Detenuto di Frosinone morto dopo giorni di sofferenze, spunta il giallo delle date corrette

L'inchiesta sul decesso di Davide Pacifici, 43 anni: la Procura ha chiesto l'archiviazione, la famiglia si oppone

Davide Pacifici, 43 anni
di Marina Mingarelli
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Lunedì 17 Gennaio 2022, 08:40

Prima l'affanno, poi le gambe che si gonfiavano di giorno in giorno diventando sempre più livide, infine il sangue dalla bocca. Chiese più volte di essere portato in ospedale ma niente. A nulla valsero nemmeno le richieste disperate della madre di ricoverare il figlio. Ci volle più di una settimana per capire che la situazione era grave, ma quando venne portato finalmente al Pronto soccorso era troppo tardi.

È morto così Davide Pacifici, 43 anni, detenuto nel carcere di Frosinone. Sul decesso, avvenuto due anni fa, è stata aperta un'inchiesta, ma la Procura ora ha chiesto l'archiviazione per i medici dell'istituto penitenziario.

I familiari però si sono opposti alla chiusura del caso e pongono seri dubbi sulle date riportate nel diario clinico che racconta il calvario di Davide.

I primi disturbi respiratori

È il dicembre 2020. Davide, che era finito in carcere per scontare una pena per stalking, comincia ad avere alcuni disturbi respiratori, ma lì per lì non si preoccupa più di tanto perché soffriva di dispnea.
La situazione però, con il passare dei giorni, peggiora. Siamo al 16 dicembre. Le gambe si sono gonfiate come palloni e sono piene di lividi. Davide a quel punto chiede di essere visitato. Il medico del carcere, sospettando una flebite, consiglia un ecodoppler.

Si scoprirà in seguito che questo esame non sarebbe mai stato eseguito. Davide, sempre più stanco e debilitato, scrive una lettera ai genitori: «Sto molto male, ho bisogno di cure urgenti». Ma si sente rispondere che i medici lo avevano già visitato. Nei giorni successivi l'uomo comincia anche a tossire sangue. Gli viene prescritta una gastroscopia, ma anche questo esame non sarebbe stato mai effettuato.

Il decesso il giorno della Vigilia di Natale

Il 22 dicembre la situazione precipita e quando i genitori riescono ad incontrarlo in carcere, l'uomo li supplica di aiutarlo perché sta troppo male, ha le gambe tumefatte e il respiro affannoso.
La madre disperata si rivolge ai sanitari della casa circondariale affinché facciano ricoverare il figlio. Ma la donna viene rassicurata: il detenuto, le dicono, viene monitorato da sette medici della struttura. Alla fine, è il 24 dicembre, Davide viene portato in ospedale, ma poco dopo il ricovero il suo cuore cessa di battere.

La Procura ha chiesto l'archiviazione

I familiari presentano una denuncia alla procura che avvia le indagini. L'autopsia dirà che Davide è morto per un arresto cardiocircolatorio. Secondo i magistrati non ci sono gli elementi per incolpare i medici e ora è stata chiesta l'archiviazione. Ma l'avvocato Giuseppe Lo Vecchio, che rappresenta i familiari del deceduto, ha presentato opposizione. L'udienza preliminare è stata fissata per maggio.

I dubbi sulle date corrette

Gli aspetti su cui i legali della famiglia di Davide chiedono ulteriori accertamenti sono le date riportate nel diario clinico, fondamentali per ricostruire l'operato dei medici del carcere. Una grafologa avrebbe evidenziato troppe correzioni difficilmente compatibili con un errore materiale.

A questo da aggiungere che il medico-legale Costantino Ciallella, consulente di parte, nella sua perizia avrebbe dichiarato che la diagnosi effettuata nei confronti del paziente era errata. Davide sarebbe morto per una trombosi coronarica acuta. Patologia che, se diagnosticata per tempo, non dovuto avere l'epilogo tragico che ha avuto. Nell'opposizione alla archiviazione l'avvocato Lo Vecchio ha chiesto che vengano ascoltati tutti i medici del carcere che avevano visitato il detenuto dal giorno in cui era entrato in carcere fino al 24 dicembre data del suo decesso.
 

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