Dalla Ciociaria spedizione in Tunisia
I "Topini Randagi" sfidano
il deserto nel segno della solidarietà

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I Topini Randagi di Castro dei Volsci (gruppo di appassionati delle 4 ruote che, con i loro fuoristrada organizzano, periodicamente, tour di grande impatto emotivo) sono da poco rientrati dall’ennesimo tour: questa volta in Tunisia.
Dagli incantevoli scenari africani sono tornati con un nutrito album di testimonianze, e soprattutto con una enorme esperienza umana. Va precisato, infatti, che ogni spedizione ha delle finalità sociali.  E in Tunisia (tra l’altro) i Topini Randagi hanno  riparato un pozzo di vitale importanza per la popolazione locale.

SCHEDA TECNICA DEL VIAGGIO: 

partenza dal 3 ottobre 2018 da civitavecchia

ritorno da tunisi per salerno

totale km percorsi 1600 

macchine 8 di cui un equipaggio femminile già  alla terza  esperienza tunisina

persone 17

notti di campo 4

Il percorso è stato immortalato dalle foto di Angelo Bruno e Giovanni Pulcinelli 

Capo spedizione: Mauro Perfili


Ecco la spedizione nel dettaglio raccontata dai protagonisti:

Tunisand 2018

Anno 2016 si progetta di ritornare in Tunisia per un viaggio esclusivamente avventuroso e senza tappe intermedie, purtroppo la situazione instabile del paese ci farà rinunciare e affrontare quanto programmato nel 2016 solo adesso Ottobre 2018.
La scelta degli equipaggi non è stata facile , considerate le difficoltà affrontate, ci siamo accorti che il numero delle auto di questa spedizione era al limite del consentito e soprattutto non poteva essere affrontato da inesperti. 
Un itinerario nell’estremo sud, obiettivo di questa spedizione il lago di Ain Ouadette, dove l’orizzonte si confonde con il grande deserto di sabbia, il regno di sua maestà il sahara.
Dune infinite e cordoni maestosi da cui si ammira un panorama unico, di una immensità senza eguali, per poi scendere da terrazze mozzafiato. E le oasi con i laghetti sperduti nel deserto, gemme incastonati tra le sabbie infinite che ne difendono la purezza, i cui colori spezzano la monotonia dell’orizzonte. Montare il campo su un mare di sabbia... una sabbia finissima che si insinua in ogni fessura, all’interno del veicolo, nei vestiti e tra i capelli... poi, lasciar annegare il sole dietro le dune di sabbia e addormentarsi accanto al falò, sotto una infinita coperta di stelle. Solo arrivando fin qui si potrà capire perché il deserto, simbolo dell’infinito e dell’eterno, lascia dentro ogni viaggiatore un così grande senso di immensità e di meraviglia.
Dopo questa breve premessa vi lascio al racconto del nostro amico e capo redattore Gianni Pulcinelli .
03/10/2018
Cavolo, questa volta la traversata si sente eccome, mare mosso, grandi onde, vento. Eccoci, siamo sulla nave “Catania”, della Grimaldi, che ci sta portando a Tunisi per uno dei tanti viaggi organizzati dai Topini Randagi.
Allungato su una delle cuccette della cabina 6113 insieme a Mauro ed Adriano, incomincio a descrivere questo viaggio; ritorniamo in Tunisia, 10 giorni, di cui 4 notti da passare in un campo-tenda in pieno deserto, otto equipaggi super attrezzati, 17 persone pronte all’avventura.
Un viaggio targato Tunisia Hard.
Il sonno scende, il mare sale, la stanchezza della lunga giornata si fa sentire. Decido di guadagnarmi qualche ora di sonno. Buona notte.
04/10/2018
La notte è passata con le onde che hanno violentemente cullato la nave, al risveglio ci attende una buona colazione al bar del ponte 5. Facciamo due chiacchiere fra amici, qualche curioso che ci chiede dove andiamo e, senza rendercene subito conto, incominciamo ad intravedere le coste della Tunisia. Dopo 2 ore, siamo pronti allo sbarco. Le procedure doganali non sono cambiate dall’ultima volta, per evitare di farci “smontare” la macchina, con 10€ ad equipaggio, esibiamo solo il passaporto e i documenti dell’auto.
Ora non ci resta che raggiungere Mahdia che dista oltre 200 km da Tunisi. Facciamo il pieno ai mezzi, il che è un piacere visto il prezzo del carburante, proseguiamo per Mahdia. L’albergo El Mouradi Mahdia è molto grande, sontuoso, splendida posizione, un mare mozzafiato, personale gentilissimo e sempre disponibile. Ottima cena, connessione Wi-Fi per contattare le nostre famiglie in Italia e tutti a dormire, domani ci saranno 300/350km da macinare. 
05/10/2018
Giornata di trasferimento da Mahdia al Campement Zmela passando per El Jam per ammirare il Colosseo. È il terzo per dimensioni, dopo quello di Roma e di Capua, ma è sicuramente il monumento più imponente dell’Africa. Modellato dopo il Colosseo di Roma, con il fratello italiano condivide il fatto di essere l’unico al mondo ad avere una facciata intatta con tre livelli di gallerie. È alto 36 metri, riesce a contenere fino a 30mila persone ed è stato costruito all’inizio del III secolo dai romani, sotto l’egida del proconsole Gordiano I, il quale venne acclamato Imperatore a Thysdrus, intorno al 238.
Ripartiamo per Matmata, via autostrada. Mentre il sole cala alla nostra destra notiamo un susseguirsi di contadini che vendono su banchetti improvvisati diversi generi di alimenti; anche all’ingresso dell’autostrada ci vengono vendute delle “pizze fritte”. I venditori attirano l’attenzione dei passanti sventolando sacchetti di plastica colorata, seduti lungo la banchina stradale, incuranti delle auto che sfrecciano a pochi metri da loro. Sui tralicci metallici le cicogne costruiscono i loro nidi, ce ne sono decine e decine lungo la strada.
Usciamo dall’A1 e ci immettiamo su strade che attraversano vari paesi, la cosa più curiosa, sono i distributori “fai da te” di carburante, sicuramente di contrabbando, numerosissimi lungo la strada. Il pieno si fa con una pompa improvvisata costituita da un recipiente di metallo e un tubo di plastica che funziona a caduta. 
Siamo ora sulla pista della pipeline che da Bir Soltane ci porta all’oasi di Ksar Ghilane, considerata una delle oasi più belle del Nord Africa, con un laghetto di acqua sorgiva calda. Ksar Ghilane unisce la bellezza dei luoghi alla facilità con la quale è raggiungibile. Veniamo fermati dall’esercito, vogliono sapere dove andiamo e vedere i permessi che, in precedenza ci erano stati inviati dalla nostra guida Moktar. Tutto in regola ma la lentezza burocratica ci rallenta e ci farà sostare piu’ del previsto all’oasi, ne approfittiamo per prendere confidenza con le dune in sella ad una decina di quod. 
Siamo a tramonto già inoltrato, con le nostre tracce percorriamo la pista per 16Km fino al Campement Zmela Labrissa meta della nostra prima notte nel deserto, la navigazione non sarà facile, la notte fonda confonde la pista con cumuli di sabbia, qualcuno si insabbia, buio intorno a noi, siamo nel nulla, Mauro attento nella navigazione riesce ad individuare correttamente quanto gli strumenti GPS segnano ed una buona intuizione, raggiungeremo il Campo Zmela per ora di cena.
La notte ha preso il sopravvento, quando arriviamo Moktar ad aspettarci, subito allestiamo il campo. Chi cucina, chi monta le tende, una lunga tavolata riunisce tutti gli equipaggi a cena. Non passiamo inosservati, un gruppetto di motociclisti si unisce a noi per paio di bicchieri di vino. Sono una coppia calabrese in viaggio di nozze rimasti sorpresi dalla nostra cambusa fornitissima anche con la specialità del loro paese: la nduja, uno dei più famosi, se non il più famoso, tra i prodotti alimentari tipici calabresi, un salame morbido, spalmabile, piccantissimo, che per un attimo li ha riportati alla loro terra. Con loro ci sono due ragazzi greci, parliamo delle nostre esperienze di viaggio, ci scambiamo gli adesivi e rimaniamo a chiacchierare fino a quando un fresco venticello ci consiglia di andare a dormire in tenda. Domani tutto deserto, alzo gli occhi al cielo, milioni di stelle ci guardano partecipando alla meravigliosa serata. Qualcuna cade e ci saluta con una magica scia luminosa. Le costellazioni vibrano freneticamente e la via lattea si mostra in tutta la sua magnificenza. In quell’attimo mi rendo conto che tutto ciò che mi serve nella vita si trova racchiuso in questo istante: compagnia, calore, la natura e la felicità. Non mi serve nient’altro per vivere. Sto vivendo il mio momento perfetto, quindi buona notte, domani ci sarà da trottare.
06/10/2018
Sono le 6 del mattino, il sole schiarisce le dune creando dei colori pastello tra sabbia e cielo. Moktar, la guida, è già pronta, il tempo di smontare il campo, una colazione veloce e partiamo verso il primo cordone di dune dove incontriamo subito le prime difficoltà date dalla sabbia, il Il fesh fesh: la temibile sabbia del deserto, finissima, appiccicosa e molto volatile, così fine da assomigliare al borotalco, che mette in difficoltà le auto impegnate nell’off-road. Spettacolari nuvole di polvere si alzano dalle gomme tacchettate, infilandosi in ogni interstizio dell’auto, e non solo.
È un continuo spostare “piastre” da un mezzo all’altro, Franco si propone come portatore di piastre macinando km fra le dune. Dopo un paio di ore abbiamo fatto solo qualche km, la tappa di oggi ne prevedeva circa 25. Adriano e Mauro fanno da apripista, Pilota e Navigatore, seguono le orme di Moktar il fesh fesh non sarà clemente una tappa difficilissima e insidiosa, tantè che in un catino e per una manovra troppo irruenta stallonano lo pneumatico dal cerchio, l’operazione di ripristino ci farà perdere molto tempo, rigonfiare lo pneumatico in quelle condizioni non sarà cosa facile ma la professionalità, la calma e l’esperienza rimette in marcia il defender 110 di Adriano. 
Finalmente prendiamo confidenza con questi cosiddetti “cordoni”, riusciamo ad aggirarli e superali, comunque lo spettacolo è senza eguali, fa molto caldo, l’unico tormento sono le mosche. Superiamo il cordone scorriamo lungo i “catini” fino ad arrivare alla piana di El Mida, in sole 7 ore abbiamo percorso 17 Km, Facciamo una meritata e veloce sosta pranzo, il buio arriva presto, mancano poche ore al calar del sole, ci accorgiamo che non sarà possibile raggiungere il punto prefissato di fine tappa.
Ripartiamo, cercando di percorrere piu’ km possibile prima del calar del sole, questa volta siamo più fortunati, le piogge della settimana scorsa hanno reso più dura la sabbia di questo ultimo tratto, quindi percorriamo questi ultimi km senza troppe difficoltà . 
Sono le cinque del pomeriggio, le ombre si sono allungate, il sole sta per tramontare, quindi decidiamo di fermarci ed allestire il campo prima che faccia buio. Nonostante la stanchezza, ognuno monta le proprie tende, Luca, Luciano ed altri preparano la cena per tutto il gruppo, il campo è illuminato dalle torce che portiamo sulla fronte e da luci led appese tra le auto. La guida non è sola, ci sono altri due componenti, si sono accampati vicino a noi, hanno acceso un fuoco con dei rami secchi raccolti lungo il tragitto, uno di loro inginocchiato a terra sta impastando la farina in una larga terrina in metallo per preparare il pane cotto nella sabbia. Spianate le braci, vi adagia l’impasto appiattito, ricoprendolo con ceneri, braci e sabbia; dopo15-20 minuti, lo dissotterra e lo poggia sopra a un telo in cotone spolverandolo con uno straccio. Lo porta ancora fumante alla nostra tavolata, alcuni di noi lo conoscono già e sanno che è ottimo. Scambiamo con loro alcune tazze di caffè e qualche dritta per affrontare al meglio le dune il giorno dopo. Finalmente, stanchi ma con gli occhi grati di questa immensità, andiamo a dormire.
07/10/2018
El Khabar –Ain Ouadette
La notte è passata tranquillamente, l’alba arriva molto presto, sono le 6 ed è praticamente giorno. Puntuali anche le mosche. Sul campo c’è un profumo di pane appena sfornato, le nostre guide hanno replicato. Alle 8 siamo pronti ad attaccare la “Grande Duna” del Grand Erg Orientale, una serie di cordoni altissimi, dune mozzafiato che si susseguono per tantissimi km. Oggi ne dobbiamo fare 25 per arrivare all’oasi di Ain Ouadette. La pioggia della settimana passata ci aiuta a superare più agevolmente queste altissime dune. La giornata di ieri è servita a tutti i drivers per apprendere il giusto modo di affrontare le dune, infatti difficilmente rimaniamo insabbiati al punto di non dover usare le piastre o farci tirare dai verricelli. I pneumatici sono stati portati alla pressione di 0,8bar così faremo più presa sulla sabbia; scavalchiamo molti cordoni, ogni passaggio ci lascia con il fiato mozzato per la bellezza e la composizione delle dune che sembrano dei morbidi cuscini su cui noi scivoliamo con i nostri 4x4.
Affrontiamo discese lunghe e ripide, che vengono riprese da tutte le angolazioni, le facciamo con il fiato sospeso e quando arriviamo giù ci sentiamo soddisfatti. Tiriamo avanti per 5/6 ore poi finalmente arriviamo all’oasi di Ain Ouadette dove facciamo campo. 
Ain significa sorgente, ma non è una vera sorgente naturale, poiché realizzata dall’uomo per approvvigionare il campo durante le perforazioni petrolifere. L’oasi ci appare all’orizzonte come un vero e proprio miracolo. Dopo giorni in cui abbiamo imparato a razionare l’acqua per lavarci, immergersi ora in questa sorgente sarà una sensazione di sollievo indescrivibile, l’acqua che sgorga con un flusso costante da un tubo è leggermente solfurea e calda, il tempo di mettersi il costume e siamo già tutti in acqua, non vediamo l’ora di toglierci un po’ di sabbia addosso. Altri laghetti circostanti fanno sopravvivere i pastori nomadi R’baja che, con dromedari e asinelli al seguito provenienti dall’Algeria, fanno rifornimento d’ acqua non più negli otri di pelle, ma di camere d’aria forse più capienti e più pratici ma certo meno caratteristici. Infatti ad un pozzo immediatamente dietro il cafè “Chez Carlos” stanno abbeverando gli animali nel fontanile, ci sono con loro bambini più o meno grandi vestiti nei colori sgargianti delle loro tribù, tutti noi ci avviciniamo salutandoli, regalando qualcosa da mangiare. Le ragazzine più grandi non vogliono farsi fotografare coprendosi il volto con i veli, Angelo scatta loro delle foto molto belle che ci faranno ricordare con nostalgia questo viaggio e questi colori. Annamaria e Giancarlo portano loro giocattoli e caramelle, noi senza essere troppo invadenti scattiamo qualche foto. Franco, il portatore di piastre, resta a giocare con loro per tutto il tempo della sosta, saltando il pranzo che noi stavamo consumando piu in là, confessandoci poi che queste cose le aveva viste solo su National Geographic e che non credeva fosse possibile vivere questa esperienza.)
Le tende sono montate vicino ai mezzi, Luca, Luciano e Sax preparano la cena, rimaniamo a chiacchierare al buio, il cielo e la via lattea continuano a regalarci uno spettacolo che nelle nostre città non riusciremo sicuramente a vedere. Angelo, Andrea ed altri del gruppo si organizzano per andare a fare foto notturne alla pozza con il cielo stellato e i nostri 4x4 a fare da sfondo; noi rimaniamo a naso all’insù per vedere le tante stelle cadenti che l’universo ci regala. 
08/10/2018
Ain Ouadette – Tembaine
Buongiorno. Magari…la notte non è stata delle più tranquille. Dall’1,30 e per circa 2 ore abbiamo avuto la gradita visita di una mandria di asinelli selvatici, che per andare ad abbeverarsi alla fonte, sono transitati in mezzo alle tende, i piu giocherelloni hanno tirato uno scherzo al Presidente, mettendo vicino la sua tenda gli avanzi della cena, così facendo gli asini hanno disturbato ed invaso la paponetenda, ma le magiche parole di Mauro PRUSH PRUSH hanno allontanato gli asini, intanto qualche asinello piu’ piccolo aveva battezzato la tenda dei lucas con una pisciatina nella loro veranda dove dormiva il portatore di piastre ed Enzino. Fortunatamente Moktar, ci aveva avvertito che sarebbero passati, ciò nonostante la cosa ci ha messo un po’ di apprensione, ma almeno eravamo preparati all’ivasione.
Comunque tutto bene, sveglia alle 6 come tutte le mattine, colazione, smontaggio e controllo mezzi, si parte.
Ormai siamo più preparati, quindi si va anche più “veloci”. Angelo ed Andrea sono in posizione ottimale per fare una ripresa a tutti i veicoli incolonnati. Il primo cordone della mattina ci riserva subito qualche difficoltà per i passaggi tra le dune, Moktar scende dal 4x4, controlla, scruta e sceglie il tratto migliore per farci passare. Non è facile, tant’è che un gruppo di fuori stradisti austriaci hanno rotto un mezzo e da due giorni aspettano l’arrivo di un Unimog (dal tedesco “UNIversal-MOtor-Gerät”, cioè “veicolo universale a motore) da Douz che gli risolverà il problema sicuramente a costi molto elevati. Maciniamo km tra salite e discese, la maledizione “austriaca” colpisce anche noi, Enzino ha rotto!!! Ci risiamo il suo piede pesante non delude!!!!!....Ma noi non siamo austriaci… subito un consulto tra gli “esperti” Luca Bag, Andrea, Sax, Francesco e Adriano, capiscono qual è il problema; la diagnosi è: rottura del differenziale, abbiamo anche il pezzo di ricambio con noi. Senza pensarci due volte i ragazzi sono all’opera, chi sfila semiassi, chi da sotto il mezzo si fa passare varie serie di chiavi inglesi ed attrezzi per “operare”; sopra lenzuoli bianchi (stile sala operatoria) vengono posti tutti gli attrezzi, persino un frullino e una pistola elettrica per svitare ed avvitare bulloni. Annamaria e Sara preparano un buon caffè, tempo due ore e di nuovo su e giù per le dune; che gruppo!!! Non ci ferma nessuno, Franco il portatore di Piastre esclama ….. da National geographic a DMAX i maghi del motore !!!!!!
Dalla cima di una maestosa duna ci affacciamo, c’è una discesa da paura, paragonandola ad una pista da sci verrebbe classificata come una “nera”; la guida ci dà istruzioni per affrontarla, Mauro ed Adriano scendono per primi, tutto ok tocca al nostro equipaggio, (da qualche giorno viaggio con la Land Rover di Francesco… Prima classe, dotato di tutti i confort compresa aria climatizzata), sa bene come affrontare le dune, ho ceduto il mio posto a Rocco che per qualche giorno, nei passaggi piu’ hard affianca Giancarlo per tranquillizzarlo e renderlo piu’ a suo agio sulla sabbia vista la poca esperienza di guida nei veri cordoni.
Siamo sulla cresta della duna, cinture allacciate, musica country a palla e giù per una discesa mozzafiato. Davvero forte, tutto bene, è stata una vera scarica di adrenalina.
Man mano scendono tutti i vari drivers, scambiandosi le sensazioni provate. Facciamo un break veloce seduti all’ombra delle verandine montate sui mezzi, abbiamo ancora tanti km verso la meta Tembaine, dove arriviamo alle 16,30/17,00, scegliamo il posto per il campo e montiamo le tende. Riusciamo anche a farci una doccia grazie ai serbatoi dei 4x4, i ragazzi della cambusa hanno preparato un’eccellente pasta e fagioli che il gruppo gusta con piacere.
09/10/2018
Tembaine – Douz
Solita sveglia alle 6, dall’alto del monte Tembaine vediamo sorgere il sole sul deserto del Grande Erg orientale, è uno spettacolo senza eguali, tutti con lo smartphone a riprendere la scena. Ci fermiamo al cafè Tembain per colazione, foto e con stupore ritroviamo il nostro adesivo dei Topini Randagi che avevamo attaccato cinque anni fa; lo rinnoviamo con uno fresco di stampa e ci incolonniamo per la partenza verso Douz.
Ci sono una serie di cordoni da fare, alcuni catini e lunghe piste polverose; li passiamo agevolmente, dopo i passaggi dei giorni scorsi questi non ci impensieriscono, anzi sembrano quasi troppo facili. Ripassiamo sui Waypoint (Un waypoint è un punto di riferimento nello spazio fisico utilizzato per qualsiasi tipologia di navigazione) di 5 anni fa dove Annamaria spaccò il paraurti posteriore della sua Mitsubishi e il WP dove Enzino (ebbene sì… sempre lui) lasciò un semiasse della sua Regina tra le dune. 
Al Cafè Du Park facciamo incetta di Brik tra l’altro molto buoni, ci rilassiamo un po’, prima di ripartire un buon caffè della Ditta Sara-Annamaria &Company e via sulla pista che costeggia il parco de Jebil, esteso per 150 mila ettari il Parco nazionale di Jebil è il più grande della Tunisia. Costituito nel 1994, ai margini del Grande Erg Orientale, è l’unico degli otto presenti nel Paese a distendersi nel deserto del Sahara. La lunga e polverosa pista conduce alla splendida località di Douz, l’oasi più antica della Tunisia nota anche come “la porta del deserto” data la sua posizione che la vede proprio a ridosso del Sahara. A caratterizzarla è un paesaggio mozzafiato fatto di dune di sabbia bianca e foreste di palme da dattero, foto di rito. Raggiunto l’albergo Sahara Douz chiediamo a Moktar di procurarci datteri freschi da riportare a casa, dopo qualche ora è di ritorno, lo salutiamo, ringraziandolo della sua pazienza e per la sua professionalità; lasciamo a lui tutte le vettovaglie che non abbiamo consumato, ci ringrazia dicendoci che durante questi giorni si è trovato benissimo con noi.
Di corsa in camera per una doccia che aspettiamo da 4 giorni ed una rasata alla barba che abbiamo lasciato incolta. Pronti e profumati saliamo sui 5 taxi che la reception gentilmente ha chiamato per portarci nel Souk che ospita uno dei mercati più caratteristici e pittoreschi della Tunisia. Tra i colori straordinari delle spezie che si mischiano ai prodotti dell’artigianato berbero, facciamo shopping per riportare qualcosa di caratteristico alle nostre famiglie. Ci sono grossi camion che ci incuriosiscono, ci avviciniamo e scopriamo che si tratta di mezzi per la logistica per una corsa di 100 km nel deserto del Sahara lunga 3 giorni che partendo dall’oasi di Ksar Ghilane si snoda per tutto il sud-est della Tunisia.
Torniamo carichi di buste e pacchettini pronti per andare a cena, troviamo tantissimi turisti tra motociclisti ed appassionati di deserto provenienti da tutta Europa.
Non possiamo fare tardi poiché la tappa di domani sarà molto impegnativa: 450Km fino ad Hammamet.
10/10/2018
Douz- Hammamet
Lasciamo Douz alla volta di Hammamet, attraversiamo sparuti gruppi di abitazioni, qualche centro più grande le cui strade pullulano di venditori che espongono ogni tipo di merce, dalle bellissime e coloratissime ceramiche alle taniche di nafta fino ai macellai che espongono pelli e teste di vari animali. Lungo la strada tutti ci salutano, incontriamo bambini e ragazzi che vanno a scuola; ormai, almeno nei centri più grandi, la globalizzazione ha uniformato i giovani, infatti quasi tutti camminano con uno smartphon e cuffiette ascoltando musica come tanti ragazzi europei. 
Tiriamo a lungo fino alle 13, una radura ombreggiata al lato della strada ci ospita per un “panino” questa volta non troppo veloce e l’immancabile caffè.
Deviamo per Kairouan, per ammirare la Grande Moschea di Uqba, immersa nella medina di Qayrawan, è uno dei luoghi più sacri della religione islamica, e magnifico esempio dell’architettura di epoca aghlabide, presa a modello per tutte le moschee successive del Maghreb. Qui sono conservati dei peli della barba di Maometto perché qui c’è la tomba del suo barbiere, suo grande amico. La Grande Moschea di Uqba, immersa nella medina di Qayrawan, vanta il fatto di essere la più antica moschea della Tunisia, la quarta città santa dopo la Mecca, la Medina e Gerusalemme, è stata inserita dall’UNESCO tra i patrimoni dell’Umanità.
Tra i banchi del souk, nelle stradine silenziose con i bianchi muri intervallati da porte di colore blu pallido, figure femminili, avvolte in veli immacolati, incrociano bande di bambini che giocano, è l’occasione per Angelo di scattare meravigliose foto.
Giungiamo ad un luogo molto suggestivo di Kairouan è il Pozzo Barrouta, una sorgente di acqua dolce, antica come la città, che conserva ancora la tipica pompa azionata da dromedari.
Purtroppo le visite sono consentite esclusivamente al di fuori dell’orario di preghiera e noi siamo capitati in un’ora sbagliata.
Siamo sulla strada per Hammamet e sono le 21 quando arriviamo al Le Royal un resort a 5 stelle enorme e lussuoso, agganciamo la wi-fi per parlare con i familiari e scambiare qualche foto, dopo cena ci ritroviamo nel giardino dell’immensa piscina, ora riusciamo a sorridere e sdrammatizzare la “tensione” provata nel deserto, tra le dune. 
11/10/2018
Hammamet - Tunisi
In attesa della partenza della nave facciamo una capatina alla Medina di Hammamet, ultimi ricordini da acquistare, immancabile visita alla tomba di Craxi e poi in fila per l’imbarco che ci porterà fino a Salerno, dove sbarcheremo, per poi giungere finalmente a casa, con gli occhi pieni di… sabbia.
12/10/2018
Tunisi - Salerno - Nave Catania 
Siamo sulla nave per Salerno, viaggio tranquillo ci sono 23 ore da passare senza fare nulla, a bordo ritroviamo i ragazzi con le moto, la cena diventa una festa comune, brindisi e saluti, chissà se un giorno i nostri tracciati si incroceranno di nuovo?
È ora di tirare le somme di questa meravigliosa avventura, grande incognita dal punto di vista motoristico, che ha coeso un gruppo già compattato da altri viaggi, dove anche i nuovi si sono sentiti a loro agio diventando anzi interpreti principali sul vasto palcoscenico che è il Sahara.
Franco non finisce di ringraziarci per averlo portato in questo tour, ribattezzato il portatore di piastre, ancora non riesce a crederci, liberando un’attesa di 20 anni in 9 giorni; sì perché non aveva mai fatto questo tipo di esperienza.
Enzino, lo ha “sopportato durante il viaggio, ospitandolo a bordo della sua Regina che, ogni tanto, perde qualche pezzo della sua corona.
Rocco è passato dalla sabbia di Sperlonga a quella del Sahara, sempre disponibile con tutti, soprattutto con Giancarlo, il mio driver, con il quale ha condiviso parte delle tappe sulle dune.
Francesco da Fondi, bè…non è un santo, ma con lui, sulla sua Land Rover super accessoriata ho condiviso parecchi km tra le dune, e soprattutto una discesa infinita.
L’equipaggio tutto al femminile è formato da Annamaria, una driver che il deserto non è stato capace di domare, e Sara, un copilota attenta, sempre pronta, alla radio ed al caffè, tratto distintivo il tagelmust sulla testa.
Enrico e Luciano sono ormai affiatatissimi, senza di loro oggi saremmo ancora nel deserto. Con il loro Defender alto ed il verricello hanno tirato fuori dalla sabbia tutti gli equipaggi, in qualsiasi situazione ed inclinazione…insuperabili.
Andrea ed Angelo: dall’autostrada a tre corsie alle tracce labili della sabbia, Andrea un pilota esperto e capace, bravo meccanico e…desideroso di arrivare alla Presidenza!
Angelo, una scoperta per noi che lo abbiamo conosciuto in questo viaggio, bravissimo fotografo, viaggiatore esperto, ha saputo cogliere nei suoi scatti la bellezza di questi posti, i volti e i colori del deserto, che continueranno ad emozionarci anche a distanza di anni.
I Lucas, come faremmo senza di loro!!! Bag: driver, chef, divoratore di cibo, espertissimo meccanico, e una simpatia contagiosa che rallegra tutto il gruppo.
Sax c’è sempre, in ogni luogo, in ogni cosa che c’è da fare, sotto le macchine, dentro i motori, fino alle taniche sul portabagagli, lui c’è, instancabile.
Luca Caracci, un solo neo…è della Roma! Infatti, davanti al Colosseo di El Jem, con il libro di Francesco Totti sottobraccio, si sentiva a casa propria.
Adriano e Mauro: Adriano, con il suo Defender 110 capace di affrontare qualsiasi situazione, prende subito posto dietro la guida, in pole position, facendo da apripista a tutta la colonna. Mauro, Organizzatore di questo strabiliante viaggio Firmato Topini Randagi, ha trasformato la sua postazione di passeggero in console di controllo. Con tanto di navigatore, iPad, radio ricetrasmittenti, telefono satellitare e spot, ci tiene informati sui passaggi, sulle tracce e fa il resoconto della giornata al campo base in Italia, dove i soci Paolo e Graziano sono sempre in ascolto per rassicurare le famiglie. 
Un altro viaggio è terminato, un’altra avventura volge al termine. Noi Topini, da instancabili roditori quali siamo, sappiamo già che ci saranno molte altre mete, molte altre navi, molte altre dune e ancora innumerevoli esperienze ad aspettarci. Tuttavia, per il momento, ci godiamo la stanchezza nei nostri piedi, la sensazione dolceamara di tornare a casa e lasciare un posto meraviglioso allo stesso tempo; ci immergiamo nei freschi ricordi che presto diventeranno storie, aneddoti divertenti e reminiscenze che ci porteremo dietro per sempre. Ci prepariamo a raccontare questa magnifica spedizione ai nostri familiari che ci aspettano impazienti, ci godiamo la fine del viaggio sapendo di riportare a casa, insieme alla sottilissima sabbia rossa nelle nostre scarpe, una nuova, indimenticabile esperienza.
Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio.
Antoine de Saint-Exupery
Sulle sabbie del deserto come sulle acque degli oceani non è possibile soggiornare, mettere radici, abitare, vivere stabilmente. Nel deserto come nell’oceano bisogna continuamente muoversi, e così lasciare che il vento, il vero padrone di queste immensità, cancelli ogni traccia del nostro passaggio, renda di nuovo le distese d’acqua o di sabbia, vergini e inviolate.
(Alberto Moravia)