Processo sull'omicidio di Serena Mollicone, le udienze si terranno all'Università di Cassino

Processo sull'omicidio di Serena Mollicone, le udienze si terranno all'Università di Cassino
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 8 Aprile 2021, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 10:35

Il processo per il giallo di Arce, legato alla morte di Serena Mollicone di appena 18 anni, è stato ufficialmente spostato al Campus Universitario della Folcara: si svolgerà nell’aula B-010 della facoltà di Giurisprudenza. La decisione, legata alle misure per il contenimento della pandemia, è stata resa nota nelle ultime ore dal presidente della Corte d'Assise, il giudice Massimo Capurso.

L'udienza si svolgerà, come avvenuto precedentemente, a porte chiuse ma, oltre alle parti, saranno ammessi anche i cronisti, nel corso del processo sfileranno una serie di testimoni (oltre 260) chiamati dalle parti processuali.

Cinque, come noto, gli imputati nei confronti de quali la Procura di Cassino, con atto a firma del procuratore capo Luciano d’Emmanuele e del sostituto Beatrice Siravo, ha ottenuto il giudizio.

Si tratta dell'ex maresciallo comandante della stazione dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, suo figlio Marco e sua moglie Annamaria tutti accusati di omicidio volontario in concorso (assistiti dagli avvocati Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe e Mauro Marsella con la consulenza del criminologo Carmelo Lavorino). A processo anche l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale che risponde di concorso morale nell'omicidio della 18enne e d’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi (assistito dagli avvocati Paolo D’Arpino e Francesco Candido) e il carabinieri Francesco Suprano che risponde di favoreggiamento (assistito dagli avvocati Emiliano Germani e Cinzia Mancini).

A vent’anni dall’omicidio avvenuto il primo giugno del 2001 ad Arce, si apre il dibattimento dinanzi alla massima corte del Tribunale di Cassino. Per l’accusa il delitto si è consumato all'interno di un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce. A rivelare l’ingresso in caserma della 18enne, che sarebbe avvenuto la mattina del primo giugno del 2001, è stato, sette anni dopo, nella primavera del 2008, il brigadiere Santino Tuzi (morto suicida). L'uomo era di piantone nella caserma di Arce e avrebbe aperto la porta della caserma alla studentessa la quale si sarebbe diretta in un alloggio. Qui ci sarebbe stato una discussione con Marco Mottola (figlio del maresciallo comandante della stazione carabinieri) nel corso della quale la ragazza sarebbe stata sbattuta con la testa contro una porta.

La morte sarebbe arrivata nei minuti successivi, quando la testa della ragazza sarebbe stata avvolta in un sacchetto di plastica. A collocare Serena nella caserma anche la consulente della Procura, la professoressa Cristina Cattaneo, la quale del suo lavoro ha concluso per la compatibilità tra la frattura sopraccigliare trovata sul capo di Serena e il segno di rottura trovato sulla porta. Conclusione che la difesa della famiglia Mottola non la ritiene logica perché quell’incontro nell’alloggio con Serena non ci sarebbe mai stato.

Ora tutti gli aspetti saranno analizzati in aula. A partire da venerdì 16 aprile. 

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