Coronavirus Frosinone, un medico dello Spaziani: «Mai viste Tac del genere, in ospedale anche i giovani»

Coronavirus Frosinone, un medico dello Spaziani: «Mai viste Tac del genere, in ospedale anche i giovani»
di Pierfederico Pernarella
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Martedì 24 Marzo 2020, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 18:23

«L'emergenza coronavirus? Sono vent'anni che faccio le Tac, anche su malati immunodepressi, ma polmoniti bilaterali interstiziali non le avevo mai viste. Mai. Il problema è che le condizioni possono aggravarsi repentinamente, per cui diventa necessario il supporto rianimatorio, anche nei pazienti più giovani. Casi che abbiamo visto anche a Frosinone, tra i 40 e i 50 anni. Proprio nelle scorse ore ci è capitato un paziente, positivo al Covid-19, che era stato tenuto a casa da una decina di giorni ed è dovuto venire in ospedale a causa dell'aggravarsi della respirazione». 

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Chi parla non è un medico di primo pelo. Chi parla è uno dei tanti medici che in queste settimane stanno combattendo la guerra contro il coronavirus nella prima linea dei Pronto soccorso d'italia. Preferisce non venga citato il suo nome: «Meglio non apparire in questo momento, stiamo cercando di tenere un profilo basso». 

Ci troviamo a Frosinone, allo "Spaziani". L'ospedale è diventato il centro covid-19 di riferimento della provincia. Nel nosocomio del capoluogo è  stato attivato un servizio per l'esame dei tamponi, sono stati potenziati posti letto, personale e macchinari, grazie anche al buon cuore dei ciociari. Si sta utilizzando, per i casi più gravi, il farmaco anti-artrite sperimentato per la prima volta a Napoli. Al momento sono 5 i pazienti a cui è stato somministrato. Per tutti gli altri sono utilizzati antibiotici ad ampio spettro e anche un farmaco anti-malarico.

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Tutto bene quindi, ma in questa settimana, che si preannuncia quella decisiva, tocca fare di più affinché il sistema sanitario della provincia di Frosinone regga all'onda d'urto dell'epidemia. E perché questo avvenga occorre la collaborazione di tutti, soprattutto di coloro che presentano sintomi sospetti.

VIA VAI DI AMBULANZE
«Bisogna capire che con una sintomatologia lieve bisogna stare a casa e contattare i numeri che gestiscono l'isolamento domiciliare», racconta il medico dello "Spaziani".

«Stiamo registrando un aumento dei casi a Frosinone, anche perché i dati forniti sono sottostimati racconta Prima ci arrivavano alla spicciolata, ora comincia ad essere dura. Domenica non sapevamo più dove mettere i pazienti, arrivavano ambulanze di continuo, spesso con persone che avevano al più 37 di febbre, senza altri sintomi particolari. In questi casi bisogna stare a casa, contattare i numeri del servizio attivato dalla Asl per gestire l'isolamento domiciliare. Si viene contattati più volte al giorno, c'è anche la possibilità di eseguire il tampone a casa. È fondamentale però non intasare il pronto soccorso».

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SI RISCHIA IL COLLASSO
Nel momento in cui si arriva in ospedale, infatti, bisogna attivare il protocollo: fare i tamponi con i tempi tecnici che richiedono (dalle 5 alle 6 ore), mettere i pazienti possibilmente in stanze singole (ma gli spazi non sono infiniti), effettuare la Tac che è una sola e quindi bisogna lasciarla libera per i pazienti più gravi. Senza considerare che ogni caso sospetto di coronavirus impone l'adozione di misure di protezione personale che richiedono tempo e massima attenzione.

«Ripeto - continua il medico - i pazienti con bassa sintomatologia, poche linee di febbre, non devono venire in ospedale. Anzi spero che si potenzino in questi giorni i servizi per seguire i pazienti in isolamento domiciliare, per fare un filtro più efficace. Altrimenti si rischia di arrivare a un momento in cui non avremo più i posti in rianimazione, le terapie intensive saranno intasate e i letti in ospedale saranno finiti. A quel punto dove metteremo i pazienti?».

 

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