Tele visite e dati on-line la rivoluzione digitale parte dai pazienti con diabete

Sergio Pillon
di Giovanni Del Giaccio
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Lunedì 22 Agosto 2022, 12:00

Parola d'ordine? Condividere. Con i medici, gli infermieri, i referenti aziendali per il budget e soprattutto i pazienti. Il tutto «cambiando il motore dell'auto senza poterlo spegnere, per ogni cambiamento in sanità tutto deve continuare a funzionare». A dirlo è Sergio Pillon, medico e responsabile della trasformazione digitale della Asl di Frosinone. È partita ormai da qualche settimana la cartella diabetologica unificata e dal suo ufficio presso la direzione aziendale Pillon consulta in continuazione la lista whatsapp nella quale sono iscritti 40 referenti per la telemedicina.
La rivoluzione digitale non è iniziata oggi, anzi, ma con la cartella si punta ad arrivare gradualmente a quella aziendale. Ciascun medico e infermiere, in ogni sede della Asl - dall'ambulatorio all'ospedale, dalla casa della salute allo studio del medico di famiglia - sarà in grado di conoscere in tempo reale chi ha di fronte, quali esami ha eseguito, i farmaci assunti e via discorrendo.
«Abbiamo avviato le tele visite in cardiologia ed ematologia, non sostituiscono quella in presenza ma sono un passo avanti per evitare spostamenti inutili - spiega Pillon - abbiamo dotato di web cam e microfono chi non le aveva, prima dovevamo scegliere la banda meno cara oggi vogliamo la migliore. Adesso abbiamo inserito la cartella diabetologica unificata».
Perché si parte da questa patologia? «Il diabetico ha una storia robusta, diverse patologie correlate, abbiamo tanta migrazione e una elevata concentrazione di casi».

I NUMERI

I dati di Open salute Lazio parlano di 59,6 per mille abitanti in tutta l'azienda - al di sopra della media regionale che è di 54 - con una punta di 65,6 nel distretto di Cassino-Pontecorvo. «Finora ciascun paziente prendeva appuntamento, si presentava in ambulatorio e portava con sé due buste di accertamenti, adesso fa la tele visita con il materiale inserito nella sua cartella». Il modello è stato messo a punto con Altems, l'alta scuola di economia e managment sanitario del Gemelli, utilizzando Skype come si fa per i gruppi whatsapp e predisponendo un consenso alla visita e al trattamento dei dati. A ciascun paziente viene spiegato in un video come funziona il servizio, ci sono delle slide per il personale sanitario e i familiari.
Sono circa 30.000 i diabetici in provincia di Frosinone (28.450 l'ultimo dato di Open salute, anno 2020) e per il 30% di loro l'obiettivo è di arrivare alla cartella condivisa, al tele monitoraggio e alla tele visita. «Cominciamo da quelli che hanno meno problemi con la patologia ma maggiori difficoltà a muoversi.

Penso alle donne gravide e a pazienti Hiv positivi che in un ambulatorio potrebbero avere la loro riservatezza a rischio. Per chi invece è più avanti con l'età spesso c'è vicino un parente giovane ad aiutarlo». Nessuno ha bisogno di muoversi se non viene ravvisata la necessità sulla base delle analisi eseguite e della tele visita». C'è di più: «In tutte le cartelle è presente, automaticamente, il certificato per il rinnovo della patente. La vita devi semplificarla, non renderla più difficile».

IL BUDGET

Chi stabilisce quali pazienti possono accedere a questo strumento e quali non?
«Il diabetologo al controllo decide per l'arruolamento, ma l'azienda tra gli obiettivi di budget ha inserito che ci sia almeno il 10% di tele visite. Si prende in carico il paziente, gli si ricordano esami e appuntamenti, se ha problemi può contattare chi lo segue, inviare il materiale richiesto anche solo attraverso lo smartphone. Non sono passaggi semplici - dice ancora il medico - la procedura è stata deliberata, sono stati assegnati gli obiettivi di budget, anche per le prescrizioni elettroniche, il tele consulto e la tele refertazione sono stati predisposti gli atti, è stato necessario fornire a chi non aveva il collegamento adeguato i servizi internet, inizialmente anche attraverso delle saponette wi-fi. Passaggi che sono stati fatti, ripeto, a motore acceso e che cominciano a dare i loro frutti». Condividendoli, appunto, come quello che è un ulteriore passo: «Ai medici di base abbiamo fornito un'applicazione per lo screening delle neoplasie cutanee. Se hanno dei dubbi, anziché chiedere la visita dermatologica acquisiscono l'immagine del nevo sospetto e la inviano al dermatologo, il quale decide se è qualcosa che va valutato urgentemente o meno».
La rivoluzione è avviata.
Giovanni Del Giaccio
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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