Lo mandano via dalla squadra di caccia al cinghiale e brucia tutto: così hanno arrestato i piromani

I risvolti dell'inchiesta che ha portato all'arresto di tre persone a Giuliano di Roma

Lo mandano via dalla squadra di caccia al cinghiale e brucia tutto: così hanno arrestato i piromani
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 12 Novembre 2022, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 07:58

Era stato estromesso da una squadra di caccia al cinghiale. Uno sgarro che doveva essere pagato con il fuoco, la distruzione. È il particolare inquietante che emerge dall'inchiesta che nei giorni scorsi ha portato all'arresto di tre persone di Giuliano di Roma (Danilo e Antonio Di Girolamo, padre e figlio, e Oreste Torella) con l'accusa di incendio doloso boschivo per futili motivi.

Secondo le indagini dei carabinieri forestali - coordinate dalla Procura di Frosinone - i tre sono i responsabili dei roghi, avvenuti sulle montagne tra Giuliano di Roma e Maenza: il 16 del luglio scorso Monte Calciano e il 27 dello stesso mese a Monte Acuto. Incendi devastanti che hanno ridotto in cenere circa 300 ettari di bosco. Ci vollero tre giorni di lavoro per avere la meglio sulle fiamme, nemmeno l'intervento dei canadair fu sufficiente e alla fine arrivò la pioggia a spegnere gli ultimi focolai.
In un caso le fiamme sarebbero state appiccate da una persona soltanto, l'altro rogo invece ha visto in azione tutti e tre.

Le indagini sono partite dopo che era stato accertato che la mattina del 16 luglio una persona si era recata a Monte Calciano e dal finestrino aveva lanciato un innesco confezionato con uno zampirone scoppiato alcune ore dopo.

A quel punto i carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri forestali di Frosinone (Nipaaf), analizzando le informazioni contenute nella banca dati sugli incendi degli anni passati, hanno ipotizzato che l'autore del primo rogo potesse tornare in azione a Monte Acuto e qui hanno piazzato delle fototrappole. L'intuizione si è rivelata giusta. Ma questa volta, insieme all'autore del precedente incendio, c'erano altre due persone. Intercettazioni e altri accertamenti effettuati grazie ad apparecchiature tecnologiche di ultima generazione hanno permesso di chiudere il cerchio intorno ai tre.

Un'operazione importante considerando l'alto livello di impunità di cui purtroppo godono gli autori degli incendi boschivi. Basti pensare che a fronte di 4.100 incendi dall'inizio dell'anno, sono state arrestate 17 persone, tre delle quali in Ciociaria.

Ma veniamo al presunto movente. A scatenare la rabbia incendiaria, secondo le indagini, ci sarebbe stato il fatto che una delle tre persone arrestate era stata estromessa da una squadra di caccia al cinghiale e per vendicarsi avrebbe deciso di dare fuoco alla zona a quella assegnata. Circostanza che apre uno spaccato poco rassicurante sul mondo della caccia al cinghiale. Un mondo che forse andrebbe scandagliato più a fondo, anche a livello di ordine pubblico, se si vuole capire e prevenire l'emergenza roghi che ogni estate funesta anche la Ciociaria. Spesso infatti gli incendi boschivi riguardano zone di caccia.

Solo una coincidenza? Nessuno lo crede più. Le normali rivalità nelle attività venatorie per qualcuno diventano motivo di una faida senza esclusioni di colpi. Oltre agli incendi, spesso, le vendette si consumano anche con l'uccisione dei cani con le esche avvelenate come avvenuto solo qualche giorno fa nella zona di Pontecorvo. I nuovi criteri introdotti per l'assegnazione delle zone di caccia hanno fatto crescere la rivalità. Prima le aree venivano quasi sempre assegnate alla stesse squadre, da qualche tempo il nuovo regolamento regionale invece premia le squadre che abbattono più cinghiali. E una volta interessate dagli incendi, le aree restano interdette per dieci anni a qualsiasi attività. Senza considerare che i cinghiali, per mettersi in salvo, scappano verso le altre zone di caccia.

Gli arrestati nell'operazione dei carabinieri, alla presenza dei loro legali (Angelo Pincivero e Giovanna Liburdi), sono stati ascoltati dal gip Antonello Bracaglia Morante. Per lunedì sono attese le decisioni.

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