Turismo a chilometro zero, la sfida ciociara nell'estate del coronavirus

Turismo a chilometro zero, la sfida ciociara nell'estate del coronavirus
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 1 Maggio 2020, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 16:22

Si sente ripetere da anni fino alla noia che crisi dal greco vuol dire anche “punto di svolta”. E allora, visto che siamo in vena di luoghi comuni, ce ne concediamo anche un altro: chi visita per la prima volta la Ciociaria, resta puntualmente sorpreso perché non si aspettava di trovare un patrimonio storico, artistico e naturalistico così ricco. 

Tutto questo per porsi una domanda, forse meno ovvia: le limitazioni negli spostamenti che probabilmente resteranno anche quest’estate potrebbero contribuire a riscoprire i territori “dietro casa” e favorire il turismo nell’entroterra, soprattutto quello legato ai sentieri storico-naturalistici? Insomma per il turismo, la cenerentola dell’economia ciociara, nell’estate del Covid, che si annuncia a chilometro zero, è arrivato un momento irripetibile? 

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Ne abbiamo parlato con Nicoletta Trento è una che di sfide in questo campo se ne intende: «Quando venticinque anni fa iniziai a fare la guida turistica in Ciociaria mi presero per pazza. E tante volte, di fronte ai tanti ostacoli che non sono mancati, anche io mi sono chiesta chi me lo avesse fatto fare».



La cocciutaggine e soprattutto la passione, però, le hanno dato ragione. E anche oggi, insieme ai colleghi dell’associazione guide turistiche “Cicerone” e delle altre che operano nel settore, Nicoletta pensa che sia il momento di crederci. 

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Cammini e monasteri - Il Covid anche per le guide turistiche è piombato come un meteorite. Il grosso del lavoro, dopo la pausa invernale, sarebbe dovuto riprendere a marzo. Tutto invece, come il resto, si è fermato. «Ci auguriamo che a giugno ci diano la possibilità di tornare a lavorare. Voglia di fare nel nostro settore ce n’è, ce n’è tanta. Pensiamo che questo sia il momento giusto per lavorare bene e meglio sul territorio, intercettando ad esempio l’utenza romana che preferisce andare in Umbria per vedere il Medioevo, ma il Medioevo, e tanto, sta anche qui da noi».

«Sarà credo impensabile tornare presto nei musei, pensiamo invece che andranno molto i sentieri naturalistici e storici, i cammini legati ai monasteri che in Ciociaria non mancano: Montecassino, Casamari, Certosa di Trisulti. Stiamo collaborando con l’associazione Itinarrando che si occupa di turismo naturalistico: Alex Vigliani e suoi collaboratori in questi anni stanno facendo un lavoro prezioso. Il nostro progetto è quello d’integrare il turismo naturalistico con quello storico-artistico di cui ci occupiamo noi». 


I riatardi nella mobilità - La Ciociaria è pronta per questa sfida? Se il patrimonio storico-naturalistico lascia l’imbarazzo della scelta, non mancano nemmeno i problemi. Uno su tutti: la mobilità. «Toccherà dimenticarsi per un po’ i gruppi organizzati che arrivano in pullman e si affidano a una guida turistica – spiega Nicoletta Trento -. Questa finora è stata la principale tipologia del turismo in Ciociaria. E qui arriviamo al problema. Il turista legato all’escursionismo preferisce spostarsi in treno: ma se si arriva ad Anagni, Ferentino o a Frosinone è impossibile trovare un servizio di trasporto legato a determinati itinerari. Capisco che è un costo, ma se si vuole intercettare un certo tipo di turismo legato ai sentieri storico-naturalistici, non si può prescindere da questi servizi». 

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Lotta al degrado - Così come bisogna prestare molta attenzione al decoro e alla pulizia. Se ai monumenti, ormai da anni, viene prestata la giusta cura, è quello che gira intorno che lascia a desiderare: «Faccio un esempio – dice Nicoletta – Se imbocchiamo la superstrada per andare a Veroli, una delle località più amate, i visitatori s’imbattono nelle discariche lungo la carreggiata. Il paesaggio, prima ancora del monumento, è quello con il quale viene a contatto la gente. Io cerco di distrarli, ma i visitatori non mancano di farmelo notare. Cito un altro caso: prima di salire verso Collepardo, quando inizia uno dei paesaggi più belli della Ciociaria, c’è una mega discarica, tipo quella di via Le Lame: così quando inizio a raccontare, arriva sempre la domanda fatidica: ma quella cos’è, una discarica? Ogni volta mi prende un colpo».


Prodotti locali da premiare - E se la cordialità e l’accoglienza di tanti bravissimi ristoratori è un aspetto che colpisce favorevolmente, d’altro canto, dice Nicoletta, «dovrebbero essere valorizzati maggiormente i prodotti locali. Eccezioni non mancano, ma in generale c’è una scarsa propensione in questo senso: per dirne una, è difficile trovare una bottiglia di cesanese, nei centri storici sono assenti botteghe di prodotti tipici, a differenza dell’Umbria. I visitatori, ad esempio, restano colpiti dalle distese di uliveti, ma l’olio se non si va in un frantoio, e bisogna avere la fortuna che si aperto, è introvabile. I turisti ce lo fanno notare».

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«Tra gli esempi virtuosi - prosegue Nicoletta - c’è quello della liquoreria di Sarandrea a Collepardo, ma vorrei citare un altro caso, piccolo ma significativo: a Fumone c’è una signora che si è messa a fare ciambelline in questo modo ci ha campato tre figli. Chiunque va a Fumone sa che trova le ciambelline fatte da quella signora. Ci ha creduto perché voleva crederci, come io 25 anni fa ho creduto che era possibile fare la guida turistica nella mia terra e come ora crediamo che, nell’estate particolare che ci aspetta, sia possibile cambiare passo. Con le colleghe, per scherzo, pensiamo a qualche slogan e uno fa così: “Dopo il virus se cerchi compagnia e allegria ti aspettiamo in Ciociaria”».

Un gioco per esorcizzare la quarantena, ma anche per pensare al futuro e rimettersi in cammino verso un orizzonte nuovo.

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