La Ciociaria sferzata dalle varianti del Covid-19 ora rischia di diventare tutta in zona arancione. Una decisione che, tuttavia, non è dietro l’angolo ma se i contagi proseguiranno con questi ritmi il cambio di colore sarà inevitabile. I numeri dicono che nel territorio provinciale, nell’ultima settimana, sono stati registrati oltre la metà dei nuovi contagi tra il totale di tutte province laziali ed è stato accertato il primo caso di variante brasiliana. Il rapporto tra nuovi positivi e tamponi molecolari è stabilimento doppio rispetto alla media regionale. Ieri ci sono stati 220 nuovi positivi e due morti.
Un trend che non accenna a diminuire. Ancora record di positivi a Monte San Giovanni Campano 31 nelle ultime 24 ore. Poi c’è Cassino con 18 casi, Veroli 16, Alatri e Sora 12, Frosinone e Isola del Liri 11, Piedimonte San Germano 9, Anagni 8 e Arpino 7. Torrice e Monte San Giovanni Campano sono ormai zone rosse, ma il territorio della Ciociaria è sotto scacco. A predominare sono le varianti che stanno circolando con velocità allarmante.
La preoccupazione soprattutto per la probabile zona Arancione è generalizzata. «Purtroppo - ha detto il presidente della provincia Antonio Pompeo - viviamo una situazione molto delicata. La parola d’ordine è collaborazione, ma anche rigore nei comportamenti. Come amministrazione provinciale stiamo fornendo la massima collaborazione soprattutto sul versante dei controlli. Occorre fare squadra. Solo in questo modo ne usciremo».
E il sindaco del capoluogo, Nicola Ottaviani, osserva: «Qualsiasi scelta dovesse essere adottata dal governo relativamente alla classificazione della Ciociaria, specie se supportata da una valida base del Comitato tecnico scientifico, non può che essere recepita da parte delle istituzioni locali. Quello che chiediamo, però, è avere prontezza ed efficienza nelle risposte che le varie istituzioni devono fornire alle imprese ai lavoratori ed al mondo della scuola. Peggio della pandemia vi è solo la lentezza della burocrazia e la fuga dalle responsabilità di chi è chiamato a decidere quotidianamente sul da farsi».
Ma la preoccupazione maggiore si vive tra i ristoratori e i baristi. All’unisono molti hanno detto: «Il cambio di colore sarebbe la mazzata definitiva».
«Ormai siamo stressati e disorientati» dice Pasquale, titolare dell’Osteria Santa Lucia, che si trova nel centro storico di Frosinone. «Questi continui cambi di colore ci stanno distruggendo. Ci distruggono non solo dal punto di vista economico con gravissime perdite legate ai mancati guadagni e all’acquisto della merce che poi inevitabilmente non vendiamo. Ma c’è anche l’aspetto gestionale legato al rapporto con i dipendenti i quali non vivono sereni e non hanno la giusta determinazione sul posto di lavoro. Ed infine, ma non certamente da ultimo, c’è l’aspetto emotivo perché da quando iniziata questa pandemia non c’è più quel sorriso e quella determinazione che ha sempre contraddistinto la categoria dei ristoratori. Soprattutto nella nostra terra Ciociara, ricca di storia e di tradizione. Non ci aspettiamo una decisione repentina, dall’oggi al domani, almeno questo è stato il messaggio che abbiamo percepito dalle parole del nuovo Premier Draghi. Speriamo sia così!».
Passando per ad un altro centro, Cassino, la seconda città della provincia, l’umore degli esercenti non cambia. «Molti tra noi - dice Andrea Rasi Merizzetti, titolare di due importanti bar che si trovano al centro della Città Martire - non si rialzeranno. Chiudere adesso rappresenta il colpo di grazia. C’è stata l’ordinanza del sindaco che, in queste ore, ha vietato lo stazionamento in piazza Labriola. Ciò per noi era motivo di sicurezza per la corretta gestione degli ordini ai tavoli. Ma se ora ci chiudono è finita».
Cassino, infatti, è una delle città dove il sindaco ha adottato l’ordinanza che vieta gli assembramenti, ma non le consumazioni, in sicurezza nei locali. Ci sono poi i titolari di palestre, i quali intravedevano la luce, ma che, con la probabile zona arancione sono sprofondati di nuovo nello sconforto. «La nostra – dice il titolare di una palestra – è la categoria che, silenziosamente, sta morendo. Nessuno ci pensa, siamo chiusi da settimane. Molti di noi non hanno più la forza e neanche le risorse per andare avanti. Il prolungamento delle chiusure rappresenta la pietra tombale per molte attività».
C’è poi la voce dei cittadini, molti hanno convissuto in prima persona con il Covid. «Il vero problema – dice una giovane, Sara, giovane professionista – non è la zona arancione, è la mancanza dei vaccini. A sentire gli esperti, l’unica arma per contrastare il Covid è la vaccinazione di massa, in maniera molto elementare i cittadini si chiedono: perché mancano le dosi?»
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