Meloni, sfida sul Reddito di cittadinanza. Salvini si ricrede su Putin

La leader FdI: «Più tutele per chi è povero. Superbonus soprattutto per la prima casa». Il leghista a Bloomberg: «Dopo la guerra in Ucraina ho cambiato idea su Vladimir»

Meloni, sfida sul Reddito di cittadinanza. Salvini si ricrede su Putin
di Alberto Gentili
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Martedì 20 Settembre 2022, 06:47 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 10:45

Giorgia Meloni, nonostante abbia confessato di essere un «po' stanca» e denunciato il «clima di intimidazione e violenza contro Fratelli d'Italia», sa di avere il vento in poppa. E di essere a «un passo dal traguardo». Eppure, c'è qualcosa che preoccupa la candidata premier: la risalita, soprattutto al Sud, dei 5Stelle di Giuseppe Conte. Una crescita dovuta soprattutto alla difesa da parte del Movimento del reddito di cittadinanza e del superbonus del 110%.

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Da qui la decisione della leader di FdI di registrare e diffondere due video dedicati proprio ai bonus edilizi e al sussidio. «E' arrivato il momento», dice Fabio Rampelli, «di smascherare le fake news e di spiegare che, se andremo al governo, non aboliremo affatto i bonus che sono un volano dell'economia e sosterremo i più deboli». Per dirla con Francesco Lollobrigida all'Adnkronos: «Il reddito di cittadinanza sta giocando un ruolo nella ripresa dei 5Stelle soprattutto al Sud». Così «Giorgia ha deciso di fare chiarezza».

 

SALVINI E PUTIN
Un po' ciò che tenta di fare sul delicato tema dei rapporti con Vladimir Putin, suscitando più di una perplessità, Matteo Salvini in un'intervista a Bloomberg: «La mia opinione su Putin è davvero cambiata durante la guerra, perché quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro Paese, beh, tutto cambia». E dopo aver detto che è la Cina il nuovo pericolo, il capo leghista sostiene l'impegno dell'Italia nella Nato: «Le relazioni internazionali per noi non cambiano». C'è chi dice che dietro a questi ravvedimenti ci sia qualche suggerimento di Meloni e Berlusconi.

L'OFFENSIVA
Ma torniamo all'offensiva anti-5Stelle di FdI. La clip dedicata da Meloni ai bonus è stata registrata dopo che diversi imprenditori edili, vicini alla destra, hanno fatto sapere che avrebbero votato Conte in quanto paladino del superbonus del 110%. Così la candidata premier nel video racconta la genesi, i travagli e la via crucis del superbonus del 110% che «hanno messo in ginocchio aziende e cittadini», a causa «di ben 16 decreti correttivi»: la prova «che la legge è stata scritta male», tanto a produrre gli «esodati da superbonus, rimasti con crediti fiscali e lavori bloccati».


Il passo successivo della leader di FdI è promettere di voler «migliorare il funzionamento» dell'110%, impedendo «modifiche legislative in corsa per chi ha avviato i lavori».

E garantendo l'impegno, se andrà a palazzo Chigi, a «intervenire riordinando e rivedendo l'intero sistema delle agevolazioni edilizie». Come? «Va uniformata l'entità dei bonus: non devono superare l'80% del costo sostenuto». E «vanno indirizzati prevalentemente verso la prima casa». Il tutto, «riducendo e semplificando gli adempimenti previsti, senza far venir meno la doverosa severità dei controlli».


Nel video sul reddito di cittadinanza (Rdc) Meloni sceglie l'ironia: «Artisti plurimilionari dai loro jet privati, ricchi individui in abiti costosi dicono che FdI vuole colpire i poveri e i bisognosi. Noi, che abbiamo imparato sulla nostra pelle la durezza della vita e delle periferie, sappiamo bene cosa sia la povertà. Il Rdc è una misura sbagliata perché mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo e ha bisogno di assistenza». Meloni sostiene che i 9 miliardi destinati ogni anno al Rdc, «possono essere spesi molto meglio». Garantisce, soprattutto, di voler «continuare a proteggere i più fragili, i pensionati in difficoltà, gli invalidi, le famiglie e gli over sessanta senza reddito, mantenendo un sistema di tutela come quello del Rdc, anche tentando di aumentarlo e di renderlo più dignitoso». Agli altri «percettori del Rdc tra i 18 e i 59 anni che possono lavorare», il sussidio invece «va tolto». E vanno avviati al lavoro, «utilizzando i 28 miliardi del fondo sociale Ue del periodo 2021-27 per corsi di formazione e incentivi alle aziende che assumono».


LO SCONTRO CON LETTA
Non manca, infine, il duello quotidiano con Enrico Letta che domenica ha accusato Meloni di volere il «patriarcato», «un modello maschilista e reazionario di società. Femminile non significa femminista». Ecco la risposta della candidata premier: «Cresciuta in una famiglia matriarcale, presidente di un partito tra omologhi quasi tutti uomini, ho sempre deciso io della mia vita. E io vorrei una società patriarcale?».

 

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