In carcere per usura, ma una volta libero torna a chiedere i vecchi debiti con gli interessi

Le storie dei commercianti finiti nella morsa della famiglia De Silvio di Sora

In carcere per usura, ma una volta libero torna a chiedere i vecchi debiti con gli interessi
di Roberta Pugliesi
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Venerdì 16 Settembre 2022, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 09:03

Gli strozzini non dimenticano mai, anche dopo anni passati in carcere. Massimo De Silvio, uno degli arrestati nell'operazione Ultima Corsa, era finito dietro le sbarre nel dicembre del 2016 per usura. Ma una volta libero, nel 2018, è tornato dalla stessa persona per la quale era finito nei guai pretendendo il pagamento del debito e dei relativi interessi maturati durante la detenzione. Una storia che la dice lunga sulle modalità con lui e altri componenti della famiglia sinti portavano avanti il loro giro di prestiti a strozzo. Senza scrupoli né sconti.

Nella maxi operazione "Ultima Corsa" che ha coinvolto 17 persone per estorsione, spaccio ed usura, la famiglia De Silvio aveva un ruolo primario.

Nel filone legato al racket spiccano i nomi di Errico De Silvio 38 anni e Rossella Di Rocco 44 anni che vivono ad Isola Liri, Federico De Silvio 39 anni e Massimo De Silvio detto serpente che vivono invece a Sora. Impegnati anche nella fiorente e redditizia attività di spaccio di sostanze stupefacenti, erano soprattutto loro che prestavano denaro a strozzo pretendendo poi interessi altissimi e finendo per mettere in ginocchio chi era già in estrema difficoltà.

Coloro che finivano nella loro morsa si trovavano costretti a restituire cifre che triplicavano in brevissimo tempo rispetto alla somma iniziale. «Un'attività ignobile» perché perpetrata nei confronti di chi versa già in una situazione difficile, come ha sottolineato anche il Questore Domeico Condello nel corso della conferenza stampa di mercoledì in cui è stata presentata l'operazione.

L'EMERGENZA COVID

Non è un caso che l'illecita attività sia stata anche facilitata dalla crisi economica legata alla pandemia che ha colpito molti settori produttivi costringendo nel caso specifico una ventina di commercianti di piccole e medie imprese, fra cui titolari di attività legate alla ristorazione, a rivolgersi ai componenti della famiglia De Silvio. Questi agivano sempre nello stesso modo prestando un piccolo quantitativo di denaro e chiedendone talvolta il doppio o il triplo.

Enrico De Silvio nel 2020 prestò 600 euro ad una donna facendo promettere la restituzione in un'unica soluzione di 900 euro (600 più 300 di interessi). I due pattuirono che fino a che non fosse stata restituita la somma di 900 euro sarebbero stati versati 300 euro ogni mese a solo titolo di interessi. Dal mese di febbraio al mese di ottobre 2020 la somma complessiva arrivò a 2150 euro di soli interessi. Non ci vuole molto in questo modo per gettare nella disperazione chi già sta attraversando un momento difficile. Facile intuire anche come si potesse arrivare alla volontà di compiere gesti estremi, come ha detto anche il capo della Mobile Flavio Genovesi riportando la testimonianza di una donna usurata.

LA FORZA DI DENUNCIARE

Fortunatamente ha prevalso il coraggio di denunciare, cosa che purtroppo non sempre avviene. In un altro caso lo stesso Errico De Silvio in un arco temporale compreso fra il novembre del 2019 l'ottobre del 2020 prestò 1000 euro facendosi promettere la restituzione di 1200 euro, 200 di interessi. Se ne fece restituire 4000 euro tra capitale ed interessi. Insieme a Rossella di Rocco portarono sull'orlo della disperazione due ristoratori che si fecero prestare 2000 euro. In questo caso gli interessi maturati in un semestre furono di 1600 euro. Nel frattempo non disdegnavano di mangiare con tutta la famiglia e bere gratis nel ristorante.

Anche Federico De Silvio agiva con le medesime modalità, gli interessi ammontavano al 20% mensile dell'importo prestato. Nella sua rete erano finiti un semplice cittadino, il titolare di un tabaccaio e quello di una ditta edile, nell'arco temporale compreso dall'ottobre del 2020 fino al marzo del 2021, in piena pandemia quando le attività chiudevano, i ristoratori piangevano, facevano sit-in e proteste in tutta Italia, quando non si sapeva come tirare avanti, quando le serrande si abbassavano una dietro l'altra.

Nel corso dell'interrogatorio di ieri mattina nei confronti di otto dei diciassette destinatari delle misure, qualcuno si è avvalso della facoltà di non rispondere gli altri hanno negato gli addebiti. Questa mattina presso il Tribunale di Cassino verranno ascoltati dal Gip gli altri appartenenti al sodalizio criminale.
 

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