Mattarella rieletto presidente della Repubblica: «Lo faccio per l'Italia»

Dall’Assemblea 759 voti. «Bisogna rispondere alle emergenze del nostro Paese»

Mattarella rieletto presidente della Repubblica: «Il mio senso di responsabilità»
di Mario Ajello
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Domenica 30 Gennaio 2022, 00:36 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 08:41

Bene, bravo, bis. Sergio Mattarella è di nuovo presidente. Ed è un Capo dello Stato scelto dai parlamentari più che dai leader. Il «se serve ci sono», pronunciato finalmente dal presidente che aveva per 15 volte in questi mesi ribadito il suo no al nuovo mandato, e neppure i cori popolari e teatrali di «bis, bis» sembravano averlo spinto a ripensarci, ha provocato un’ondata di sollievo a Montecitorio e i 759 voti (il maggior suffragio dopo quello che andò a Pertini) all’ottavo scrutinio che riportano Mattarella sul Colle, da cui non era ancora sceso, hanno aperto una nuova stagione che pareva impossibile da inaugurare. E che fatica! I grandi elettori stanchi della melina, impauriti per il collasso istituzionale e i rischi per il governo e la legislatura che si stavano per verificare a causa dei veti e dei controveti dei capi dei partiti, hanno spinto questi ultimi a tornare alla casella di partenza: la più affidabile e rassicurante, il rientro del presidente uscente. 

Le convenienze si sono allineate, anche Salvini per disperazione dopo tante carte bruciate ha aperto al bis («Se l’unica risposta della sinistra a tutti i nomi che abbiamo fatto è il no, tanto vale dire a Mattarella di ripensarci») e questa apertura a sorpresa del capo leghista avveniva mentre Berlusconi già si era spostato sul bis («Presidente, lei ha tutto il nostro sostegno», gli ha detto in una delle telefonate) e il regista Matteo senza più una trama accettabile ha dovuto accontentarsi di un film non scritto da lui e che è lievitato, votazione dopo votazione, già dall’altra sera nel vuoto di trattative consistenti e di accordi possibili.

Nei quali a non parlarsi più erano perfino i presunti alleati quali il segretario del Pd e il presidente stellato. 

Per non dire di Tajani e Forza Italia che decidono di fare le trattative in autonomia rispetto agli altri partiti della coalizione che praticamente non c’è più. E quando l’altra notte Conte e Salvini trovano un’intesa solida su Belloni, asse gialloverde a cui si unisce Meloni e Letta non sembra avere la forza o la voglia di mettersi in contrasto, Renzi rovescia la trama: chiama Belloni, le dice niente di personale ma noi non possiamo sostenere la direttrice dei servizi segreti, poi a Radio Leopolda e sui social ribadisce il concetto e pezzi del Pd cominciano a frenare e così Leu, Forza Italia, Di Maio. Fine. La Belloni, già attesa dai capigruppo, esce di scena. E ieri mattina vertice di maggioranza dove decidere il da farsi. Il primo salta perché Conte non si sveglia. Il secondo, decisivo, è interrotto dalla telefonata di Draghi che comunica la volontà di Mattarella di accettare il bis per il quale i grandi elettori - stellati, di sinistra, e un po’ e un po’ di tutte le aree - cominciano a votare (dare un segnale). 

Insomma, dopo i nomi presentati da Salvini e bruciati o impallinati dai franchi tiratori come nel caso Casellati, dopo la fine della carta Belloni, dopo che Draghi da possibile king s’è trasformato in mediatore in un lungo colloquio con Mattarella al Colle, l’opzione parlamentare su Mattarella ha preso piede fino ad arrivare nella serata di ieri al voto finale che è stato quello che ha chiuso tutto. E che Mattarella, con gli scatoloni del trasloco dal Colle già pronti da tempo, il trasloco nella nuova casa dei Parioli ormai fatto, ha accolto con queste parole: «Rispetto il Parlamento, anche se avevo altri programmi». Quelli di ritirarsi nella vita da senatore a vita e da presidente emerito. Con grandi onori ma minori responsabilità. E invece, no. In serata infatti, a spoglio delle schede appena concluso a Montecitorio («Mattarella, Mattarella, Mattarella,....»), la presidente europea Ursula von der Leyen, e non solo lei, già festeggiava: «Caro presidente Mattarella, complimenti per la sua rielezione a Capo della Repubblica italiana. Il vostro Paese può sempre contare sulla Ue». 

 

IL PATTO

Appena in mattinata s’era deciso l’accordone, i capigruppo dei partiti della maggioranza di governo (non quelli di Fratelli d’Italia) si avviano al Quirinale e ricevono da Mattarella l’assenso a farsi eleggere. «E’ un momento difficile, lei rappresenta l’unità del Parlamento», gli dicono. E lui con il suo solito stile non magniloquente accetta il sacrificio. Una patria in difficoltà ha richiesto il supplemento di cura a un presidente che ha il gradimento massimo da parte dei cittadini e la cui elezione segna un punto di incontro - non scontato in questi tempi di anti-politica forse declinante ma ancora resistente - tra Palazzo e Paese. E altra sintesi, dopo tanti errori, si è riuscita ad avere su questo principio, così sintetizzato al mattino da Letta nell’assemblea dei grandi elettori del Pd: «Noi tenteremo fino all’ultimo, contro il metodo Salvini delle carte le do io e prendetevi Cassese e prendetevi Massolo, di cercare un’intesa che tenga assieme maggioranza per il Quirinale e maggioranza di governo, dopo di che c’è la saggezza del parlamento da assecondare». La saggezza parlamentare ha detto Mattarella bis. Cioè «una splendida notizia per gli italiani», come commenta Draghi dopo cena. Intanto ci sono stati gli applausi pluripartisan al momento della proclamazione in aula («E’ la vittoria di tutti», dicono a destra, a sinistra e al centro mentre si festeggia e ci si abbraccia anche tra nemici) e la Casellati e Fico si avviano al Colle per comunicare a Mattarella l’esito delle urne (il giuramento alla Camera sarà il 2 febbraio). 

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VINCITORI

Insomma hanno vinto tutti («Ho sempre detto o io o Mattarella», è il messaggio berlusconiano che arriva dal San Raffaele) ma soprattutto rischiavano di perdere tutti insieme, gli uni contro gli altri. Anche con impuntature da molti considerate irricevibili come quella - così ha raccontato Renzi ai suoi che gli chiedevano lumi su come si è arrivati a Mattarella - imposta da Salvini contro Casini. E quando in mattinata il faticoso accordo era stato trovato, altra divisione: Conte e Salvini - ormai coppia di fatto - volevano andare personalmente e solo loro due al Colle a dare la buona novella al Capo dello Stato, mentre Renzi e Letta si sono opposti considerando questa mossa irrispettosa verso il Parlamento. E quindi al Colle vanno i capigruppo. Per prendere questa decisione, tante discussioni: ma anche battute come quelle tra Conte e Renzi che si vedono per la prima volta dopo la crisi del Conte 2. Conte propone che Renzi non faccia parte delle delegazione che va al Colle e Matteo: «Io non voglio venire, ma se vai tu vengo anche io perché non posso stare senza di te». Non va nessuno di loro. 
Intanto, quando Di Maio ha rivendicato alla Camera l’accordo raggiunto su Mattarella, si legge disappunto sul volto di Conte che ha sofferto anche la mediazione di Draghi. E intanto la strana coppia Letta-Renzi ha chiuso una settimana stranamente vissuta fianco a fianco (con l’unica eccezione della rottura sulla Belloni). Intanto per tutta la giornata Salvini ha fatto a sorpresa il più mattarelliano dei mattarelliani («Ora che cosa fa, si mette pure a parlare in siciliano?», ironizzano quelli di Fratelli d’Italia) e sui display dei telefonini di amici e nemici del leader, mentre lui dice a tutti che «per primo il nome di Mattarella l’ho fatto io», vengono riproposti vecchi tweet del Matteo leghista (31 gennaio 2015) con su scritto: «Mattarella non è il mio presidente».

Ma vabbé, il passato è passato e quando a Tv 2000 compare Prodi molti grandi elettori si avvicinano ai monitor delle sale di Montecitorio per sentire che cosa dice il Prof. Questo: «Si è rotto un meccanismo di autorità dei partiti e di una lunga comune convivenza tra i parlamentari dello stesso partito. E ciò è estremamente importante». Ma ecco verso 22 il primo video di Mattarella in versione bis. Volto rilassato, aria serena, poche parole: «Mi impegno a interpretare le speranze dei cittadini». E ancora: «Ringrazio i parlamentari e i delegati regionali per la fiducia. I giorni difficili trascorsi per l’elezione della Presidenza della Repubblica, nei giorni dell’emergenza che stiamo ancora attraversando, richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste considerazioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e devono prevalere su considerazioni e prospettive personali». Tutti quelli che lo guardano in diretta streaming, dentro i Palazzi e anche fuori, commentano: buon bis, caro Presidente. 
 

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