Braccio del carcere di Cassino inagibile, detenuti trasferiti: gli avvocati incalzano

Braccio del carcere di Cassino inagibile, detenuti trasferiti: gli avvocati incalzano
di Vincenzo Caramadre
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Domenica 17 Marzo 2019, 18:37
I cedimenti strutturali alla terza sezione detentiva del carcere di Cassino hanno determinato il trasferimento di oltre cento de- tenuti. Un’emergenza sicurezza esplosa pochi giorni fa, certificata dai vigili del fuoco, alla quale è seguita l’evacuazione notturna della struttura. Negli ultimi giorni i sindacati penitenziari, a più riprese, hanno posto la questione sicurezza nei bracci del carcere, ma ora sono gli avvocati che chiedono spiegazioni all’amministrazione penitenziaria. Il trasferimento dei detenuti nei penitenziari in provincia di Rieti, Viterbo e Napoli, peraltro ancora non ultimato, ha messo in agitazione gli avvocati penalisti del Foro di Cassino. La distanza e la permanenza fuori dalla giurisdizione crea difficoltà logistiche per gli incontri con i detenuti. Fa venir meno quel rapporto continuo che deve esserci necessaria- mente tra difensore e detenuto. Ma anche con le famiglie.

Per questo motivo l’Ordine Forense di Cassino (presieduto dall’avvocato Gianluca Giannichedda) si è rivolto all’amministrazione penitenziaria e, con una missiva, ha chiesto spiegazioni su quanto avvenuto nella terza sezione del carcere San Domenico, interessata dai cedimenti strutturali, ma anche sul criterio con cui sono stati scelti i detenuti da trasferire e l’assegnazione ai singoli penitenziari di destinazione. E, non da ultimo, i tempi di risoluzione delle problematiche strutturali. Il trasferimento dei dete- nuti ha investito soprattutto i penalisti, per questo in campo sono scesi la Camera penale di Cassino, presieduta dall’avvocato Eduardo Rotondi, e l’Osservatorio carcere, coordinato dall’avvocato Sara Simone.

L’INTERVENTO DELLA CAMERA PENALE 
«Il trasferimento dei detenuti, oltre alle difficoltà logistiche nel rapporto tra difensore e detenuto, ha un forte impatto anche sulla territorialità connessa alle visite dei familiari e a tutti i servizi radicati a beneficio dei detenuti. Su tutti i servizi sociali», ha spiegato l’avvocato Rotondi. «Chiederemo - ha aggiunto l’avvocato Simone - un incontro alla direzione del carcere per avere spiegazioni nei dettagli. Comprendiamo, naturalmente, che il problema è strutturale e non ge- stionale, per cui occorrerà un intervento diretto dell’amministrazione penitenziaria, ma occorre al più presto dettare almeno la tempistica d’intervento». C’è anche chi sottolinea l’esigenza di un nuovo penitenziario per Cassino. È il sindacato autonomo Sappe. «Nel corso della stesura del Piano carceri abbiamo chiesto di ragionare su un nuovo penitenziario per Cassino, ma la nostra richiesta è rimasta lettera morta. Il personale della polizia penitenziaria e i detenuti del carcere sono stati lasciati al- lo sbando: in condizioni insalubri, indecenti», ha spiegato Donato Capece, segretario genera- le del Sappe.
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