C’è chi esulta e chi, invece, resta a guardare non senza rammarico. Un destino che, nell’ambito dello stesso territorio, la Val di Comino, si è rivelato prezioso per la gran parte dei Comuni e avaro per altri. Il caso è quello dei contributi a fondo perduto per il sostegno alle attività economiche, commerciali e artigianali, stanziati anche per contenere la crisi causata dalla pandemia. Un aiuto previsto da un Dpcm del settembre scorso, che ripartisce 12 milioni di euro tra 186 paesi laziali delle aree interne e montane fino a tremila e cinquemila abitanti, individuati secondo alcuni criteri. Tra questi 43 sono in Ciociaria. Si tratta di fondi spalmati in tre annualità, 2020-2022, che gli enti locali, dopo aver stabilito priorità e modalità d’intervento, si apprestano a erogare ai titolari di negozi, piccole e micro imprese che hanno risposto all’avviso pubblico. Sono due le linee d’azione contemplate nel decreto: è possibile assegnare somme per far fronte alle spese di gestione delle singole unità del comparto o per agevolarne l’ampliamento e l’ammodernamento per innovazione di prodotto, impianti e processo di attività, incluso l’adeguamento tecnologico per marketing online e vendita a distanza. Per i borghi, già alle prese con l’incubo spopolamento e dove il virus ha ulteriormente reso più complicato il tutto, questa misura rappresenta un supporto fondamentale per le realtà economiche.
I DELUSI
In Val di Comino, però, non tutti i Comuni sorridono.
I SINDACI
Da qui, dunque, l’amarezza del sindaco di Atina Adolfo Valente: «Ci tengo a precisare che non c’era alcun bando cui rispondere, ma si tratta di un finanziamento erogato ai Comuni in modo automatico secondo la mappatura nazionale dell’Accordo stilata anni fa. Per questo, dunque, non ci sentiamo responsabili del fatto che ne siamo rimasti fuori, anche se non condividiamo il meccanismo dal momento che facciamo parte di un territorio omogeneo che è la Val di Comino. La nostra speranza è che questa classificazione venga rivista e già ci siamo attivati con altri sindaci, tanto che ne è scaturita un’interrogazione parlamentare. Non è giusto che le nostre attività commerciali, che hanno sofferto come le altre, vengano estromesse. Tutto ciò è penalizzante». Dello stesso avviso il sindaco di Belmonte, Antonio Iannetta: «Spero che questa selezione delle aree venga modificata al più presto, anche perché il territorio va considerato nel suo complesso. Ho già posto la questione all’associazione dei Comuni».