Acque contaminate del Sacco
il M5S punta il dito
sui depuratori e attacca l'Asi

Acque contaminate del Sacco il M5S punta il dito sui depuratori e attacca l'Asi
di Alessandro Redirossi
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Giovedì 17 Maggio 2018, 17:12
Contaminazione delle acque e depuratori al palo: è scontro dopo la pubblicazione del Rapporto Ispra 2018. Il dossier si riferisce a monitoraggi del 2015-2016 sui pesticidi nelle acque e registra il superamento dei limiti di contaminazione di alcune sostanze in più punti del fiume Sacco. In particolare ad Anagni, Ceccano e Falvaterra. Dopo l’allarme rilanciato dal consigliere provinciale di Forza Italia Danilo Magliocchetti, ora a puntare il dito è la deputata del Movimento 5 Stelle Ilaria Fontana. Che non risparmia forti critiche rispetto alle politiche per la depurazione in campo industriale.  “I dati di Ispra sono allarmanti" dice la Fontana, sottolineando che, per quanto riguarda il Lazio, "si riferiscono a 21 pozzi e 121 punti delle acque superficiali. Sono state cercate 58 sostanze: ne sono state rinvenute 10 tra cui metalaxil, matolaclor, terbutilazina. In 5 punti delle acque superficiali ed in uno dei pozzi, il livello di contaminazione è superiore ai limiti di qualità ambientale. I comuni interessati della nostra provincia sono Anagni, Falvaterra e Ceccano. Non sembra esserci alcuna progettazione capace di porre fine al fenomeno o arginarlo. Nessuna bonifica sarà utile, se il sistema di depurazione resterà l’attuale, in quanto le acque del bacino del fiume Sacco continueranno ad essere riempite dallo sversamento dei liquami industriali ed ogni altro inquinante”. La deputata del M5S punge sia il Consorzio industriale Asi che la società AeA, cui l’Asi ha affidato il tema della depurazione: “Tale affidamento non sembra aver sortito alcun effetto migliorativo”.  La Fontana sottolinea poi le criticità e le segnalazioni dei residenti registrate in questi anni rispetto alle situazione dei depuratori in provincia. Fra cui quello di Villa Santa Lucia e quello di Ceccano, “già al centro di un procedimento penale”. Ma soprattutto le criticità dell’impianto di Anagni. “Secondo quanto dichiarato dal Ministero non è mai entrato in funzione, nonostante gli ingenti finanziamenti effettuati” tuona la deputata del M5S.
I DEPURATORI 
Per il depuratore di Anagni (costato negli anni circa 20 milioni) si naviga ancora a vista. Dall’Asi e da AeA sostengono che la gestione consortile del depuratore partirà solo dopo le sistemazioni necessarie a far partire l’impianto. “Noi non abbiamo la gestione dell’impianto, che si potrà attivare solo all’esito delle sistemazioni necessarie – dice l'Ad di AeA Riccardo Bianchi – E' solo un affidamento provvisorio e stiamo aspettando che vengano accolte le nostre indicazioni sulle cose da fare”.  Anche il presidente dell’Asi Francesco De Angelis evidenzia: “La proprietà è della Regione, che dovrà mettere a disposizione delle risorse. Noi abbiamo preso il depuratore in gestione, ma in via non ancora definitiva. Per partire c’è bisogno di interventi su impianti e reti, dopo i tanti anni in cui il depuratore è rimasto fermo. Abbiamo inviato uno studio in Regione e si sta discutendo”. Ma quanto bisognerà attendere ancora? Il Ministero a febbraio, rispondendo a un’interrogazione del M5S, per la messa in funzione aveva parlato della fine del 2018. “Non mi sbilancio sul riferimento alla fine del 2018 – dice Bianchi – Ma non è detto che ci voglia molto di più, dipende dalla burocrazia”. Sugli altri depuratori De Angelis evidenzia che a “Ceccano abbiamo investito 1 milione di euro di risorse del Consorzio e su Villa Santa Lucia oltre 1 milione per interventi finanziati dalla Regione”. Bianchi sottolinea che  a Ceccano si è proceduto con “operazioni di mitigazione ambientale rispetto agli impatti odoriferi: stiamo per concludere la prima fase. Si lavora anche su sistema fognario e perdite idriche”. 
 
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