Centraline per auto contraffatte: 29 indagati. La base logistica a Ceprano

Centraline per auto contraffatte: 29 indagati. La base logistica a Ceprano
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 9 Luglio 2020, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 08:58
Rivendevano software per centraline elettroniche per auto, taroccati e illegalmente importati da produttori cinesi, abbattendo i costi e surclassando la concorrenza.Con quest’accusa in 29, al termine di un’indagine coordinata alla Procura di Frosinone, devono rispondere s vario titolo di ricettazione, riciclaggio e violazione in materia di diritto d’autore.

L’operazione è stata portata a termine dai finanzieri della Tenenza di Arce che, per oltre un anno, con la collaborazione del personale specializzato con la qualifica di “Computer Forensics Data Analysis” (gli specialisti delle fiamme gialle contro la pirateria informatica) hanno indagato su una società con sede e Ceprano, svelando la presunta illecita commercializzazione delle centraline per auto.

Nel corso delle indagini, in particolare, gli investigatori delle fiamme gialle hanno appurato che attraverso web store (negozi online) riconducibili a soggetti cinesi, la società di Ceprano acquistava programmatori di centraline elettroniche per auto, solo apparentemente simili a quelli originali.L’utilizzo avveniva grazie alle modifiche dei contenuti informatici.

Ciò permetteva di aggirare i sistemi di protezione apposti dal produttore ufficiale commercializzando le centraline contraffatte alle office meccaniche, alle carrozzerie e ai rivendite di elettronica per veicoli con prezzi decisamente più bassi rispetto a quelli ufficiali. Il prezzo mediamente applicato ai rivenditori dalla società finita nelle indagini si aggirava intorno ai 300 euro, contro i 3 mila euro mediamente praticato dai rivenditore ufficiali.


Gli acquirenti erano consapevoli che si trattasse di prodotti truccati. Per questo oltre alla società si Ceprano, nell’indagine sono rimasti coinvolti anche gli acquirenti. I finanzieri hanno anche tracciato i pagamenti, attraverso accertamenti bancari, che la società di Ceprano ha effettuato ai venditori cinesi, arrivando a quantificare il presunto illecito guadagno in 100 mila euro.
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