Frosinone in "A", palloni in campo, invasione dei tifosi
e rigore invocato:
così il giudice sportivo
ha respinto il ricorso del Palermo

Frosinone in "A", palloni in campo, invasione dei tifosi e rigore invocato: così il giudice sportivo ha respinto il ricorso del Palermo
di Stefano De Angelis
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Giugno 2018, 17:59 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 22:03

Il Frosinone adesso può esultare. È in serie A. I tifosi possono sfogare la loro gioia, rimasta un po’ soffocata nel post finale playoff. L’atteso verdetto del giudice sportivo è arrivato poco prima delle 18 di ieri e in città è stato accolto con un boato di liberazione. Il risultato della vittoria sul Palermo per 2-0 è stato omologato. Il ricorso del club rosanero, che aveva chiesto il successo a tavolino 0-3, è stato respinto. La finale-scontro iniziata fuori dal campo è finita. È questa la decisione del giudice sportivo Emilio Battaglia.
Nel lungo dispositivo, però, ci sono anche note dolenti per il Frosinone. La prima, quella che più brucia in casa giallazzurra, è relativa al prossimo campionato: i leoni ciociari dovranno giocare le prime due gare interne in uno stadio, lo «Stirpe» da 16mila posti, a porte chiuse, senza spettatori. Non solo: al club di via Marittima è stata inflitta anche un’ammenda di 25mila euro. Multe, in questo caso più contenute, sono state comminate anche all’autore dell’eurogol che ha sbloccato la supersfida di sabato scorso, il centrocampista Maiello (sanzione di 10mila euro), e al fantasista Soddimo (1.500 euro) cui viene contestato di aver simulato un fallo da rigore. Gli altri provvedimenti adottati sono: un turno di squalifica per Dionisi, era diffidato, e per il team manager giallazzurro Manuel Milana.
La mano del giudice sportivo si è abbattuta anche sul Palermo: due giornate di stop per Dawidowicz, una per Aleesami e Jajalo nonché inibizione a svolgere attività sportiva con la Figc fino al 31 agosto per il dirigente Aladino Valoti.

IL RICORSO DEL PALERMO
Nel reclamo del Palermo c’erano tre episodi ritenuti chiave. Su tutti il lancio di palloni durante le azioni dei siciliani nella parte finale del secondo tempo. Su questo il giudice sportivo, «acquisita la documentazione (redatta dal direttore di gara, dai suoi assistenti, dal quarto ufficiale, dall’arbitro addizionale e dai collaboratori della Procura federale)», relaziona: «Con riferimento al deliberato lancio di palloni in campo», «fermo restando la censurabilità della condotta dei raccattapalle, del tesserato e dei sostenitori del Frosinone», la stessa «non può essere sanzionata» «dal momento che manca la benché minima connessione causa ed effetto». In sostanza, quando prima sono piovuti sul terreno tre palloni e successivamente un altro non c’erano le condizioni di «chiara possibilità» di segnare per il Palermo. Altro punto contestato: invasione di campo dei tifosi canarini e presunta mancata fine della partita. Su ciò il giudice sportivo fuga ogni dubbio, scrivendo: «Dall’esame della documentazione acquisita emerge che l’invasione è avvenuta a gara conclusa, per come attestato e refertato dallo stesso direttore di gara, il quale, nel proprio supplemento di rapporto, ha evidenziato che: “al termine della gara dopo il triplice fischio io e i componenti della mia sistina venivamo costretti a raggiungere di corsa gli spogliatoi in quanto si riversavano all’interno del terreno di gioco centinaia di tifosi locali, i quali erano intenti a festeggiare”». Terza questione sollevata dal Palermo: «Altri episodi arbitrali che avrebbero gravemente compromesso il risultato», vale a dire il rigore concesso dopo che l’arbitro aveva indicato, per poi confermarla, punizione dal limite. Nella sentenza di Battaglia si spiega: «Si tratta di fatti valutati dal direttore di gara poiché investono decisioni di natura tecnica (o disciplinare) adottate in campo dall’arbitro e devoluti all’esclusiva discrezionalità di questi e, come tali, rientranti nell’alveo della sua esclusiva competenza, rispetto ai quali questo organo di giustizia sportiva non può giudicare». Per tutto questo, dunque, il ricorso del Palermo è stato rigettato.

LA BATOSTA SUL FROSINONE
Se da un lato si esulta per l’omologazione del risultato, dall’altro in casa giallazzurra si recrimina. Il giudice sportivo, infatti, ha sanzionato il Frosinone con due turni a porte chiuse per lo «Stirpe» da scontare nella prossima stagione e una maxi multa. Perché? Il club è stato considerato «oggettivamente responsabile» del «comportamento - scrive il giudice dopo aver esaminato il referto arbitrale e il rapporto dei collaboratori della Procura federale - violento e ingiurioso dei propri sostenitori» e di quello «sleale e antisportivo» dei raccattapalle. Nel dispositivo si legge che i tifosi «hanno lanciato reiteratamente numerosi oggetti sul terreno di gioco, alcuni dei quali colpivano un arbitro addizionale» e poi «per ben due volte» «alcuni palloni, consegnati in precedenza dai raccattapalle» del Frosinone. Si fa riferimento anche all’invasione «al termine della gara» e al fatto che «alcuni sostenitori sono riusciti a raggiungere gli spogliatoi a causa del mancato presidio di tale zona da parte degli steward».

MAIELLO
L’ammenda a Maiello è stata così motivata dal giudice: «Per aver, verso la fine della gara, dalla panchina», «lanciato sul terreno di gioco un pallone» e per «aver tenuto una condotta intimidatoria nei confronti sia di un calciatore della squadra avversaria sia dei rappresentanti della Procura federale rifiutandosi, peraltro, di farsi identificare poiché privo della divisa di gioco». Il Palermo, intanto, ha depositato preannuncio di reclamo alla Corte sportiva di appello.
© RIPRODUZIONE RISERVATA