Atina fra prodotti tipici e jazz, ma il lavoro resta un miraggio

Atina fra prodotti tipici e jazz, ma il lavoro resta un miraggio
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 14:45

 Guai a toccare il tipico fagiolo cannellino. Perché no, anche i pomodori che dicono essere buonissimi. Meno che mai il Cabernet che ha la denominazione di origine controllata. Sarebbe meglio se ci fosse più acqua disponibile, però, perché «da quando è stata mandata verso Cassino, qui facciamo i conti con una carenza incredibile, la scelta risale a tanti anni fa e ne paghiamo ancora le conseguenze». È il racconto di chi nonostante l'età avanzata, coltiva ancora la terra e fa i conti con la carenza idrica. Se aggiungiamo che le splendide acque del Melfa - nella parte bassa di Atina, quella più "viva" dal punto di vista commerciale e dei servizi - sono ormai poco più di un rigagnolo a causa delle mutate condizioni climatiche, il gioco è fatto.
Salendo ad Atina superiore una copertura di vetro, rovinata in più punti, e poggiata su cemento, tutela i resti di una cisterna di epoca romana. Segno che l'acqua, da queste parti, non è mai stata un problema. Da quando lo è diventata e complice anche la crisi industriale, però, dell'antica cartiera che dava da vivere a decine di famiglie ci sono i resti che sono utilizzati per foto artistiche.
Di Giuseppe Visocchi - che alla cartiera dava il nome - resta un circolo culturale nella piazza che precede l'ingresso in centro e l'intitolazione del museo che però chiude alle 12,30 e in questo periodo è visitabile di pomeriggio solo martedì e giovedì. «Era un grande» - racconta proprio di Visocchi un signore seduto fuori al circolo, al sole di una bella giornata che dà colori straordinari alle colline intorno. Lì a fianco c'è una "farmacia culturale", un frigorifero dismesso dentro al quale ci sono libri da leggere, scambiare, prendere in prestito. Di fronte, il cemento che sorregge il vetro del quale abbiamo detto, non è certo uno spettacolo. Anzi.

L'ECONOMIA

Sarà per il discorso dell'acqua, per la crisi, perché le cose da fare qui non sono poi così tante, che «si cerca lavoro fuori» come all'unisono dicono i presenti. Quasi non ci fosse una visione di sviluppo, di cosa possa essere il paese oltre il festival del jazz che ogni anno ha un grande richiamo o le iniziative estive. Si pubblicizza l'applicazione "Medioevale" ma esiste anche il museo della città - che leggende vuole fondata da Saturno - e della valle di Comino. Andrebbe messo tutto a "sistema", come dicono quelli che studiano il settore, ma evidentemente non è stato ancora fatto o è difficile farlo. Sarebbe molto più semplice, invece, che il prossimo sindaco - magari con apposita ordinanza - dicesse ai titolari dei locali del centro che siamo tra le mura di una città medievale e tenere tavoli e sedie di plastica bianca, da pic nic, all'esterno degli esercizi pubblici è quasi peggio di quella struttura in vetro e cemento che copre la cisterna romana. Non scarseggia solo l'acqua, evidentemente, ma anche il buon gusto.
Giovanni Del Giaccio
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