Usa, 22 milioni senza lavoro: rivolta in Michigan. Trump vuole riaprire

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Ventidue milioni di americani senza lavoro, trimestrali in profondo rosso, il fondo da 350 miliardi di dollari per i prestiti alle Pmi già bruciato, il petrolio che naufraga verso i minimi degli ultimi 30 anni e migliaia di cittadini che scendono in piazza, anche armati, in vari Stati per protestare contro il lockdown.

L'emergenza coronavirus diventa sempre più esplosiva negli Usa, con scenari ormai da Grande Depressione, e spinge Donald Trump ad accelerare sulla riapertura del Paese, nonostante sia stabilmente al primo posto al mondo per morti (oltre 31 mila) e contagiati (più di 640 mila). «I dati suggeriscono che abbiamo raggiunto il picco di nuovi casi, ora vogliamo ripartire», ha spiegato il presidente, annunciando nuove linee guida per il distanziamento sociale e rimandando ai governatori la decisione sui tempi. In una netta retromarcia rispetto ai giorni scorsi, quando aveva rivendicato la sua totale autorità nelle decisioni, Trump ha infatti detto ai governatori che sono loro i responsabili della decisione: «Noi vi saremo accanto e riapriremo il Paese. Alcuni di voi sono in una buona posizione per riaprire anche prima dell'1 maggio.

Chi invece vuole prendersi più tempo può farlo». Le linee guida dettate dalla Casa Bianca prevedono una riapertura in tre fasi: una prima fase in cui resta in vigore il distanziamento sociale, le scuole restano chiuse e si continua a privilegiare il lavoro a distanza. La seconda fase prevede l'apertura delle scuole, l'autorizzazione ai viaggi non essenziali e l'apertura di ristoranti, bar e palestre ma nel rispetto del distanziamento sociale. La fase tre è quella del quasi ritorno alla normalità, con restrizioni quali il distanziamento sociale solo per i più fragili. Con il rimandare la decisione ai governatori, Trump evita un nuovo fronte di scontro. Molti avevano infatti già intrapreso iniziative per muoversi autonomamente rispetto alle indicazioni dell'amministrazione. Fra questi il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo che, nonostante il calo dei morti, dei contagi e dei ricoveri, ha prolungato il lockdown fino al 15 maggio. Il timore più condiviso, anche da parte del mondo economico, è che non ci sia una sufficiente capacità di fare test di massa per monitorare i contagi.

Lo ha detto chiaramente il patron di Amazon Jeff Bezos, che punta a controllare tutti i suoi dipendenti, anche quelli senza sintomi: «Test regolari su scala globale, in tutte le industrie, aiuterebbero a tenere al sicuro la popolazione e l'economia a correre. Per far sì che questo funzioni, noi come società abbiamo necessità di test, molti di più di quanto sono disponibili ora». Gli Usa sono in grande ritardo anche per i testi sugli anticorpi: la Food and Drug Administration (Fda) finora ne ha autorizzato solo uno. Ma Trump, raccontano, è terrorizzato dal crollo dell'economia americana, che rischia di compromettere la sua rielezione mentre il Partito democratico si è già ricompattato interamente su Joe Biden. L'ultima doccia fredda sono gli oltre 5,2 milioni di americani che nell'ultima settimana hanno chiesto il sussidio di disoccupazione: nell'ultimo mese in totale sono 22 milioni, pari al numero di posti creati in nove anni e mezzo di ripresa iniziata alla fine dell'ultima recessione nel 2009 e durata fino all'arrivo della pandemia. Una falcidiata che non ha risparmiato quasi nessun settore, dal turistico-alberghiero ai negozi al dettaglio, dalle industrie manifatturiere alle roccaforti dei colletti blu, come gli studi legali. Alcuni esperti prevedono una disoccupazione al 17% in aprile, superiore a quella della Great Depression degli anni '30. L'alta disoccupazione è destinata ad aumentare il tasso di povertà e ad accrescere le disparità razziali, colpendo i neri almeno il doppio rispetto ai bianchi. Le tensioni sociali si cominciano a far sentire, con mobilitazioni di massa contro i governatori e le loro restrizioni: la più preoccupante è stata in Michigan, dove migliaia di persone, in auto ma anche a piedi e armati, hanno manifestato davanti al parlamento locale. Proteste analoghe sono spuntate in North Carolina e in Kentucky: «libertà», «riaprite», «fateci tornare a lavorare», sono gli slogan dominanti. Segnali di insofferenza dalla pancia del Paese che il tycoon tende a non ignorare.