A differenza delle altre, però, sostiene la fondatrice della pagina "la mia non incitava alla violenza e all’odio. Era solo una pagina ironica che io avevo ceduto ad una persona vicina alla Lega (partito al quale la donna è iscritta, ndr) e nella quale all’inizio avevo collaborato anche io. Certo si è sempre parlato di immigrazione controllata - spiega la Di Pietro - all’essere favorevoli ai porti chiusi in linea con la politica di Salvini, ma nessuna fake news, tant’è che il profilo è stato chiuso solo per il cambiamento di nome". Il tema, però, al di là dell’incitamento all’odio e delle fake news, che in alcune pagine rimosse aveva superato i limiti del codice penale, è anche e soprattutto politico: tant’è che oltre la metà delle pagine oscurate è riconducibile a gruppi di sostegno alla politica del Movimento 5 Stelle o della Lega e che Facebook nel motivare la sua decisione, seguita ad un’indagine fatta dall’ong Avaaz, spiega come il fine sia quello di "proteggere l’integrità delle elezioni nell’Ue e in tutto il mondo". E utilizzare pagine aperte per argomenti che non c’entrano niente con la politica, per poi trasformarle in pagine politiche è una forma di inganno che viola la policy dei social network e la buona fede di chi li frequenta.
La dimensione del fenomeno la dà la stessa Avaaz che, servendosi anche dell’attività di debunking e dei siti di fact cheking, ha segnalato a Zuckerberg quattordici network e ventiquattro pagine sospette in tutta Italia, per una copertura di oltre 18 milioni di followers e 23 milioni di interazioni. I casi di condizionamento delle campagne elettorali grazie a questi inganni, d’altronde, sono al centro del dibattito mondiale delle democrazie.
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