Piero Mei
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Suarez, un brutto film che provoca danni non solo al calcio

Suarez, un brutto film che provoca danni non solo al calcio
di Piero Mei
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 00:18

La notte prima degli esami non deve essere stata particolarmente emozionante per il candidato Suarez: niente da girarci un film sentimentale. Tutt’altro genere il suo.

L’esame, piuttosto, avrebbe potuto essere un soggetto da commedia all’italiana. Non di quelle alla Totò e Peppino, o alla Alberto Sordi per parlare del sublime nel genere. Piuttosto, senza offesa, di quelle alla Pierino: qui è mancata finora la bomba sexy, ma tempo al tempo, sbucherà da qualche parte, in qualche social, anche l’immagine di una qualche lei che aspettava, fingendo ansia, l’esito dell’interrogazione. 

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Fingendo, perché l’esito dell’interrogazione era scontato, essendo, parrebbe dalle intercettazioni, il candidato Suarez fornito di domande e di risposte, sulle quali poteva inciampare solo per la sua difettosa conoscenza della lingua italiana. Non era il primo, parrebbe. E il colpo di genio propagandistico per l’università di Perugia si è risolto in uno dei più clamorosi boomerang. Se avevano aderito prontamente alla fretta di Suarez di dimostrare la sua preparazione sul Belpaese ove il sì suona, forse lo avevano fatto anche considerando che di questi tempi grami una storia raccontata sui social di un campione poteva essere una spinta ad avere qualche studente in più, pure se a distanza.

Non sapevano di essere sotto tiro per gli esami facili: un’inchiesta era in corso da mesi («Quello non spiccica una parola, ma ti pare che lo bocciamo?» si legge in una intercettazione). Magari qualcuno non sapeva dell’inchiesta, però gli era ben noto come da quelle parti si chiudesse un occhio. E così il prode campione che «l’italiano lo masticava da anni», come è stato twittato ricordando il morso a Chiellini, si è presentato a Perugia cercando una rapida scorciatoia per l’accesso alla cittadinanza comunitaria alla quale né lui, preso dal fare gol, né lo stuolo di procuratori, consulenti e via contando la corte dei campioni, aveva mai pensato. 

D’altra parte l’amico del cuore di Leo Messi pensava, insieme con quest’ultimo, che Barcellona sarebbe stata per sempre. E invece ecco l’occasione: la Juve (sulla quale, peraltro, la procura federale ha deciso di aprire un fascicolo sportivo). 

In fretta e furia bisognava cercare la via rapida al passaporto, come una volta si andava per sperduti paesini del sud a cercare le prove del bisnonno emigrato un secolo fa, un certificato di nascita di un Comune o di un battesimo di una parrocchia. Ci furono luoghi e sacrestie specializzate nel nonno del campione. Chi avrà detto “Perugia val bene un esame”? E come spiegarlo a tutti quelli che non guadagnano dieci milioni l’anno e nemmeno in una vita intera e che, pure nati, cresciuti, scolarizzati in Italia, non riescono a venire a capo della loro situazione di “italiani non italiani”, perché l’esame è vero e le difficoltà frapposte sono crescenti? 
Proprio in questi giorni c’è chi ha potuto votare per la prima volta a 26 anni, con otto di ritardo rispetto ai suoi compagni di scuola e di vita.

E invece, oplà, dopo qualche giorno dalla richiesta, Suarez veniva esaminato (si fa per dire) all’università di Perugia, in quella certa situazione facilitante secondo un’ignorata inchiesta in corso. E così l’intera faccenda è venuta fuori. E siccome Suarez non è persona sconosciuta, la figuraccia per l’università di Perugia, per il nostro sistema d’attribuzione della cittadinanza, per l’Italia intera, verrebbe da dire data l’eco che la faccenda sta avendo, è stata planetaria. E oltretutto il fin di bene, cioè l’ingaggio da parte della Juve con il miraggio eterno della Champions e dei campioni adeguati (e Suarez lo è), si è risolto nel probabile trasferimento dell’uruguayano (o uruguagio) all’Atletico Madrid.

Comunitario ma avversario? Potevamo, dovevamo risparmiarcela. Gira sul web una relazione, ovviamente finta, sull’esame del “ragazzo”: a domanda risponde in spagnolo, ma quando gli viene chiesto quale sia il suo piatto italiano preferito, risponde “Chiellini”. Curioso, una volta superato il velocissimo esame, i due potevano essere compagni. Non di merende, si suggerisce allo splendido difensore azzurro e bianconero.

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