Cassino, licenziamento illegittimo: il risarcimento arriva dopo la morte

Cassino, licenziamento illegittimo: il risarcimento arriva dopo la morte
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 4 Marzo 2021, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 08:45

Quelle continue assenze per malattia gli costarono il posto. Il licenziamento risale a 13 anni fa, ma ieri, dopo 9 anni di processo, è stato dichiarato illegittimo. La vicenda riguarda Alfredo Morra, licenziato nel 2008 e morto nel 2014.

Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Cassino, il dottor Iannucci, nella sentenza depositata ieri, oltre a riconoscere la nullità del licenziamento adottato da Fiat (ora Fca) ha riconosciuto il risarcimento dopo la morte dell'uomo riportando dignità alla sua memoria e alla sua famiglia rimasta, per 13 anni, senza reddito.  

«E’ una vicenda dolorosa che ha riguardato un licenziamento ritenuto illegittimo, nel quale il giudice del lavoro che ha riconosciuto la nullità del licenziamento arrivato a seguito del superamento del periodo di comporto, vale a dire quel termine che la legge riconosce al lavoratore per le assenze dovute a malattia», hanno spiegato dallo studio legale Di Murro-Perrozzi, che ha assistito la famiglia dell’uomo.

Nel corso del processo sarebbe stato dimostrato attraverso una perizia medico-legale, confermata dal consulente tecnico d'ufficio che ha ricostruito tutto l’iter lavorativo dell’operaio, che le assenze dipendevano dalle condizioni di lavoro all'interno della fiat.

«Morra - hanno aggiunto i legali - era costretto a svolgere un'attività di mulettista su carrelli elevatori vecchio modello, e su una pavimentazione, oggi sostituita, fatta di tocchetti di legno, ed era costretto poi a spostare attrezzi pesanti. Tutto ciò ha determinato una patologia al Morra che non gli ha consentito di continuare a lavorare. Si tratta di una sentenza che rende giustizia al lavoratore come uomo e attua i principi costituzionali del diritto al lavoro e del diritto alla salute».

Con la sentenza di nullità del licenziamento, ora l'azienda dovrà corrispondere agli eredi un risarcimento dalla data del licenziamento fino alla morte. «Sarà certamente una somma importante che, però, non restituirà l’uomo alla propria famiglia», hanno concluso gli avvocati.

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