Gianfranco Spadaccia, la camera ardente in Senato e l'ultimo saluto all'ex segretario del Partito Radicale

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Gianfranco Spadaccia, l'ex segretario del Partito Radicale è morto a 87 anni domenica. Francesco Spadaccia, suo nipote, si è sentito male martedì, mentre era venuto a dare l'ultimo saluto allo zio. Si trovava in Senato, dove era stata allestita la camera ardente. 

«Per me è stato come un fratello più grande e credo sia stato così per molti altri radicali. La sua morte è una grande perdita per me e il Paese tutto. Ciao Gianfranco». Così Emma Bonino ricorda commossa Gianfranco Spadaccia, uno dei leader storici del Partito Radicale scomparso domenica. Da sempre in prima fila, insieme a Marco Pannella, nel combattere la grandi battaglie radicali, dal divorzio all'aborto, dall'obiezione di coscienza alla riforma del diritto di famiglia sino alla depenalizzazione del reato di consumo di stupefacenti, Spadaccia è stato segretario del partito dal 1967 al 1968 e dal 1974 al 1976, oltre che deputato per due legislature e senatore per altre due. L'annuncio della scomparsa è stato affidato da Radio Radicale ai social. E immediatamente tutta la famiglia politica radicale si è unita nel cordoglio. «Con Marco e tanti altri - sottolinea sempre Bonino - siamo tra gli artefici di quella promozione e conquista dei diritti civili in Italia». Bonino ricorda anche quando Spadaccia venne arrestato, come segretario del Partito Radicale, insieme a lei stessa e ad Adele Faccio. Un gesto che, osserva, «spianò la strada alla depenalizzazione del reato di aborto e alla legge 194. Gianfranco - conclude Bonino - ha speso la sua vita nell'impegno politico, fino ad essere, più di recente, il primo Presidente di Più Europa». Carica oggi ricoperta da Riccardo Magi che confida che la figura dello storico leader radicale possa essere una guida nella lotta «per la democrazia e lo stato di diritto». Ed è a lui che si rivolge anche Benedetto Della Vedova, che dal seggio di Milano gli dedica il proprio voto. Per Francesco Rutelli è stato un «simbolo della storia del Partito Radicale e del riformismo italiano. La sua - conclude l'ex Sindaco di Roma - è un'eredità di libertà, battaglie, e responsabilità». Amico e compagno per settant'anni, il suo modo di vivere la politica - sono le parole di Massimo Teodori - è stato un esempio per moltissimi giovani che si sono avvicinati al Partito radicale nella speranza di un'Italia migliore». Così pure i co-portavoce e il presidente del Consiglio federale nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Marco Boato lo ricordano, osservando che «l'Italia perde un uomo politico che ha sempre goduto di grande stima e che lascia un segno profondo nella nostra storia civile e democratica».