Cassino, morte in fabbrica di Fabrizio Greco: chiamata in giudizio per Fca

Cassino, morte in fabbrica di Fabrizio Greco: chiamata in giudizio per Fca
di Vincenzo Caramadre
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Lunedì 12 Luglio 2021, 16:21 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 08:32

Il dolore per la scomparsa di Fabrizio Greco (nella foto assieme alla moglie Roberta), l’operaio di Pontecorvo deceduto ad ottobre 2019 nel reparto presse a freddo dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano è ancora vivo e indelebile tra i familiari e gli amici. Tutti lo ricordano con grande affetto e stima, per il suo attaccamento al lavoro, ma soprattutto come il padre e il marito premuroso.

Ora è arrivato il tempo della giustizia, della verità sulle presunte responsabilità legate al suo decesso. Giovedì scorso, dopo la chiusura delle indagini esattamente un anno fa e la richiesta di rinvio a giudizio dei mesi scorsi, dinanzi al Gup del Tribunale di Cassino si è aperta l’udienza preliminare.

A rischiare il processo per omicidio colposo sono in cinque. Si tratta del datore di lavoro (una società esterna controllata da Fca), il dirigente delegato alla sicurezza, il capo squadra del turno, il responsabile della manutenzione ed il responsabile della prevenzione e protezione della sicurezza (uno dei quali assistito dagli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola).

All'udienza di giovedì scorso le persone offese Roberta Irma Perez, moglie ed esercente la patria potestà sulle figlie minori Giulia e Viola, la madre e la sorella dell’operaio si sono costituite parte civili attraverso i loro difensori, gli avvocati Marco Greco e Vincenzo Morganti del Foro di Roma.

Contestualmente i difensori hanno chiesto la citazione in giudizio del responsabile civile, Fca Italy spa.

Il giudice, la dottoressa Tavolieri si è riservava sulla richiesta ed ha aggiornato l’udienza al 14 ottobre prossimo.

«Auspico - ha detto la moglie al termine dell’udienza - che venga fatta giustizia in tempi celeri, individuando tutti i responsabili dell'incolpevole morte di mio marito». La morte dell’operaio risale alla notte del primo ottobre 2019, il 39enne stava ultimando il suo turno di lavoro, quando fu investito da uno stampo che si stava manovrando. Un colpo tremendo che non gli lasciò scampo, la morte arrivò immediata.   

La dinamica dell’accaduto è stata ricondotta alla morte causata da colpo secco ricevuto alla parte superiore del corpo, altezza collo, dallo stampo che era stato sollevato dal carrello elevatore per essere spostato. Tanta è stata la solidarietà e l’affetto dei colleghi di lavoro e della comunità pontecorvese nei confronti della giovane moglie, delle figlie e della famiglia tutta.

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