Quirinale, Draghi presidente della Repubblica? Cosa lo spinge (e cosa può frenarlo), le 5 domande chiave

A dieci giorni dal primo voto il presidente del Consiglio resta tra i candidati principali. Ecco tutto quello che c'è da sapere

Elezioni Quirinale 2022, Draghi presidente della Repubblica? Domande e risposte sul perché il premier può o non può andare al Colle
di Francesco Malfetano
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 14:14

A esattamente dieci giorni dall'inizio dell'elezione del nuovo presidente della Repubblicail premier Mario Draghi resta ancora uno dei candidati più credibili. Al netto di veti, polemiche e scontri più o meno duri, l'ex numero uno della Bce infatti, sembra ancora il nome "buono" da tirare fuori al momento giusto. Eppure né lui, né tanto meno i partiti hanno realmente sciolto la riserva su una sua candidatura al Colle.

Troppi equilibiri da mantenere e un governo, potenzialmente, da rifare. Troppo tempo ancora, prima del segreto dell'urna, e troppe trame da dirimere. Ecco però 10 domande e risposte sulla partita che si sta giocando in questo momento, in vista delle elezioni per il Quirinale.

 

Perché Draghi può diventare il nuovo presidente della Repubblica?

Che il nome di Draghi generi consenso tra le forze politiche lo dimostra il fatto che il suo governo, schermaglie a parte, goda ancora di un'ampia maggioranza. Un benestare che, si trovasse una quadra sul suo sostituto a Palazzo Chigi (evitando quindi sia rimpasti che nuove elezioni), potrebbe portarlo facilmente al Colle, evitando di disperdere quel patrimonio di credibilità internazionale costruito fino ad oggi. Però così, per ora, decisamente non è. Eppure tutte le posizioni di facciata assunte fino a questo momento dai partiti non hanno trovato un'alternativa credibile che non sia il "Mattarella-bis". Un'opzione che però lo stesso Presidente Mattarella ha a più riprese rigettato (nonostante le voci degli ultimi giorni siano molto più possibiliste).

Perché potrebbe essere la scelta giusta?

A spiegare però perché la scelta di Draghi sarebbe quella giusta è stato Bill Emmott, il più longevo degli (ex) direttori dell'Economist, in un lungo editoriale sul Financial Times a fine dicembre: «Da ottimo economista, Draghi conosce la teoria del 'second best', della seconda migliore opzione. In un mondo perfetto, dovrebbe rimanere premier per tutti i cinque anni del piano nazionale di ripresa e resilienza degli investimenti pubblici e delle riforme, il Pnrr finanziato essenzialmente dall'Ue che ha messo in carica da quando è entrato in carica a febbraio. Ma se il risultato perfetto è irraggiungibile, è giusto optare per la migliore soluzione imperfetta: vale a dire che Draghi sia eletto presidente della Repubblica dal Parlamento a fine gennaio, e da lì per i prossimi sette anni sovrintenda alle questioni come capo dello Stato».

Perché Draghi non può diventare il nuovo presidente della Repubblica?

La motivazione per cui il passaggio al Colle di Draghi non è diventato l'opzione predominante è quindi da ricercarsi nell'equilibrio politico dei partiti, stravolto non appena il seggio da premier diventa vacante. Senza Draghi a Palazzo a Chigi bisognerebbe identificare un'altra guida per il governo e questo inevitabilmente (sia che la soluzione diventino ministri tecnici come Franco o Colao, che ministri politici come Franceschini, o anche con l'ingresso di tutti i leader in maggioranza come proposto da Matteo Salvini), lascerebbe libere delle caselle che porterebbero la maggioranza ad accapigliarsi. Un risiko che genererebbe il rischio concreto - o la possibilità secondo Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia - di andare a nuove elezioni. Uno spauracchio che soprattutto il Movimento 5 stelle e gli eletti del Gruppo Misto hanno tutto l'interesse di evitare.

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Perché potrebbe essere la scelta sbagliata?

Il timore principale è che solo l'autorevolezza e la caparbietà dell'attuale premier riescano a portare a naturale scadenza la legislatura (nel 2023). Inoltre, secondo i partiti, lasciandolo quindi a Palazzo Chigi si eviterebbe sia di rallentare la gestione della rediviva emergenza Covid che quella del caro bollette (con i relativi scostamenti di bilancio). In più, chiaramente, c'è il fattore Pnrr. Nonostante le rassicurazioni dello stesso Draghi («Lavoro su Pnrr continuerà indipendentemente da me»), la macchina per il rilancio della Penisola, con le relative riforme, potrebbe facilmente impantanarsi senza le sue capacità di mediazione tra le diverse forze politiche. 

Perché non lo candida nessun partito?

Ad eccezione di Fratelli d'Italia, che però è il partito di minoranza, nessuno ha candidato a tutti gli effetti Draghi al Quirinale. Il motivo è da ricercarsi nella possibilità che, in seguito, non si riesca a trovare un accordo su un nuovo premier e che la maggioranza finisca per disgregarsi, andando a nuove elezioni. Uno scenario che però preoccupa e non poco i parlamentari. In primis perché gli equilibri nelle Aule sono cambiati radicalmente dall'ultimo voto con numerose scissioni e frazioni dell'atomo, in secondo luogo perché il taglio del numero dei parlamentari che scatterà dalla prossima legislatura lascerebbe fuori dalle liste elettorali decine degli eletti attuali. Per giunta c'è una legge elettorale, il Rosatellum, che mal combacia con questo nuovo profilo parlamentare. Una trafila infinita di incognite che spingono tanto la Lega, quanto il Pd e il M5s (ma anche Forza Italia, che facendo leva su tutto ciò spinge al Colle Berlusconi), ad entrare in un meccanismo di auto-conservazione. Il mantenimento dello status quo in pratica, che, appunto, ha fatto già rispolverare più e più volte l'ipotesi di un nuovo mandato a Sergio Mattarella.

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