Corruzione nei Comuni, così gli arrestati agivano nella selva dei mini appalti

Corruzione nei Comuni, così gli arrestati agivano nella selva dei mini appalti
di Pierfederico Pernarella
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Domenica 7 Luglio 2019, 17:26
Piccoli, maledetti e subito. In barba alla legalità. L'ultima inchiesta del Nucleo investigativo (Nipaf) dei carabinieri forestali, partita da Sgurgola e allargatasi ad altri Comuni (Sora, Anagni) e enti pubblici (Asl Frosinone ed ex Provincia di Roma), mette a nudo uno spaccato sul modus operandi di imprenditori, pubblici funzionari e politici non certo nuovo, né tanto meno isolato. Ancora una volta gli affidamenti diretti, quelli per lavori sotto la soglia dei 40mila euro, per i quali basta una indagine di mercato per assegnare gli appalti, emergono come una terra di conquista per i malintenzionati.

L'ALLARME TRE ANNI FA
Già nel 2016, nella relazione della Procura generale, nel capitolo dedicato alla provincia di Frosinone, si parlava di «illegalità diffusa» a proposito degli affidamenti diretti: un cartello di imprese che si mettono d'accordo attraverso il sistema dei falsi preventivi per spartirsi i lavori, con la complicità dei funzionari pubblici o degli amministratori, .
Un sistema protetto, scriveva la Procura generale, dalla «pressoché totale inesistenza di denunce da parte di imprenditori», vuoi per paura di ritorsioni, vuoti per non uscire dal giro. Queste considerazioni facevano riferimento a una precedente inchiesta che ha riguardato i Comuni di Guarcino, Ceprano, Strangolagalli, Morolo.
E quell'allarme oggi è tornato d'attualità con l'operazione del Nipaf.

LA DOPPIA VESTE DI BELLARDINI
In quest'ultima indagine spicca la figura di Luciano Bellardini che, stando alle accuse, rappresenta un salto di qualità in quel sistema di «illegalità diffusa». Come tecnico comunale del Comune di Sgurgola si sarebbe fatto corrompere da Alfredo Coratti (patron della società Tac Ecologica che svolgeva il servizio di nettezza urbana), e come imprenditore di fatto (attraverso familiari o dipendenti) avrebbe corrotto pubblici funzionari sfruttando le sue conoscenze per accaparrarsi appalti pubblici.

Una «disinvoltura», come la definisce il gip Ida Logoluso nell'ordinanza di custodia cautelare, che emerge da numerose intercettazioni. In una ad esempio, Bellardini dice al figlio: «Io voglio mette mani a si dissesti idrogeologici». E il figlio, Mattia (finito agli arresti domiciliari), gli risponde: «Si si chissi i simo portati nui, io ce lo dico, non ce vole niente, esso gli accordi, de solito chi porta fa».

Tale conversazione riguarda le contestazioni della Procura al Comune di Anagni dove la società di Bellardini, la Biemme di Anagni, ha ottenuto l'affidamento per un intervento di disinfestazione dall'importo di poco superiore ai mille euro. Secondo l'accusa i lavori sono stati assegnati facendo figurare che era stata fatta un'indagine di mercato in realtà mai svolta, o comunque eseguita solo a posteriori. Per questo episodio sono indagati il tecnico comunale Tonino Ranelli e il sindaco Daniele Natalia il quale avrebbe chiesto e ottenuto da Bellardini l'assunzione con un contratto di tre mesi di un suo amico di infanzia. Il sindaco ha respinto le accuse.

SORA
Altro episodio emblematico è quello contestato al Comune di Sora, anche qui per un affidamento diretto per la manutenzione di un tratto del fiume Liri. Al telefono ci sono Alessandro Recine, dipendente della Biemme finito ai domiciliari, e il funzionario Giuseppe Lauro, che risulta indagato. C'è da consultare il Consip per svolgere una indagine di mercato, ma la questione non è risolta. Allora è lo stesso funzionario pubblico a dire al rappresentante della ditta di Bellardini: «Scusa, almeno chiamatene un'altra ditta». Le parti insomma sono rovesciate: è il pubblico che chiede al privato di trovarsi un eventuale concorrente.

ASL FROSINONE
Alla Asl di Frosinone non sarebbe stato necessario nemmeno manipolare gli affidamenti. I lavori per la manutenzione delle aree versi, per lungo tempo, sarebbero stati affidati sempre alla società di Bellardini anche dopo la scadenza dell'appalto e con somme gonfiate, per un presunto danno alla Asl di oltre 70mila euro. Per queste contestazioni è finito agli arresti domiciliari l'ex funzionario Domenico Spaziani che in una telefonata intercettata, prima di chiedere il pagamento del pranzo da offrire per il suo imminente pensionamento, dice alla moglie di Bellardini, Paola Morgia (anche lei ai domiciliari), dice: «So stati tempi buoni, so stati tempi buoni, per quello che t'ho fatto»

EX PROVINCIA ROMA
Infine all'ex Provincia di Roma: anche in questo caso in ballo un affidamento diretto. Mattia Bellardini, figlio di Luciano, è andato a Roma per firmare la fine dei lavori e il funzionario pubblico addetto, Vincenzo Rocchi (finito ai domiciliari), parla genericamente di «contabilità». Luciano Bellardini capisce al volo e risponde: «Un par de mila euro ce li dea da». In effetti la presunta tangente consegnata a mano da Alessandro Recine, dipendente della Biemme, sarebbe stata di 2.500 euro. E lo stesso Recine, in una conversazione con la moglie di Bellardini, dice: «Con la speranza che vanno alloco alla Provincia dasse cata cosetta». La donna risponde: «Eh, vabbè, la pure ce sem it' bene». Recine conferma: «Chigli erano intorno ai trentamila euro e chigli ha messo isso cinque di chiu'».I presunti "cinque in più", sarebbero soldi pubblici. 

 
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