Crisi d'impresa, presentato il volume del giudice Petterutti: «Seconda possibilità per le aziende»

Il magistrato Andrea Petterutti
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 29 Dicembre 2022, 13:33 - Ultimo aggiornamento: 13:34

La seconda possibilità vale anche per le imprese, che possono trovare una soluzione alternativa alla liquidazione giudiziale. È scritto nel nuovo  "Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza" nell’alveo del quale il giudice del Tribunale di Frosinone,   Andrea Petteruti, ha pubblicato il volume "La verifica dello stato passivo ed i piani di riparto"

Una sorta di guida pratica presentata nei giorni scorsi, durante un convegno organizzato dall’Ordine degli avvocati e da quello dei commercialisti e degli esperti contabili di Frosinone, che ha segnato un momento importante nel percorso formativo delle due categorie in provincia di Frosinone e acceso i riflettori sulla nuova riforma entrata in vigore il 15 luglio scorso.

In particolare, Petteruti ha trattato il tema della continuità aziendale, sottolineando come anche nelle procedure liquidatorie si debba tendere, per quanto possibile «al salvataggio dell’azienda, che va tendenzialmente considerata come un complesso produttivo costituente di per sé un valore».

Il giudice ha sottolineato come la riforma ha diversi aspetti innovativi: «Certamente l’aspetto più rilevante è il cambio di mentalità richiesto a tutti gli operatori economici e del diritto, un approccio nuovo alla crisi di impresa che impone di riconsiderare categorie già note e di affrontare la crisi e l’insolvenza in modo completamente diverso rispetto a quanto fatto sinora.

Lo stesso ruolo dei debitori, dei creditori, delle banche e di tutti i soggetti coinvolti nella crisi assume, alla luce di questa riforma, una connotazione totalmente diversa».

Una sorta di "ancora di salvataggio" per le aziende: «Sicuramente sì se pensiamo che un altra novità fondamentale introdotta dal Codice è l’allerta precoce, l’early warning, che, di fatto, è la vera scommessa del legislatore: l’emersione immediata della crisi dovrebbe consentire l’utilizzo sia delle nuove procedure previste che di quelle già esistenti e ridisciplinate, al fine di evitare la liquidazione giudiziale, cioè il vecchio fallimento, che diviene, quindi, il rimedio residuale. Le misure di allerta e prevenzione, unitamente alla modifica degli assetti interni dell’impresa, dovrebbero consentire, sfruttando anche il ‘percorso’ della composizione negoziata, l’immediata emersione della crisi, la quale è propedeutica al risanamento dell’impresa e quindi anche alla conservazione dei posti di lavoro». 

Quello che si è tenuto a Fiuggi di recente è stato il primo confronto sulla riforma tenuto in Ciociaria

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