Mario Ajello
Mario Ajello

Violenza sulle donne, voltiamo pagina. E ora ogni uomo deve darsi da fare

di Mario Ajello
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Mercoledì 25 Novembre 2020, 00:10

Cari maschi, da maschio a maschio, parliamoci chiaramente. Serve un’assunzione di responsabilità, come finora non c’è stata. Serve, e noi dobbiamo farcene carico, per fermare una volta per tutte la violenza contro le donne. E’ una questione che riguarda le donne la difesa di se stesse? Macché! Riguarda loro, riguarda noi, riguarda tutti.

Voltarsi dall’altra parte con indifferenza maschile - sono corretto e rispettoso, solidale con le vittime di stupri e violenze e gli altri maschi magari no ma io penso al mio “particulare” e sento l’orgoglio della civiltà del mio comportamento e della venerazione personale e pubblica che ho verso le donne - rischia di essere una forma di convivenza con la barbarie.

Ma lo sapete, cari maschi, che i dati della violenza sulle donne sono in crescita durante il lockdown? La ripulsa e lo schifo degli uomini per questa situazione tremenda non basta più. Mobilitiamoci veramente. Senza retorica. Con spirito pratico.

Con attitudine concreta (ebbene sì, possiamo essere concreti anche noi) oltre che con le benemerite iniziative come quella dei calciatori con il segno rosso in faccia e con la partecipazione attiva oggi alla giornata contro la violenza. Ognuno di noi ama una o più donne (mogli, compagne, madri, figlie, sorelle, amiche) e proteggere loro, facendosi raccontare, denunciando, prevenendo, controllando i nostri stessi comportamenti, è il primo stadio d’intervento vero.

Ognuno pensi a che cosa può fare nella propria quotidianità, nel vissuto personale e familiare, in casa e nei luoghi e nelle situazioni che condivide con le donne che ama.

Il secondo terreno d’intervento, ma vanno praticati tutti insieme, è quello cosiddetto della catena. Ovvero. Io dico a te, amico mio, maschio come me, che la donna va rispettata in tutto e per tutto, e se la tua ragazza ti ha lasciato o tua moglie è andata via la sua libertà di scelta è sacrosanta, appartiene al diritto della persona.

E non c’è primitivismo che debba impedirla, non c’è ferocia che sia ammessa nel rapporto tra i sessi, non deve esistere la legge fisica del più forte perché la modernità non può più accettarla e a difendere la civiltà delle relazioni uomo-donna dobbiamo impegnarci tutti.

Noi uomini, quanto le donne. Chi di noi non capisce questo, sta di fatto dall’altra parte della barricata. Quella dell’odio più ancestrale che colpisce le donne in quanto prede e che concepisce - anche senza ammetterlo a se stesso - l’uomo come dominator. Ma suvvia, voltiamo pagina.

Serve il coraggio di spingerci più in là. E non soltanto oggi che è la giornata contro la violenza ai danni delle donne, ma sempre: il 25 novembre e il 26 e ancora, ancora, ancora. Questo non dev’essere un giorno speciale, ma l’inizio di una nuova normalità, di un’altra e di un’alta consapevolezza. Conosciamo uno, dieci, cento altri uomini? Raggiungiamoli tutti, per dire a loro, a noi: vigila su te stesso, vigila su chi vuoi e su chi puoi, ma lo devi fare perché ogni donna rappresenta la donna che si può amare e che si deve rispettare. 

Ogni tipo di abuso - psicologico, sessuale, fisico - e qualunque coercizione usata per dominare emotivamente una persona può rappresentare una violenza. E quella psicologica è forse il tipo di violenza più subdola. Esistono uomini manipolatori - lo sappiamo benissimo e magari molti di noi lo sono senza ammetterlo neppure a se stessi - che entrano nell’intimo delle loro vittime fino ad annullarle totalmente a livello mentale. Fanno parte di questo tipo di violenza le parole dette per far sentire la donna inadeguata. La violenza verbale - anche prima di diventare stalking - è un fenomeno doloroso per chi la subisce. Impegniamoci personalmente e collettivamente a evitare anche questo. Cominciamo da noi, ecco.

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