Basket/ Dopo la conferenza stampa di sabato scorso, giorni di polemiche in casa Virtus Cassino

Donatella Formisano, presidente Virtus Cassino
di Antonio Tortolano
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Giovedì 29 Novembre 2018, 20:54 - Ultimo aggiornamento: 20:55
Giornate calde, anzi caldissime per la Virtus Cassino. Dopo gli ormai noti fatti di Latina e la conferenza stampa ad effetto della presidentessa Fomisano, sui siti specializzati e sui social si è parlato tanto delle polemiche degli ultimi giorni. Ieri ha preso la parola l'ex azzurro e attuale vice presidente Giba (Giocatori Italiani Basket Associati) che ha scritto una lettera aperta al numero uno del club cassinate. Oggi è arrivata la risposta di Donatella Formisano. Ma partiamo dalle parole di Boni. 

Gentile Presidentessa Donatella Formisano,

ho sentito, ascoltato e compreso i 22 minuti e 20 secondi della sua conferenza stampa. Mi permetta, perciò, di scriverle il mio pensiero, che è anche quello dell’Associazione Giocatori che mi onoro di rappresentare.

Nella mia pluriennale carriera mi è capitato di avere presidenti vulcanici, che a volte hanno passato il segno per troppo amore verso la loro squadra, anche dicendo cose delle quali si sono poi pentiti o che non pensavano. Io credo, avendola compresa, che lei sia incappata nello stesso errore: lasciarsi trasportare da una gara persa sul filo di lana e dal fatto di avere una classifica avara. Mi creda: può succedere. L’importante è però saper rimediare, inseguendo l’unica finalità che un presidente ha: il benessere del suo sodalizio cestistico.

Parliamo dei suoi giocatori. Lei ha mancato loro di rispetto, ferendoli sia sotto il profilo professionale sia sotto quello umano, arrivando a dire che non vorrebbe essere la loro madre. Presidentessa, la prego: chieda scusa ai giocatori per quelle frasi frettolose e figlie della frustrazione, perché un sodalizio cestistico o è una cosa sola oppure non è. Quindi se lei offende la sua squadra, implicitamente sta offendendone anche lo staff tecnico e la dirigenza, perché ciò che si vede in campo è il frutto, distillato, di scelte gestionali di inizio stagione, settimane di lavoro e organizzazione.

Passiamo ora agli arbitri. E qui le parla un giocatore dai mille falli tecnici subiti, che però ha capito che – così come non c’è partita senza avversario – non c’è gara senza direttore di gara. Gli arbitri sono gli uomini delle regole e insinuare dubbi su un fischietto stigmatizzandone la provenienza geografica apre le porte a una ventata di “ismi”, pericolosissimi sia nel nostro amato sport sia nella civile convivenza alla quale oggi più che mai dobbiamo tendere. Gli arbitri sono uomini, quindi sbagliano. Se sono bravi, sbagliano meno dei giocatori in campo, altrimenti sbagliano come loro, imparando dagli errori e crescendo. Certo, in un basket perfetto le partite sarebbero giocate da 10 robot e arbitrate da 3 robot, ma sarebbero infinite perché senza errori. E lei capisce bene che noi dobbiamo tendere a governare i processi umani.

Mi scusi se mi sono allargato, perché avrei dovuto prendere posizione solo nei confronti dei giocatori che noi tuteliamo come GIBA, ma la verità è che noi amiamo il basket in tutte le sue componenti. Noi non siamo una lobby né difendiamo giovani viziati, ma tuteliamo giocatrici che vogliono diventare mamme, giocatori non pagati, atleti a fine carriera che vogliono entrare nel mondo delle professioni, facendo tutto quanto serve per mettere i lavoratori del mondo della pallacanestro nelle migliori condizioni possibili. E lo facciamo da 36 anni, dal 1982, lottando giorno dopo giorno per un basket giusto e solidale. Sono certo che, conoscendoci meglio, lei ci apprezzerebbe.

Presidentessa Formisano, forza e coraggio dunque. Riabbracci i suoi giocatori, per poi procedere insieme verso i prossimi impegni, onorando la maglia e il campionato.

Uno sportivissimo in bocca al lupo, da un vecchio giocatore.

Mario Boni

Questa la risposta odierna di Donatella Formisano

Gentilissimo signor Mario Boni, vice-presidente GIBA,

ho letto e riletto con grande attenzione la sua “cordiale lettera aperta”, in merito alle mie dichiarazioni nella conferenza stampa del post-partita contro il Basket Latina.

Nel ringraziarLa per i suoi “preziosi consigli” è prima di tutto doveroso un ringraziamento a tutti coloro, tifosi e appassionati della palla a spicchi, che hanno mostrato privatamente e pubblicamente grande comprensione e consenso verso le parole della mia conferenza, come si evince anche dai commenti pubblici.

Nel rispetto del Suo pensiero, mi corre l’obbligo morale di spiegare i fatti, anche se ormai di dominio pubblico, ben oltre le mie affermazioni, per chi ha avuto la volontà e la correttezza di accertare i reali accadimenti.

Infatti le mie esternazioni sui giocatori sono state un pubblico richiamo per questi ultimi, che si sono resi protagonisti di atteggiamenti assunti all’interno del gruppo squadra, sia sul piano professionale che personale, ritenuti del tutto non rispondenti al regolamento interno della Virtus Cassino ed ai principi di leale e rispettosa convivenza umana e civile, nonchè grazie ai post su Facebook di giocatori, o ex giocatori, una chiara violazione del “DIRITTO ALLA RISERVATEZZA ATTRAVERSO LA DIFFUSIONE NON AUTORIZZATA DI CORRISPONDENZA PRIVATA”.

Le vicende e dinamiche interne alla Virtus Cassino sono ovviamente riservate, ancora per diversi aspetti, ma per altri purtroppo non lo sono più, per volontà di chi ha pubblicato e diffuso messaggi privati.

Spiace che Lei, non conoscendo i reali accadimenti, abbia preferito scrivermi pubblicamente, invece che interrogarsi sulle cause ispiratrici del mio dire, franco e diretto, ma certamente motivato.

Tutte le società sportive, in ogni ambito operino, sono interessate da dinamiche interne di diverso genere, anche riguardanti i relativi atleti, che spesso hanno ispirato esternazioni dei relativi dirigenti e presidenti molto più crude e, a volte, feroci, delle mie. Quindi? Nulla di nuovo sotto il cielo.

E’ una modalità utilizzata al fine di richiamare i giocatori alla realtà, fatta di un impegno che deve essere massimo ed un senso di responsabilità che deve rimanere sempre vivo, anche e soprattutto per il rispetto e l’attenzione dovuti ai nostri tifosi, agli sponsor che ci sostengono e a tutti quanti lavorano ogni giorno per la Virtus, ivi inclusi staff tecnico e dirigenza.   

A proposito poi di rispetto voglio comunicarLe, perché sicuramente non può sapere neanche questo, che i giocatori della Virtus Cassino sono stati sempre seguiti con grande disponibilità ed attenzioni, vissute in un clima addirittura di affettuosa accoglienza.

Tutto finalizzato a mettere a proprio agio gli attori della Virtus, affinchè ognuno faccia la propria parte, con passione e continuità, ogni giorno, nel pieno rispetto delle regole e degli impegni contrattuali e morali assunti.

E, sia chiaro, almeno il rispetto e la correttezza devono essere portati e vissuti da tutti nei confronti di tutti, in senso biunivoco.

Appare chiaro quanto la Sua interpretazione, sia non conforme alla verità dei miei pensieri. Avendo la conferenza sollevato un caso mediatico e l’attenzione di tanti, indipendentemente dalla mia volontà, forse i problemi dello spogliatoio della Virtus Cassino sono vissuti e comuni anche in tante altre società, che come me sempre per rispetto e riservatezza hanno fino ad oggi evitato di affrontarli pubblicamente.

A supporto di quanto sopraesposto, ad esempio evidente dei problemi negli spogliatoi, (come Lei stesso ha menzionato) potrei citare dichiarazioni di illustri presidenti e di allenatori importanti, ma la più significativa, a mio parere, anche perché recente, proprio il giorno dopo la mia conferenza, è l’intervista ad un giocatore, capitano della Reggiana Basket di Serie A1, Riccardo Cervi, che la invito ad ascoltare in quanto pubblica su tutti i social e canali di informazione.

A questo proposito il capitano bianco-rosso cita testualmente: “Ci sono comportamenti all’interno dello spogliatoio che non fanno piacere, anche se fatti pensando che non siano pesanti, in realtà lo sono e portano a delle situazioni in cui non si ha voglia di lottare l’uno per l’altro, ci si divide e senza motivo. – continua – Ci si dovrebbe comportare, non da eroi, basta fare il proprio lavoro e farlo in modo in cui si crei una coesione di gruppo che ora non c’è e che ci sta portando tanti problemi”.

Nelle chiare ed esaustive parole di questo GRANDE capitano, che dimostra di essere un uomo vero e sincero, c’è la sintesi di quanto da me espresso, rispetto agli accadimenti dello spogliatoio della Virtus Cassino, dove arrivano a verificarsi discutibili episodi tra gli atleti.

Infatti, nella fattispecie, le incomprensioni e la diffidenza tra i giocatori hanno condizionato il loro comportamento negli allenamenti, nelle gare, nelle attività societarie, e nei rapporti con la società, mostrando “insofferenza”, ritenendo la stessa responsabile di aver messo insieme un gruppo di giocatori che, per usare le parole del capitano Riccardo Cervi, non sono ad oggi riusciti a creare un gruppo coeso e una intensa fra di loro.

Io, nella qualità che rivesto, insieme a tutto lo staff tecnico e dirigenziale credo/crediamo fermamente che il rispetto, la passione e l’impegno tecnico, se condivisi insieme ogni giorno, porteranno sicuramente tutta la squadra ad una coesione che sarà foriera, ne sono sicura, di risultati positivi.

È una sfida, affascinante e faticosa, a cui invito tutta la squadra a partecipare, prima col cuore e poi con testa, braccia e gambe.

In merito alla mia affermazione che non “avrei voluto essere la mamma di questi giocatori”, sicuramente avrei potuto evitarla e me ne scuso pubblicamente, ma, Mi consenta, è stato ancora una volta travisato ed interpretato negativamente il senso delle mie parole. Essendo mamma di due figli, cerco quotidianamente di trasmettere loro valori e insegnamenti positivi; come è normale, talvolta, i figli, e non fanno eccezione i miei, disattendono anche involontariamente per la loro giovane età, ciò che i genitori trasmettono. Non per questo il nostro affetto cambia, ma una mamma attenta sicuramente fa notare gli errori commessi ai propri figli. In quanto “mamma lavorativa” dei miei giocatori, dopo averli richiamati privatamente ad un comportamento idoneo, ho pensato di provocare negli stessi una reazione di orgoglio  sollevando il problema pubblicamente. Avrei potuto evitarlo perchè di difficile comprensione e di facili strumentalizzazioni, e di questo mi sono già sopra scusata.

Il mio quindi vuole essere un richiamo forte e passionale, sul piano personale e professionale, a fare di più e meglio, tutti insieme, con serietà e impegno, come una FAMIGLIA UNITA.

Nulla di più.

Questo è l’atteggiamento e lo stile della Virtus, da sempre. Ne sono fiera e voglio che continui a contraddistinguere una realtà che amo e sostengo, insieme a tanti amici, in un’avventura bella e perigliosa, che ci vedrà in ogni caso vittoriosi se riusciremo a viverla uniti e determinati.

In merito all’argomento “arbitri”, pur non dovendo a Lei né ad altri alcun tipo di spiegazione in merito ad un mio pensiero, condivisibile o meno, preciso che non ho mai denigrato la classe arbitrale in sette anni di “vita Virtus”: sono abituata al rispetto di tutti i lavoratori, dello sport e non.

Lei stesso ha detto che sono uomini ed ovviamente come tali possono incorrere in errori come ciascuno di noi, siamo d’accordo.

Ma non è certamente reato, rientrando invece nella normale dialettica sportiva, evidenziare e documentare alcuni di questi errori.

Non sono il primo né l’ultimo presidente che reclama imparzialità, professionalità e correttezza dei direttori di gara a tutela di tutte le Società che disputano i Campionati.

Così come è esperienza comune di rilevare errori arbitrali assistendo a partite in ogni ambito sportivo. Anche qui, quindi, nulla di nuovo.  

In merito alla provenienza geografica, in conferenza stampa ho dichiarato che designare un arbitro di una città limitrofa a Latina per la partita in oggetto fosse a mio parere poco opportuno. È ovviamente un mio pensiero, giusto o sbagliato, non certo lesivo di alcuno, che ho il pieno diritto di affermare.  

Per concludere, non è un “abbraccio” formale da Lei invocato che può risolvere tali rapporti. È necessaria la chiara volontà da parte di tutti i soggetti coinvolti di esaminare le proprie responsabilità, e rivedere i comportamenti per creare la giusta coesione del gruppo-squadra e tra le componenti societarie.

Anche io e tutti i dirigenti, siamo “lavoratori” e come tali meritiamo lo stesso RISPETTO da Lei invocato per i giocatori.

Non intendo continuare ad alimentare inutili polemiche, con lo scopo di distogliere la mia società e gli stessi atleti, da obiettivi ben più importanti. Pertanto, mi auguro di essere stata esaustiva in quanto NON INTENDO PIU’ TORNARE SU TALI ARGOMENTI, EVITANDO SPERO ULTERIORI STRUMENTALIZZAZIONI.

Nel salutarLa cordialmente, è gradita l’occasione per ringraziarLa del suo augurio, sempre “Viva il lupo”, dalla Presidentessa di una giovane realtà di Serie A2 neo-promossa.

 
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