Caso cimitero, l'inchiesta della Dda non si ferma: i "segreti" dell'ex assessore Bacchi

Caso cimitero, l'inchiesta della Dda non si ferma: i "segreti" dell'ex assessore Bacchi
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 16 Marzo 2019, 15:23
Quali erano i suoi rapporti con Pio Riggi? Era a conoscenza delle richieste estorsive dell’ex consigliere comunale ai danni dell’imprenditore di Tivoli Lorenzo Scarsella, titolare del project financing sul cimitero? Perché Ugo Di Giovanni, uno dei presunti sodali del clan di camorra che si sarebbe interessato di riscuotere le tangenti per conto di Riggi, sembrava vantare una certa confidenza nei suoi confronti?
Sono stati questi alcuni dei punti sui quali hanno voluto fare chiarezza gli investigatori della Dda che ieri hanno ascoltato l’ex assessore Luca Bacchi come persona informata dei fatti.

Un passaggio obbligato nell’ambito del prosieguo dell’inchiesta sul cimitero. Bacchi, che nei giorni scorsi ha avuto anche una perquisizione, viene citato nell’ordinanza che ha disposto gli arresti in due circostanze in relazione ad altrettante intercettazioni telefoniche.
Nella prima telefonata a parlare sono Bacchi e Riggi. I toni e i contenuti della conversazione, seppure non espliciti, fanno concludere al gip che i due stiano parlando del mancato rispetto da parte dell’imprenditore Scarsella del pagamento delle presunte tangenti pretese da Riggi e della richieste d’intervento di altre persone per convincerlo a pagare.

Bacchi dunque, scrive, il gip, «era a conoscenza dell’accordo corruttivo e dei modi con i quali Riggi intendeva escutere il suo presunto credito illecito».
Si tratta di un’ipotesi sulla quale gli investigatori vogliono fare chiarezza. Anche perché, un’altra intercettazione lascia intuire che Bacchi conoscesse almeno uno degli appartamenti al presunto sodalizio criminale entrato in gioco per intimidire l’imprenditore Scarsella e convincerlo a pagare Riggi.

In una telefonata in cui si parla delle richieste estorsive ai danni dell’imprenditore di Tivoli, Ugo Di Giovanni dice: «No, no mo annamo da Pio e Luca che ce devo parlare». Per gli investigatori Luca sarebbe appunto Bacchi.
Chi è Di Giovanni? Insieme a Gennaro Rizzo e Emiliano Sollazzo farebbe parte del presunto clan di camorra. Originario di Napoli ma residente a Roma, Di Giovanni è stato condannano per partecipazione ad associazioni dedite al traffico di stupefacenti e insieme a Rizzo è stato imputato, ma poi assolto per non aver commesso il fatto, nel processo sulla gambizzazione ad opera di Rizzo di una persona che risultava avere un debito proprio con Di Giovanni.

LE MOSSE DELLE DIFESE
Intanto la difesa dell’ex consigliere comunale Pio Riggi sta studiano le prossime mosse dopo l’interrogatorio di garanzia che si è svolto lunedì. L’avvocato Giampiero Vellucci nella giornata di ieri ha acquisito tutta la documentazione dell’inchiesta. Oltre duemila pagine che in buona sostanza contengono gli aspetti principali già riportati nell’ordinanza di custodia cautelare, ma anche alcuni dettagli più particolareggiati su punti specifici.
«Studieremo per bene le carte - fa sapere l’avvocato Velucci - e poi decideremo se presentare ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione oppure chiedere un nuovo interrogatorio per precisare alcuni punti».
Hanno invece già deciso gli altri arrestati Luciano Rosa, cugino di Pio Riggi e difeso dall’avvocato Giuseppina Tenga, e i tre presunti appartenenti a un clan di camorra di stanza Roma. Tutti, dopo la convalida degli arresti da parte del gip, hanno deciso di ricorrere al Tribunale della Libertà per chiedere la revoca delle misure cautelari.
 
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