Frosinone, il primario di Anatomia patologica: «Il Covid colpisce il sistema immunitario, come nell'HIV»

Il primario della UOC Anatomia Patologica dell’ospedale “Spaziani” di Frosinone, Piero Luigi Alò
di Pierfederico Pernarella
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Martedì 19 Maggio 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 19:42

All’inizio si pensava che fosse un virus di natura polmonare, ma col tempo si è scoperto che invece il Covid-19 colpisce anche altri organi dopo aver messo fuori uso il sistema immunitario come avviene nei pazienti affetti da HIV. 

Se la lotta al coronavirus ha raggiunto risultati sorprendenti nel giro di poco tempo, il merito è del gran lavoro di squadra che ha visto coinvolte numerose discipline mediche. 
In questo quadro un contributo fondamentale è arrivato dall’Anatomia patologica, branca della medicina che studia gli effetti di determinate patologie sull’organismo attraverso l’analisi di organi e tessuti. 
 
Allo "Spallanzani" - Lo studio dei tessuti di pazienti deceduti per il Covid-19 è stato fondamentale per capire la natura del virus e come agisce quando si diffonde nell’organismo. Studio che, nel Lazio, ha visto il coinvolgimento anche della UOC di Anatomia Patologica dell’ospedale “Spaziani” di Frosinone diretta dal dottore Piero Luigi Alò

Il dottore Alò e la sua equipe, hanno effettuato un paio di esami autoptici su pazienti Covid deceduti in provincia di Frosinone - uno il 19 marzo, l’altro la settimana scorsa - presso l’istituto di malattie infettive “Spallanzani”, l’unica abilitata ad effettuare autopsie su pazienti ad alta contagiosità. Nello stesso contesto Alò ha dato una mano ai colleghi per altri esami. 

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«L’approccio adottato – spiega l’anatomopatologo - è stato minimamente invasivo, ossia non abbiamo effettuato la dissezione degli organi ma ci siamo limitati ad effettuare un campionamento limitato a biopsie su organi come cuore, polmoni, fegato, reni». 

Non solo polmoni - Gli esami sono stati svolti sia su soggetti pre e post terapia. Cosa hanno consentito di scoprire? «Abbiamo accertato che il virus può andarsi a localizzare non solo nei polmoni, ma anche nel cuore, nell’intestino, motivo per cui in alcuni pazienti ha provocato delle diarree, oppure nei reni - spiega Alò - Nei nostri casi non l’abbiamo riscontrato, ma è verosimile che il virus possa colpire il sistema nervoso centrale e quindi determinare la perdita temporanea del gusto e dell’olfatto, ma anche come è stato detto può depositarsi anche nei testicoli». 

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Il midollo osseo - Una scoperta che è stata possibile solo agli esami autoptici, ma come si spiega questa alta invasività del virus nel nostro organismo? «La particolarità di questo virus è che produce un esaurimento funzionale del midollo osseo», risponde il medico. 

Come si può spiegare in termini più semplici? «Quando nel nostro corpo - prosegue il primario - arriva un normale virus influenzale si producono le cellule dell’immunità che alla fine distruggono il virus. Il coronavirus al contrario è sfuggente, si camuffa ed è come se il nostro sistema immunitario andasse a cercare un oggetto nel buio: le cellule dell’infiammazione cercano di produrre sempre più anticorpi, immunoglobuline, per cercare di contrastarlo fino a quando il midollo, che è la sede produttrice delle cellule dell’immunità, non va incontro ad un esaurimento funzionale, finisce le sue scorte». 

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Gli emboli - E quindi cosa succede? «La presenza di tutte queste cellule prodotte in eccesso nel sangue - prosegue Alò - fa sì che il sangue stesso si condensi formando degli emboli che ostruiscono i vasi, soprattutto quelli polmonari. Infatti i pazienti muoiono per insufficienza respiratoria. Questo eccesso di coagulazione però riguarda i vasi di tutto il corpo, ecco perché il virus porta il sangue dove non dovrebbe stare, localizzandolo in altri organi. Ma, appunto, tutto ciò è una reazione provocata da ciò che accade a livello di sistema immunitario». 

Le somiglianze - E a tale proposito Alò rivela un’altra importante impressione: «Quando ho svolto il primo esame autoptico, mi sono detto: ma questo è simile a un paziente HIV, patologia su cui ho una lunga esperienza. In effetti entrambi appartengono alla stesso gruppo, i cosiddetti virus RNA, ed entrambi agiscono sul sistema immunitario: nell’HIV viene messo fuori uso direttamente dal virus, mentre nel Coronavirus l’effetto è indotto dalla produzione esagerata delle cellule dell’immunità che non trovano il bersaglio e alla fine si esauriscono»

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