Ferentino. Società di trasformazione urbana, il liquidatore propone acquisto quote del privato

Comune di Ferentino
di Emiliano Papillo
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Lunedì 18 Gennaio 2021, 20:29

Importante seduta del consiglio comunale questo pomeriggio a Ferentino con al centro l'importante punto all'Odg riguardante il futuro della STU Aulo Quintilio, società di trasformazione urbana di una parte del centro storico, quella attorno agli Archi di Casamari. Una discussione fortemente voluta dai consiglieri di opposizione di centrodestra. La STU è nata circa 13 anni fa da un'idea dell'allora sindaco Piergianni Fiorletta e della sua giunta. Puntava a trasformare un'area apunto attorno agli Archi di Casamari con l'aiuto dei privati. Si puntava a trasformare in primis tre storici edifici, l'ex scuola Paolini, palazzo Macioti e l'ex Omni realizzando tra l'altro appartamenti, uffici, parcheggi, teatro, aree  verdi. Ma il progetto complice il ritrovamento di importanti reperti romani nell'area non è mai decollato. Un paio di anni fa si era deciso di rimodulare il progetto puntando su una struttura sanitaria con diversi servizi. Ma anche questo progetto è naufragato e la società composta dal comune e da un socio privato ha accumulato debiti.

Il comune poco piu' di un anno fa aveva deciso dopo tanti anni di mettere in liquidazione la società.

Ma oggi il liquidatore nominato dal comune, l'avvocato Giorgio Pongelli ha fornito importanti prospettive. Innanzitutto per quanto riguarda i debiti ce ne sono circa 700.000 nei confronti delle banche che dopo il ritrovamento dei reperti romani avevano deciso di non finanziare piu' il progetto. Poi circa 1 milione di euro di debiti nei confronti del privato. Il liquidatore è in trattativa con entrambi i creditori e punta a chiudere al 35-40% della somma complessiva. Nel frattempo ha lanciato la proposta dell'acquisizione da parte del comune di tutte le quote del privato per diventare socio unico e tornare in possesso esclusivo degli immobili. Il passaggio avverrà in un secondo consiglio comunale. Poi si punta ad avere il documento ufficiale della Soprintendenza sul ritrovamento dei reperti romani che di fatto hanno portato le banche a non finanziare piu' l'opera.

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