Chiusa l'inchiesta sul depuratore Cosilam: «Lavoratori esposti a grave rischio»

Chiusa l'inchiesta sul depuratore Cosilam: «Lavoratori esposti a grave rischio»
di Vincenzo Caramadre
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 06:39 - Ultimo aggiornamento: 15:32

Inchiesta sui veleni sversati nel rio Pioppeto dall'impianto di depurazione Cosilam di Villa Santa Lucia: chiuse le indagini. In cinque devono rispondere d'inquinamento ambientale. Si tratta di tecnici ed ex responsabili della società AeA che, per conto del Consorzio industriale (Cosilam) ha gestito in house il depuratore di via Molinarso a Villa Santa Lucia. Gli indagati sono: Riccardo Bianchi (ex presidente del Cda di AeA), Roberto Orasi (amministratore di fatto della AeA), Amedeo Rota (responsabile impianti Cosilam); Laura Paesano (project manager dalla AeA) e di Jessica Bartolucci (responsabile depurazione dell'impianto Cosilam).

Tutti devono difendersi dall'accusa di aver immesso reflui, provenienti da aziende del cassinate, «non correttamente depurati» nel rio Pioppeto. La procura ha escluso responsabilità per quattro lavoratori in prima battuta indagati a piede libero. Per i lavoratori il pubblico ministero Emanuele De Franco - che ha coordinato l'indagine Acquanera dei carabinieri forestali di Frosinone diretti dal colonnello Vitantonio Masi - ha chiesto la l'archiviazione.

LE ACCUSE

Le acque inquinate immesse nell'alveo del rio, nel dettaglio, avrebbero determinato la presenza di alluminio, solfuri, solfiti, e fosforo totale oltre i limite consentiti dalla legge. «Le acque pubbliche di rio Pioppeto - sostiene la procura - sono state rese qualitativamente peggiori di acque reflue che scorrono in una comune rete fognaria».

Ma non è tutto, a Bianchi e Rota il pm De Franco, a seguito del sequestro del depuratore e degli accertamenti messi in campo con la collaborazione dell'ispettorato del lavoro, contesta anche l'omessa valutazione del rischio «ritenuto alto» per la salute dei lavoratori, i quali sarebbero stati esposti ad agenti chimici pericolosi.

Ora i cinque indagati, assistiti dagli avvocati Domenico Marzi, Sandro Salera, Paolo Marandola Giorgio Igliozzi, Gianluca Giannichedda e Piero D'Orio, hanno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o depositare memorie prima che la procura eserciti l'azione penale. Le parti offese, individuate dalla procura sono: il Ministero della Transizione ecologica, il Comune di Villa Santa Lucia, il comitato Allerta Cerro e l'associazione Codici ambiente.

C'è un doppio progetto, con fondi di Pnrr, che il sindaco di Cassino Enzo Salera ha già illustrato, si tratta di due finanziamenti per un totale di 4.7 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo collettore e il collegamento dell'impianto di via Molinarso con altro impianto in zona industriale. «Il finanziamento per il recupero ambientale c'è, il problema è il tempo della burocrazia non breve, ma noi siamo a lavoro per risolvere la questione», ha detto il sindaco.
 

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