lo accusava di aver rubato a casa di Jasmine Molto Pavone. Il furto era avvenuto a giugno del 2020 a Pignataro Interamna. Secondo la donna, madre di Allan Molto Pavone (l'uomo è in carcere con l'accusa di far parte di un clan locale dedito al traffico di droga), a portarle via i gioielli era stato Andrea, suo vicino di casa. Un affronto. Non poteva passarla liscia. Ci pensano i De SIlva. Così quella sera, per risolvere la faccenda, il giovane era stato costretto da Grimaudo ad andare a casa dei due rom, amici del figlio della donna derubata. I fratelli non si potevano muovere perché ristretti agli arresti domiciliari, anche loro per fatti di droga. A casa dei De Silva, quella notte, c'era anche Raffaele Cavaliere.

Per Andrea sarà un'ora di puro terrore. I De Silva e gli altri presenti, nonostante il giovane negasse di aver commesso il furto, pretendevano che restituisse il presunto bottino. Schiaffi, pugni, minacce di morte. Per intimorirlo, uno dei due fratelli De Silva, ad un certo punto ha tirato fuori il guinzaglio di un cane di grossa taglia e lo ha messo intorno al collo di Andrea tirandolo a mo' di cappio fino a farlo soffocare, per poi mollare subito la presa. «Mi dicevano che stavano facendo le prove per impiccami», ha raccontato il giovane ai carabinieri. Poi sempre uno dei fratelli De Silva ha preso una busta di plastica nel tentativo di coprire la testa del ragazzo che però è riuscito a liberarsi aggrappandosi al balcone.

Mentre era appeso a penzoloni, i De Silva hanno continuato a picchiarlo e minacciarlo. Il giovane, disperato, si è lasciato cadere da un'altezza di circa 5 metri, per fortuna senza riportare conseguenze. Quindi è fuggito e ha raggiunto la casa di un amico che alla vista del giovane, ferito e terrorizzato, ha chiamato le forze dell'ordine. Poi le indagini. I carabinieri, grazie al racconto della vittima e di altri testimoni, e alla visione delle immagini registrate dalle telecamere presenti nel quartiere Malfa, hanno ricostruito l'accaduto. Non solo. È venuta fuori un'altra storia.

IL PIZZO PER L'ALLOGGIO ATER

Circa un mese prima del pestaggio, con modalità simili, sempre i fratelli De Silva avevano preso di mira un immigrato di origine marocchina che aveva occupato un alloggio Ater del quartiere Malfa. L'immigrato, contattato su Facebook da Raffaele Cavaliere, uno dei galoppini dei fratelli rom, era stato invitato ad andare sotto il balcone dei De Silva. I due pretendevano da lui il pagamento in pochi giorni di 2mila per continuare a stare nell'alloggio Ater, in caso contrario avrebbe dovuto lasciare la casa altrimenti gli avrebbero bruciato l'auto o la stessa abitazione.
 

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