Omicidio di Srena Mollicone, i primi sospetti su Marco Mottola poi caduti nel vuoto

Omicidio di Srena Mollicone, i primi sospetti su Marco Mottola poi caduti nel vuoto
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 12 Giugno 2021, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 19:27

I sospetti su Marco Mottola, figlio dell'allora comandante della Stazione dei carabinieri di Arce, emersero nel corso delle prime battute dell'indagine, ma poi la pista cadde nel vuoto e si seguì quella che poi portò all'arresto dell'innocente carrozziere Carmine Belli.

È stato questo l'argomento principale trattato ieri nel corso della nuova udienza del processo sull'omicidio di Serena Mollicone. A parlarne è stato uno dei testimoni citati dal pubblico ministero Beatrice Siravo: l'ex assistente capo della polizia, Giuseppe Pizzo (ora inviato della trasmissione di Chi l'ha Visto?).

Gli specialisti dell'Unità analisi Crimini Violenti, di cui Pizzo faceva parte all'epoca, arrivarono ad Arce nella primavera del 2002 per seguire, inizialmente, la pista della setta satanica, poi rivelatasi un buco nell'acqua.
Ma nel corso delle indagini, esaminando gli atti fino a quel punto raccolti, l'attenzione dei poliziotti si concentrò sul bar Della Valle, in località Chioppetelle, dove la mattina della scomparsa di Serena erano stati avvistati una ragazza e un ragazzo biondo nei pressi di un'auto bianca.

A riferire questo particolare fu Simonetta Bianchi che lavorava nel bar.

Pizzo e colleghi andarono a farle alcune domande. La Bianchi disse che la ragazza vicino all'auto bianca somigliava a Serena. E il ragazzo biondo chi era? «Le mostrammo una foto del funerale di Serena dove alcuni giovani erano attorno alla bara bianca - ha detto Pizzo - e lei indicò Marco Mottola», anche se la barista non sapeva chi fosse.

Così per la prima volta Marco Mottola entrò nelle indagini e proprio Pizzo avvertì immediatamente la Procura di Cassino. «C'era l'indicazione di cercare un'auto bianca, ma non si capiva il motivo. Capimmo allora che era quella di Mottola anche perché trovammo riscontro negli abiti indossati il primo giugno da Mottola, sulla scorta di queste dichiarazioni fu eseguita una ispezione proprio a carico di Marco Mottola. La polizia scientifica esegui il luminol nella Lancia Y10 di Mottola e l'esito fu negativo».

Il magistrato decise anche di fare un confronto all'americana in Procura tra Marco Mottola e Simonetta Banchi. «Lei non lo riconobbe, ma era molto agitata», ha detto Pizzo ieri in aula. Fu così che la pista legata al figlio del maresciallo finì su un binario morto. Il figlio dell'allora comandante dei carabinieri di Arce venne iscritto per la prima volta sul registro degli indagati solo dieci anni dopo, nel 2011.

È stata ripercorsa, poi, la perquisizione a carico di Carmine Belli, perché al pari di Mottola emerse a sua carico qualche sospetto, avallato poi dal ritrovamento del talloncino dello stesso dentista di Serena Mollicone, ma poi come noto Belli è stato assolto in tutti i gradi di giudizio. E sia la barista Simonetta Bianchi che il carrozziere Carmine Belli verranno sentiti nell'udienza di venerdì prossimo.

Ieri è stata ascoltata anche Katia Abballe la ragazza che il primo giugno 2001 nel pomeriggio fu vista al bar Della Valle, e fu scambiata per Serena. «Mio padre sentì che ero stata scambiata per Serena Mollicone, indossavo una maglia rossa, lo stesso colore della maglia di Serena. Dicemmo subito alla barista che ero io non Serena».

Infine è stata ascoltata Laura Patriarca, amica di Serena. Vicina di casa e compagna di scuola dalle elementari alle superiori. Suonavano anche insieme. Un tratteggio umano molto intenso emerso dal racconto dell'amica. «Serena non faceva uso di droghe, era proprio contraria ha detto l'amica Laura - Aveva principi di legalità in qualunque cosa. Per lei era fondamentale la correttezza nei rapporti, ed era molto buona. Tanto buona. Trovava un animale da curare e lo portava a casa. Anche perché Guglielmo amava tanto gli animali».
 

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