Alessandro Orsini

Regole d'ingaggio. Cosa fanno le spie nelle ambasciate delle grandi città

Regole d'ingaggio. Cosa fanno le spie nelle ambasciate delle grandi città
di Alessandro Orsini
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Giovedì 1 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 09:57

Desta impressione la notizia che un ufficiale della Marina abbia passato informazioni riservate alla Russia. Le questioni a cui dobbiamo rispondere sono due. La prima è come sia potuto accadere un fatto così grave e la seconda è se l’Italia esca bene o male da una simile vicenda.

Quanto alla prima domanda, occorre sapere che quasi tutte le ambasciate a Roma vedono operare i servizi segreti al proprio interno. In alcuni casi, le ambasciate hanno una struttura denominata “ufficio politico”, dove si concentrano gli agenti segreti, in altri casi hanno denominazioni diverse o nessuna denominazione. Dipende dalla grandezza dell’ambasciata. Che cosa fanno questi servizi segreti nelle ambasciate a Roma? Raccolgono informazioni, principalmente di tre tipi: politiche, economiche e militari. Se questo articolo si occupasse della Prussia, l’ambasciata prussiana a Roma (che non esiste) lo archivierebbe e poi cercherebbe informazioni sul suo autore e il direttore della testata. Subito dopo, si sforzerebbe di capire se l’articolo sia favorevole o contrario ai suoi interessi nazionali.

L’ambasciata di Prussia a Roma raccoglie informazioni anche sui rapporti tra l’Italia e i Paesi nemici dei prussiani. Ad esempio, se questo quotidiano pubblicasse la notizia immaginaria che Fincantieri sta per vendere una nave da guerra alla Francia, con cui la Prussia è in pessimi rapporti, l’ambasciata prussiana archivierebbe la notizia. Le ambasciate a Roma archiviano un sacco di informazioni sensibili, che passano ai loro governi, per elaborare strategie di penetrazione nella politica e nell’economia italiane. L’epicentro è Roma. Tutto questo è legale e dovrebbe inorgoglire gli italiani. Se a Roma ci sono tutte queste spie, è perché l’Italia è uno dei Paesi più importanti dell’emisfero occidentale. Il problema è che, ogni tanto, i servizi segreti, che operano nelle ambasciate, superano il segno e finiscono nell’illegalità.

Il che consente di affrontare la seconda domanda e cioè come sia potuto accadere un tale scandalo all’Italia.

La risposta è semplice: accade. Punto. Con una precisazione importante: non accade soltanto all’Italia. Quindi non bisogna esagerare con le critiche all’Italia perché, tanto per fare un esempio tra migliaia, accade anche alla Germania. Il 10 luglio 2014, la Merkel ha dovuto espellere un alto ufficiale americano in combutta con un agente tedesco. Era nientepopodimeno che il responsabile diplomatico degli Stati Uniti a Berlino: ancora una volta le ambasciate. Pochi ricorderanno lo scandalo del telefono della Merkel, controllato dalle spie americane, di cui parlò il “New York Times” nell’ottobre 2013. Il processo si chiuse nel giugno 2015 a Berlino. Le accuse principali caddero, ma resta in piedi l’essenziale: le ambasciate sono piene di spie. Il 29 dicembre 2016, Obama espulse dall’ambasciata russa un numero impressionante di spie: 35 agenti, sufficienti per un torneo di calcetto. Possiamo formulare una generalizzazione empirica: più un Paese è importante, o si trova in posizione strategica, più le spie nelle ambasciate si danno da fare. L’Italia ha entrambe le caratteristiche: è importante ed è strategica.

Quanto all’immagine internazionale dell’Italia, le notizie sono buone. L’ufficiale della Marina è stato scoperto dai servizi segreti, che in Italia si chiamano Dis ovvero dipartimento delle informazioni per la sicurezza della Repubblica, diretti dal generale Gennaro Vecchione. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non vi sono elementi per pensare che l’Italia sia un Paese in cui “il sistema non funziona”. Il sistema dell’Italia funziona perché deve funzionare per forza. L’Italia, che “stipa” le bombe atomiche americane, possiede segreti importantissimi per la Casa Bianca. L’Italia è un Paese virtuoso in fatto di servizi segreti, ma, se non lo fosse, ci penserebbero gli americani ad accrescere le sue virtù. Ecco la nostra conclusione: ci rattrista quello che è accaduto, ma possiamo rallegrarci.
aorsini@luiss.it

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