Degrado al parco, si drogano tra i giochi nell'ex campo boario di Sora

L ingresso del parco
di Roberta Pugliesi
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Lunedì 27 Giugno 2022, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 15:32

Bottiglie per fumare il crack al parco Valente a Sora, dove giocano bimbi e passeggiano famiglie. Sono state trovate ieri mattina nell'ex campo Boario da alcune persone a passeggio con i cani. Poco dopo un altro cittadino ha dato il via con il suo smartphone ad una diretta su una pagina social in cui venivano ripresi, senza il loro consenso, anche dei giovani, presunti assuntori di sostanze stupefacenti. Qualche minuto e sono arrivati gli agenti di polizia. La diretta, nel frattempo interrotta, è stata rimossa dai social e le bottiglie sono state smaltite. Resta il problema e l'indignazione di un'intera città che sui social network si è scatenata: «Ma a che punto siamo arrivati? È mai possibile che si fumi il crack in pieno centro, davanti la caserma dei carabinieri e dei vigili, dove giocano i bambini, dove gli anziani chiacchierano e leggono il giornale come se fosse la cosa più normale del mondo?» si sono chiesti in tanti. In effetti il fatto potrebbe essere avvenuto nella notte o ieri mattina all'alba, lontano da occhi indiscreti e quando il passeggio è praticamente ridotto allo zero.
Ma il problema sociale rimane ed è tristemente noto. Fumare la bottiglia è purtroppo un fenomeno largamente diffuso, così come iniettarsi l'eroina. Ne sono prova le molte siringhe che vengono rinvenute quotidianamente dappertutto. I tossicodipendenti e cocainomani per lo più usano costruire delle pipe con bottigliette di plastica che - proprio come quelle trovate ieri mattina - hanno un buco laterale con infilata una penna o una cannuccia che serve come boccaglio. Il braciere di solito si trova in cima. La bottiglia viene tappata con un foglio di carta stagnola bucherellato. È lì che metteranno la cenere (per non fare appoggiare direttamente il crack sulla stagnola) e sopra i cristalli di crack.
LA RABBIA
«Io porto ogni giorno la mia bimba a giocare al parco Valente. Ora dovrò stare più attenta perché ha l'abitudine di mettere le manine per terra e non vorrei che prendesse inavvertitamente una siringa o una di queste bottiglie. Siamo davvero senza parole», lamenta una mamma. Ma il coro è unanime. «Sono sempre le stesse persone e le forze dell'ordine lo sanno bene», suggerisce un anziano.
A fronte di provvedimenti opportuni ed auspicabili ma comunque tardivi rispetto al problema appare quantomai necessario programmare interventi di diversa natura finalizzati al recupero sociale ed all'inserimento nella comunità di questi giovani. Purtroppo, come affermano anche gli addetti ai lavori e coloro che gestiscono associazioni e centri di recupero, la pandemia ha finito per acuire il problema della tossicodipendenza, tanti ragazzi si sono isolati, hanno perso il lavoro, hanno avuto lutti in famiglia e per qualcuno più fragile rifugiarsi nella droga è stato immediato.
Roberta Pugliesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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