Il terrore era stato tanto, troppo. Non riusciva più a dormire oppure si svegliava di soprassalto in preda agli incubi. Aveva anche smesso di uscire perché temeva di subire un altro agguato, per questo aveva deciso di cambiare aria, di andare lontano, ma anche lì lo avevano raggiunto e minacciato. L'incubo per il giovane sequestrato e picchiato dai fratelli Antonio e Nicadro De Silva era continuato anche dopo l'ora di terrore trascorsa, nel quartiere Malfa, nella casa dei fratelli rom arrestati dai carabinieri, su disposizione del gip Alessandra Casinelli, insieme a Cristian Grimaudo e Raffaele Cavaliere. I quattro, a vario titolo, sono accusati di sequestro di persona, estorsione, rapina e lesioni.
I fratelli De Silva si trovano in carcere, gli altri due ai domiciliari.
LO SGARRO
I De Silva volevano fare giustizia dello sgarro fatto alla madre del loro amico e pretendevano che il giovane restituisse i gioielli rubati, nonostante lo stesso negasse di aver commesso il furto. Il ragazzo è stato picchiato, soffocato prima con il guinzaglio di un cane e poi con una busta di plastica. Per fortuna il malcapitato, approfittando dell'assenza dei due galoppini dei De Silva, Grimaudo e Cavaliere, che erano andati a prendere anche il fratello, è riuscito a liberarsi dalla morsa, ad appendersi a penzoloni al balcone e quindi a lanciarsi al suolo da un'altezza di circa 5 metri. «Volevano impiccarmi», dirà la vittima ai carabinieri.
Un incubo che lo aveva traumatizzato, come racconta la madre ai carabinieri: «La notte non dorme oppure si sveglia di soprassalto; ha paura di uscire e recarsi a Cassino per timore di rappresaglie. Sempre per paura di aggressioni si è momentaneamente trasferito presso una ragazza a Rimini, ma nonostante si fosse allontanato dal Comune di origine per stare più tranquillo, è stato raggiunto anche lì e minacciato». Le minacce erano arrivate anche ai familiari della vittima. Uno sconosciuto ha chiamato la sorella e l'ha avvertita: «Ieri sera è toccato a tuo fratello poi toccherà a te».
I De Silva, di 26 e 24 anni, nonostante fossero ristretti ai domiciliari, continuavano a comportarsi da piccoli boss. Il gip Casinelli, nell'ordinanza, parla di «capacità criminale fuori dal comune» e di un «clima di intimidazione che gli stessi sono riusciti nel tempo ad imporre all'interno del quartiere».