Inchiesta sugli sversamenti di veleni nella acque del rio Pioppeto a Villa Santa Lucia: la procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone coinvolte nell'operazione Acquanera. A rischiare il processo sono i tecnici ed ex responsabili della società AeA che, per conto del Consorzio industriale (Cosilam) hanno gestito in house il depuratore di via Molinarso a Villa Santa Lucia, dove confluiscono per lo più le acque della cartiera Reno De Medici che ha bloccato la produzione dallo scorso agosto.
Rinvio a giudizio chiesto per: Riccardo Bianchi (ex presidente del Cda di AeA), Roberto Orasi (amministratore di fatto della AeA), Amedeo Rota (responsabile impianti Cosilam gestiti da AeA); Laura Paesano (project manager dalla AeA) e di Jessica Bartolucci (responsabile depurazione dell'impianto Cosilam).
Nel corso delle indagini portate avanti dai carabinieri forestali del Nipaf, diretti dal tenente colonnello Vitantonio Masi, sarebbe stato accertato che le acque reflue immesse nel rio avrebbero determinato la presenza di alluminio, solfuri, solfiti, e fosforo totale oltre i limite consentiti dalla legge.
«Le acque pubbliche di rio Pioppeto - sostiene la procura - sono state rese qualitativamente peggiori di acque reflue che scorrono in una comune rete fognaria». Alcuni degli imputati si sono già sottoposti ad interrogatorio difendendosi dalle accuse mosse. Ma la procura ha tirato dritto con la richiesta di rinvio a giudizio. Erano già state stralciate e archiviate le posizioni di alcuni lavoratori coinvolti, in un primo momento, nelle indagini. L'udienza dinanzi al Gup del tribunale di Cassino ci sarà il prossimo 9 febbraio. Nel pool delle difese che assistono le persone coinvolte ci sono gli avvocati: Domenico Marzi, Sandro Salera, Paolo Marandola Giorgio Igliozzi, Gianluca Giannichedda e Piero D'Orio.
Vincenzo Caramadre
© RIPRODUZIONE RISERVATA