Emanuele Morganti, la sorella Melissa: «Giustizia non è fatta, ma dobbiamo accontentarci»

La Cassazione ha confermato le pene: Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna tornano in carcere

La sorella mostra la foto fin Emanuele
di Pierfederico Pernarella e Andrea Tagliaferri
4 Minuti di Lettura
Venerdì 27 Maggio 2022, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 10:17

Michel Fortuna, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci oggi torneranno in carcere. Il verdetto inappellabile, quello della Cassazione, è arrivato ieri, alle due del mattino, dopo l'udienza fiume di mercoledì: 14 anni di reclusione. Sono colpevoli in via definitiva per aver picchiato brutalmente e causato la morte di Emanuele Morganti, anche se non volevano ucciderlo. Per i giudici della Suprema Corte, così come per quelli di primo e secondo grado, la morte del ventenne di Alatri, avvenuta a conclusione di un pestaggio nella notte tra il 25 e il 26 marzo del 2017, è da ricondurre ad un omicidio preterintenzionale e non volontario.

Emanuele venne preso di mira dai tre dopo aver litigato all'interno di un locale notturno con un altro ragazzo che infastidiva la sua fidanzata. Tutto sembrava finito lì. Nella piazza invece, dove erano presenti altre decine di giovani, si scatenò una caccia all'uomo. Emanuele provò a difendersi, poi tentò di mettersi in salvo quando, colpito da un pugno sferrato da Fortuna, inciampò e cadde contro un'auto in sosta sbattendo violentemente il capo.

In ospedale i medici tentarono l'impossibile, ma l'emorragia cerebrale era troppo grave.

LA RICOSTRUZIONE

A ricostruire quei momenti tragici davanti ai giudici della Suprema Corte è stato il procuratore generale Giovanni Di Leo: «Fu un'aggressione priva di ragione. Non si può individuare cosa possa aver portato a tutto questo se non una concezione della vita umana inesistente. Un episodio avvenuto in una piazza dove c'erano decine di persone che non hanno fatto nulla, salvo poche eccezioni per salvare Emanuele. Il massacro del ragazzo nella piazza - ha continuato il magistrato - è stato lo spettacolo della serata».

Il procuratore generale ha quindi chiesto il rigetto dei ricorsi della difesa e della parte civile e la conferma della pena inflitta in Appello, 14 anni, per omicidio preterintenzionale. Questo perché, come accertato dal medico legale, il decesso di Emanuele non venne causato dai pugni e dai calci del branco, ma dall'emorragia cerebrale provocata dall'impatto contro l'auto.
La Corte si è ritirata in camera di consiglio dopo le 17, poi intorno alle due di notte il verdetto che ha confermato quanto era stato stabilito in Appello.

Un anno fa Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna erano stati scarcerati per scadenza dei termini di custodia cautelare. Adesso però, con la sentenza passata in giudicato, per tutti e tre nelle prossime ore si apriranno di nuovo le porte del carcere. I tre hanno trascorso dietro le sbarre già circa quattro anni, ora dovranno scontarne altri dieci, ma tra due anni, con la buona condotta, potranno usufruire della semilibertà e degli altri benefici di pena.

LE REAZIONI

«Giustizia non è fatta, ma dobbiamo accontentarci», commenta Melissa Morganti, la sorella di Emanuele, che mercoledì era davanti al Palazzaccio. «A livello giuridico dovremmo essere soddisfatti, perché la sentenza della Cassazione conferma la colpevolezza di chi ha ucciso mio fratello - prosegue la ragazza - Però, la mia e la nostra insoddisfazione resta immutata fin dal primo grado di giudizio. È stato un processo lacunoso e difficile, che non ha reso giustizia ad Emanuele per cui non potremo mai ritenerci compiaciuti. Non solo perché qualunque pena non ci avrebbe ridato indietro Emanuele, ma anche perché per noi non è stato ucciso per sbaglio».

Insieme a Melissa mercoledì c'era anche il regista Daniele Vicari, autore del libro Emanuele nella Battaglia: «Sono tante le domande che restano a chi quella sera era presente e non ha fatto nulla per aiutare Emanuele o, successivamente, per chiarire i fatti. Rimane aperto, quindi, un problema culturale e anche per questo le tante iniziative nate in memoria di Emanuele assumono ancor più importanza».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA