Burocrazia anti-Covid, le priorità secondo la Regione: Saxa Gres, depuratore Cosilam e Valle del Sacco

Burocrazia anti-Covid, le priorità secondo la Regione: Saxa Gres, depuratore Cosilam e Valle del Sacco
di Pierfederico Pernarella
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Giovedì 16 Aprile 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 19:16

Ci sono tre procedimenti che riguardano la provincia di Frosinone tra i 12 individuati come urgenti dalla Direzione politiche ambientali e ciclo rifiuti della Regione Lazio. Un passaggio obbligato dopo che il Governo, stante l’emergenza sanitaria coronavirus, ha disposto la sospensione dei procedimenti amministrativi, compresi i termini di scadenza.

Gli enti però possono individuarne alcuni ai quali dare priorità, anche sulla base delle motivazioni dei proponenti. Nella lista stilata da Direzione politiche ambientali ci sono tre procedimenti che riguardano la provincia di Frosinone: l’autorizzazione integrata ambientale per la “Saxa Gres” di Anagni; la questione del depuratore Cosilam di Villa Santa Lucia dopo le vicissitudini giudiziarie degli scorsi mesi e le procedure relative all’accordo di programma del Sin Valle del Sacco.

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Il documento. E a proposito del Sin Valle del Sacco in questi giorni la giunta regionale ha approvato il documento tecnico per la caratterizzazione delle aree agricole che si trovano in prossimità del fiume Sacco. Il documento è stato elaborato dall’Istituto Superiore della Sanità e dall’Istituto sperimentale zooprofilattico per il Lazio e la Toscana. Si tratta in pratica del passaggio preliminare per l’adozione del programma operativo.

Gli interventi sono finalizzati ad accertare se i terreni sono contaminati o nel caso lo siano quali sono le fonti della contaminazione e quindi predisporre gli interventi di messa in sicurezza o bonifica. Ovviamente la sostanza inquinante ricercata numero uno è il beta-esaclorocicloesano, il pesticida prodotto all’ex Bpd di Colleferro da cui è scaturita l’emergenza ambientale della Valle del Sacco.

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Terreni interdetti. Gli ultimi accertamenti risalgono alla fase commissariale del Sin, tra il 2005 e il 2008, che mostrarono una diffusa contaminazione soprattutto nelle aree di Frosinone, Patrica e Ceccano. Sulla base del principio della massima cautela si decise di interdire le aree dall’uso agricolo. Ora, dopo tutti questi anni, alla luce dell’Accordo di programma firmato nel marzo dello scorso anno tra Regione Lazio e Ministero dell’Ambiente, bisogna riprendere il bandolo della matassa.


I soldi. Il documento approvato dalla giunta stabilisce le linee guida degli interventi per i quali sono a disposizione 4 milioni di euro. L’area interessata è quella che si estende lungo l’asta del fiume Sacco per 54 chilometri: saranno monitorati le aree agricole che si trovano a 100 metri a destra e sinistra. In totale l’area è estesa 1.730 ettari, suddivisa in due lotti: quello del settore nord (Anagni, Colleferro, Ferentino, Gavignano, Morolo, Paliano, Segni, Sgurgola e Supino) e quello del settore sud Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Falvaterra, Frosinone, Patrica e Pofi).

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 I tempi. In ogni area saranno effettuati 10 campioni. E sarà eseguito anche il biomonitoraggio vegetale e animale, vale a dire sulle piante e i prodotti derivanti dall’attività zootecnica. È stato previsto l’impiego di 2 squadre che lavoreranno 5 giorni a settimana. A questo ritmo dovrebbero essere svolti 80 prelievi al mese. Dall’inizio delle operazioni, tutte le procedure dovrebbero essere concluse in modo definitivo nell’arco di 20 mesi. L’Arpa Lazio che pure aveva dato la disponibilità per le analisi di laboratorio , ma non per il prelievo dei campioni, non prenderà parte agli interventi per la caratterizzazione delle aree agricole.

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