Ingegnere di Fiuggi incarcerato in Costa d'Avorio. La moglie: «Noi prigionieri, il ministro Tajani ci aiuti»

Alla donna, accorsa in Africa per assistere il marito, è stato sequestrato il passaporto

Assunta Giorgili e Massimo Cocco
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 19 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 17:14

Un ingegnere edile incarcerato da sei mesi in Costa d’Avorio con l’accusa di far parte di un giro di narcotrafficanti e la moglie, accorsa in Africa per assistere il coniuge, bloccata nel paese perché le hanno sequestrato il passaporto. È l’incubo in cui è precipitata una coppia di coniugi ciociari. «Il Governo Italiano ci aiuti. Stiamo vivendo un film dell’orrore. L’ambasciata non ci dà alcun supporto, non sappiamo come uscirne», racconta disperata Assunta Giorgili, 53 anni.

Il “film dell’orrore” inizia nel maggio scorso quando la polizia ivoriana bussa a casa del marito: Massimo Cocco, 59 anni, un ingegnere edile di Fiuggi che da sei anni si trova in Costa d’Avorio per lavorare nel campo delle costruzioni. «Lei è in arresto», gli dicono. Secondo le accuse, l’ingegnere sarebbe coinvolto in un giro per il traffico internazionale di droga gestito dalla ndrangheta, lungo il triangolo Gioia Tauro, Costa d’Avorio e Sud America. Nell’operazione vengono arrestate una cinquantina di persone. L’ingegnere è accusato anche di terrorismo e riciclaggio, reati che in Costa d’Avorio vengono associati al traffico di stupefacenti.

Il signor Cocco cade dalle nuvole, è spaventato. «Sarà un errore, tutto si chiarirà subito», pensa. A distanza di sei mesi si trova ancora in carcere. Senza sapere precisamente perché.

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«INCONTRI MAI AVVENUTI»

All’uomo, stando alle analisi delle celle telefoniche, contestano di essersi incontrato con dei narcotrafficanti, presunti emissari della ndrangheta in Costa d’Avorio. L’ingegnere ha spiegato però che nella zona agganciata dalle celle telefoniche, nel raggio di un chilometro, c’era il suo studio. Contestazioni confuse. Tanto che tra gli incontri finiti nel mirino ce ne sarebbe anche uno avvenuto il 15 aprile. Peccato che quel giorno si trovasse in Italia. A complicare la posizione del ciociaro c’è un’altra circostanza: nella società di costruzioni come socio c’è un ristoratore calabrese (non coinvolto nell’inchiesta in Costa d’Avorio), fratello di un boss della ndrangheta, Bartolo Bruzzaniti, che è stato arrestato lo scorso ottobre in Calabria per narcotraffico, ma con il quale l’ingegnere non ha mai avuto contatti. «Noi non eravamo a conoscenza dei loro traffici e niente ce lo ha fatto sospettare», precisa la moglie.

IL DRAMMA

Anche la donna è “ostaggio” dell’autorità giudiziaria. Si era precipitata in Africa a giugno, subito dopo l’arresto. Poi ad agosto, quando stava tornando in Italia, è stata bloccata in aeroporto: le avevano sequestrato il passaporto. «Sono stata tenuta una notte in cella insieme a sette uomini senza un’accusa. Nessuno finora ha saputo spiegarmi perché mi è stato requisito il passaporto».

La donna vive a casa di un’amica. Alla coppia sono stati sequestrati tutti i conti. L’ambasciata non si è voluta interessare del caso: «Dovete vedervela con gli avvocati». Una parola. In Costa d’Avorio i legali hanno pochi margini di azione. L’ingegnere finora è stato interrogato una sola volta. Tre mesi dopo l’arresto. Il carcere in cui si trova è una specie di campo di concentramento. Circa 10mila detenuti. Lui per fortuna vive in condizioni quasi dignitose. Nessun maltrattamento. Per l’acqua e il cibo deve provvedere la moglie, che racconta: «Ho visto ragazzini di 13-14 anni in carcere per aver rubato le galline. Frustati e trattati come animali. In alcune celle sono ammassate anche 70 persone. C’è gente che aspetta il processo da sette anni. Temiamo di fare la stessa fine. Abbiamo paura».

Nel frattempo sarebbero caduti i capi d’imputazione per il traffico di droga, ma per i magistrati ivoriani sarebbero da chiarire i passaggi di denaro (tutti fatturati) con un imprenditore, francese con lontane origini ciociare, anche lui arrestato e per il quale l’ingegnere Cocco ha realizzato la ristrutturazione di un immobile. Una situazione confusa da cui il ciociaro e la moglie non sanno come uscirne. La donna peraltro, dramma nel dramma, deve sottoporsi con estrema urgenza ad un delicato intervento chirurgico: «Rischio la vita», dice.

Proprio ieri, racconta la signora Assunta, in Costa d’Avorio è arrivata una delegazione di legali inviata dal Governo francese per assistere alcuni connazionali che si trovano nella stessa situazione del marito. La moglie auspica che il Governo italiano possa fare la stessa cosa e per questo si rivolge al ministro degli esteri, il conterraneo Antonio Tajani: «Onorevole ci aiuti con ogni mezzo a sua disposizione a sbloccare questa situazione che ci vede “sequestrati” in uno Stato straniero».

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