Cassino, omicidio Feroleto, chiesto l'ergastolo per il padre.
La difesa: "E' innocente"

Cassino, omicidio Feroleto, chiesto l'ergastolo per il padre. La difesa: "E' innocente"
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 14 Novembre 2020, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 09:39

“Nicola Feroleto era lì e non ha fatto nulla per salvare la vita al piccolo Gabriel: la giusta pena per lui è l’ergastolo”. Questa la richiesta del pubblico ministero Valentina Maisto al termine della requisitoria che c’è stata ieri al Tribunale di Cassino, dinanzi alla Corte d’Assise.
Per oltre due ore il pm Maisto che, assieme al collega Roberto Bulgarini Nomi ha diretto le indagini dei carabinieri, ha ripercorso la vicenda legata all’omicidio del piccolo Gabriel Feroleto, di appena 26 mesi assassinato il 17 aprile 2019 in località Volla a Piedimonte San Germano, per la quale giovedì è stata condannata a 30 anni di carcere la madre, Donatella Di Bona.
“Nicola Feroleto ha mentito su tutto. Perfino su quello che aveva pranzato il giorno dell’omicidio. Addirittura ci ha raccontato, qui in aula, di aver saputo della morte del figlio il giorno dopo”.  
Per i pm Nicola Feroleto ha “mentito senza sosta”.  Ma sono stati anche riportati una serie di elementi che, per gli inquirenti, lo collocano sul luogo dell'omicidio il primo pomeriggio del 17 aprile 2019. 
A tirare in ballo Nicola, come noto, era stata proprio la madre del piccolo, con una confessione choc.  “Eravamo insieme, l'ho soffocato e lui era lì con me”, ha detto Donatella. 
“La versione fornita - è stato spiegato dal Pm durante la sua requisitoria - è attendibile, credibile e riscontrabile”.  A seguire sono state elencate poi una serie di testimonianze di accertamenti, soprattutto legati all’analisi delle celle telefoniche, e di intercettazioni che per la Procura costituiscono indizi tali da diventare prove. 
La morte del bambino viene fatta risalire alle 15 circa del 17 aprile.  “Sappiamo - ha aggiunto il Pm - che Nicola e Donatella si erano dati appuntamento per 14.15. Lui voleva un rapporto sessuale con lei, ma era molto nervoso e una volta raggiunta la zona appartata ha chiesto a Donatella di farlo stare zitto. Lei lo soffocato. Poi Nicola le ha detto di inventarsi la storia dell’investitore e comunque di addossarsi tutte le responsabilità”. 
“Un padre che a poche ore della morte del figli non si mette a disposizione della Procura non è un padre innocente. Lui - ha aggiunto il Pm - ha tentato di mettere in piedi alibi e condizioni tutto ciò che lo collocasse sul luogo dell'omicidio. Senza la presenza dei Nicola Feroleto non ci sarebbe stato l’omicidio. Le minacce a Donatella e il depistaggio. È scritto nella natura che padre difenda il proprio figlio: chiesto l’ergastolo per Nicola Feroleto”. 
Alle richieste del Pm, con proprie argomentazioni, sono arrivate anche le parti civili: gli avvocati Alberto Scerbo, Giancarlo Corsetti e Luigi Montanelli. 
L'ultimo a parlare è stato l'avvocato Luigi D'Anna. 
Il quale ha posto in rilievo quelle che, a suo dire, sono le incongruenze dell’accusa. “L’omicidio è avvenuto nell'abitazione dove Donatella viveva con il piccolo”, ha detto la difesa.

In particolare sono stati ritenuti elementi a supporto il cellulare che era in casa e le scarpe del piccolo Gabriel trovate sotto al letto.  “E’ impossibile che sia uscito senza scarpe”, ha aggiunto. Sono state evidenziate poi alcune testimonianze che sarebbero inattendibili. Per questo ha chiesto l'assoluzione.  Il 20 novembre prossimo ci sarà la sentenza.  

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