Pico, il paese di Tommaso Landolfi ma la casa non si può visitare

La parte alta sembra una città fantasma e purtroppo regna l'incuria in diversi punti. Bella l'idea del parco letterario con qr code

Pico, il paese di Tommaso Landolfi ma la casa non si può visitare
di Giovanni Del Giaccio
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Sabato 6 Maggio 2023, 08:06

 «Io ci sono nata qui e non l'ho mai vista aperta». Di fronte al municipio in fase di ristrutturazione, con un colore verde acqua che c'entra ben poco con il contesto intorno, una signora parla della casa di Tommaso Landolfi. Pico è la città nota per lo scrittore, nato e vissuto qui, i cartelli all'ingresso del paese e ancora di più le indicazioni quando si accede al borgo storico, sono tutti un invito a raggiungerla. Si trova nell'omonima via, nei vicoli di un posto che sembra quasi fantasma - tra case in pietra che arrivano fino al castello - dove una serie di cartelli che scansionando un "qr code" consentono di fruire del parco letterario virtuale.
Pochi passi e si arriva di fronte a un anonimo portone verde, di fianco la scritta che quella è la casa ma inutile chiedere se e quando è possibile visitarla.
In primo luogo perché il centro sembra realmente disabitato, anche se dalle finestre arriva qualche voce e i panni stesi indicano inevitabilmente la presenza di residenti. Sembra di entrare in un luogo senza tempo, a dire il vero, se non ci fossero appunto qualche rumore dall'interno delle case e i ponteggi che - proprio in via Landolfi - fanno da sostegno a due palazzi confinanti.
Ma per visitarla, la casa? È un rebus anche per i residenti: «Appartiene ancora alla famiglia - dicono nei giardini nella parte bassa del paese - anche se il Comune sta cercando di prenderla». Sarebbe da valorizzare, senza dubbio. Magari tenendo anche un po' meglio i giardini ai quali si arriva dirigendosi al castello. L'erba alta intorno ai giochi per bambini non è un buon biglietto da visita. Così come se si volesse entrare nel castello, anche qui non si trovano orari.

I CANTIERI

Però è un fiorire di cantieri, privati e non. Quello del Comune - con un colore che come dicevamo contrasta con quello che c'è intorno - è un pugno in un occhio. «Prima era arancione, pensi» - ci raccontano lì vicino. Non deve esserci un piano del colore, da queste parti, o quella pittura che stride con le case a pietra che si vedono nella parte superiore deve essere giudicata consona. Chissà. Di sicuro la piazza nella parte bassa è quella più vissuta ed è tenuta meglio. Anziani seduti nei bar, nessun giovane, e un'economia che si regge «andando a lavorare fuori, qua non c'è nulla» - spiegano gli avventori di un locale. Si va nelle fabbriche dell'area circostante, eppure nella città fortificata che ha preso parte anche alla sfida per i borghi più belli d'Italia posti di lavoro potrebbero essere creati. Intorno alla figura di Landolfi, senza dubbio, ma anche sul percorso del parco letterario i cartelli del non sono tenuti benissimo. Però qui c'è anche uno dei rally più famosi d'Italia. Comunque, da quello che si riesce a leggere da una vecchia lapide posta all'inizio della salita che conduce alla chiesa di Sant'Antonino, guai a far risentire chi abita da queste parti: in epoca risorgimentale si sono fatti valere.
Giovanni Del Giaccio
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