Il marito, un impiegato di 53 anni residente a Veroli non voleva che usasse la lavatrice perché altrimenti avrebbe consumato la corrente. Per lo stesso motivo pretendeva che la sera la donna restasse al buio nella sua camera. «A lavorare qui ci sono soltanto io, quindi i soldi a casa li porto soltanto io». Questa la frase che l'uomo le ripeteva di continuo quando trovava la sua stanza con la luce accesa o quando la trovava in bagno intenta a lavarsi. La donna a cui era stato vietato persino di frequentare la sua famiglia, per poter fare una la doccia si recava di nascosto a casa dei genitori. Nella sua abitazione le era proibito perché non poteva tenere lo scaldabagno in funzione. A detta della ragazza le aveva vietato di frequentare la sua famiglia perché temeva che lei parlasse e che dicesse ai suoi genitori in quali condizioni il marito la faceva vivere.
Bollette, la sorpresa del ristoratore alla festa con i suoi dipendenti: «Pago a tutti luce e gas»
Le botte
La paura che potesse in qualche modo strapparle le sue bambine l'aveva portata a subire qualsiasi offesa senza che lei avesse mai alzato un dito per reagire.
La denuncia
La donna, mamma di due bambine ancora minorenni, per tutelare le sue figliolette aveva sopportato. Ad un certo punto, però, non ce l'ha fatta più ed è scappata da quella casa che ormai considerava come una prigione. A seguito della denuncia il marito, che verrà rappresentato dall'avvocato Enrico Pavia è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia aggravati. Adesso la donna che è seguita dai servizi sociali, sta cercando un lavoro per potersi mantenere da sola. Il suo unico desiderio è quello di poter vivere serenamente con le sue bambine. L'imputato dal canto suo ha sempre respinto ogni addebito e tramite il suo legale di fiducia è deciso a smontare quel castello di accuse.