Terzo Polo, ora il sorpasso spaventa Forza Italia. I timori nel centrodestra

Terzo Polo, ora il sorpasso spaventa Forza Italia. I timori nel centrodestra
di Francesco Bechis
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Giovedì 8 Settembre 2022, 18:34 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 10:17

Il sorpasso, adesso, non è più una chimera. Il Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi sfreccia nei sondaggi e, secondo le ultime rilevazioni, potrebbe superare Forza Italia il 25 settembre. Per Swg è già realtà: nel sondaggio pubblicato a inizio settimana Azione e Italia Viva insieme sono quotati al 7,2% con una crescita di quasi mezzo punto negli ultimi sette giorni, mentre la compagine azzurra è ferma al 6,7%.

E se c'è ancora chi dà FI sopra - come l'ultimo sondaggio del CISE della Luiss, che inchioda il Terzo Polo l 5,3% - una recente stima di Demos già fotografa il nuovo posto in classifica della nuova lista centrista. Numeri e cifre che inquietano non poco dalle parti di Arcore. Da dove il patron di FI Silvio Berlusconi aveva fatto ben altri pronostici: «Arriveremo al 20%», la promessa. 

E non è un caso allora se gli animi iniziano a scaldarsi. «Calenda e Renzi sanno di essere marginali perché saranno il terzo partito di opposizione, una ruota di scorta del Pd», tuona il coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani da Confcommercio. Gli fa eco un'altra colonnella azzurra, Anna Maria Bernini: «Calenda e Renzi sono sinistra e il voto che si dà a questo quarto polo o terzo polo, è un voto dato a sinistra o, peggio ancora, il voto di chi vuole portare in parlamento una piccola percentuale per ricattare la destra o la sinistra, a seconda di chi vince, facendo la differenza», rincara da Perugia. 

La sfida, d'altronde, è ormai en plein air. Con Renzi e Calenda che punzecchiano - forti degli ultimi sondaggi - e lanciano appelli al «vero voto utile». Non quello chiesto da Enrico Letta per frenare Giorgia Meloni, chiariscono, ma la scheda in più che permetterebbe al Terzo Polo, sforando il 10% - assicurano - di impedire la vittoria del centrodestra e riportare Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Ipotesi che spaventa anche gli altri partner del centrodestra, Lega e FdI. Perché se è vero che la coalizione svetta nei sondaggi, è anche vero che per aprire a Meloni il portone di Palazzo Chigi è fondamentale evitare smottamenti. E un crollo verticale di FI - così come un risultato al di sotto le aspettative del Carroccio - sarebbe uno scivolone letale.

«Berlusconi sa bene che noi andremo meglio di lui alle elezioni. La nostra lista sarà più forte di quella di Forza Italia», ha detto l'altro giorno Renzi. «Sta facendo una campagna elettorale piena di promesse ma credo che gli elettori siano stanchi: dovrebbero chiedersi perché». A tendere i nervi forzisti ci si mette anche Calenda aprendo a una «coalizione Ursula» in cui - dice lui - potrebbe rientrare FdI, per rimettere il timone del governo nelle mani dell'ex governatore della BCE. 

Il cannoneggiamento è continuo. E la strategia conta su due nomi di peso della nuova galassia centrista. Le ex ministre di Fi Mariastella Gelmini e Mara Carfagna entrate in Azione dopo la caduta del governo. Un asset per parlare all'elettorato azzurro e strappare voti lì dove lo scontro diretto al centro si farà sentire. E cioè, rispettivamente, in Lombardia e nelle grandi città al Sud come Roma e Napoli. 

Tra i neoacquisti utili alla causa c'è anche l'ex senatore di Fi Andrea Cangini. Per quanto riguarda i territori, ha fatto rumore il trasloco della forzista lombarda Anna Lisa Baroni, vicinissima alla Gelmini: «Non mi riconosco più in questa Fi, che ormai da tempo insegue Salvini e il suo populismo», l'accusa verso la casa-madre. 

Che Berlusconi abbia fiutato il rischio non è un mistero. E infatti da settimane il Cav è passato al contrattacco. Un esempio? Una recente intervista per America Oggi TV e Giornale delle Partite IVA in cui ha scagliato più di un giavellotto contro la compagine di Italia sul serio.

«Se esiste un ‘Terzo Polo in Italia, oltre alle due principali coalizioni, esso è costituito dal Movimento 5 Stelle, che ha deciso di correre da solo», l'affondo. «Esiste poi una galassia di piccoli movimenti di centro, sedicenti liberali, ma orientati verso sinistra, che comunque non giocheranno alcun ruolo concreto. L’unico centro possibile è quello che rappresentiamo noi, il centro liberale, cristiano, garantista, europeista, atlantista, il centro che in tutt'Europa si identifica nel Partito Popolare Europeo, che noi orgogliosamente rappresentiamo in Italia».

Secche poi le smentite in casa azzurra contro i retroscena che hanno raccontato di un avvicinamento di Calenda alla galassia dei popolari europei e al leader Manfred Weber, reduce da una recente visita a Roma, «fantapolitica», hanno tagliato corto da Arcore. I numeri però parlano più delle parole. E a due settimane dal voto la paura del sorpasso - già certificato, tra l'altro, dall'ultimo sondaggio di EMG Different - inizia a prendere forma. 

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