Michel Martone
Michel Martone

L'Intervento/ La rivoluzione del lavoro agile per i dipendenti

di Michel Martone
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Sabato 20 Novembre 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23:16

La pandemia sta cambiando tutto, anche le parole d’ordine dell’agire economico. Se un tempo si parlava solo di Pil, produttività, efficienza, potere e gerarchia, ora sempre più spesso si avverte il bisogno di sostenibilità, ambientale e sociale, fiducia e collaborazione. Non solo perché l’isolamento provato nel corso del lockdown ci ha restituito il senso e la consapevolezza di quanto sia importante il rapporto con gli altri, a cominciare da quello con l’ambiente, ma anche perché i primi inquietanti segnali del divampare di una quarta ondata rendono evidente quanto sia stato illusorio pensare che bastasse un vaccino per contrastare una pandemia che ha già contagiato milioni di persone in ogni angolo del pianeta.


Così le mascherine, come le continue proroghe della legislazione d’emergenza sul distanziamento, ci dimostrano, da un lato, l’inadeguatezza dei pure importanti accordi sulla sostenibilità raggiunti a Glasgow dai grandi del pianeta e, dall’altro, che per contrastare la pandemia come la catastrofe climatica non bastano gli Stati, serve l’impegno di tutti. A cominciare da quello di imprese e lavoratori.
Perché come ha rilevato Marx in altri tempi, spesso le rivoluzioni sociali cominciano sui luoghi di lavoro. Così è per il lavoro da remoto, che sta imponendo il ripensamento della legislazione del lavoro del ‘900, così dovrà essere per l’attività economica, come dimostrano quelle imprese che già si stanno riorganizzando per promuovere nuove forme di sostenibilità ambientale e sociale. Ad esempio creando una delle più grandi flotte di veicoli green del nostro Paese, come sta facendo Poste Italiane, o mantenendo lo smart working anche in grandi aziende industriali, come nel gruppo Leonardo, e nel settore delle comunicazioni, come in Vodafone, o ancora promuovendo nuove forme di formazione e partecipazione finanziaria dei lavoratori, come sta accadendo nel gruppo Atlantia.


Tra queste iniziative ce n’è una particolarmente innovativa, che è stata sancita da un recente contratto collettivo del gruppo Autostrade per l’Italia. Questo contratto infatti, al fine di assicurare la riduzione dell’impatto ambientale e la migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, adegua la disciplina del contratto collettivo nazionale alla perdurante situazione di emergenza per strutturare un nuovo modello di lavoro ibrido basato sulla logica dell’alternanza lavoro da remoto e lavoro in presenza che duri anche oltre la pandemia. 
Per ridurre l’impatto ambientale e decongestionare il traffico cittadino l’accordo prevede: - che vi sia una fascia di flessibilità oraria in ingresso dalle 8 alle 12 e in uscita dalle 16 alle 20; - che il lavoro, per almeno tre giorni settimanali scelti d’intesa con il capo, si svolga da remoto, ferma la possibilità di lavorare in ufficio prenotando la postazione per preservare la socialità; - che il lavoratore nei giorni in cui è da remoto non possa essere contattato, salvo emergenze, dalle 13 alle 14 e dalle 20 alle 8; - che il prestatore possa scegliere dove collocare le tre ore giornaliere di disconnessione individuale, aggiuntive rispetto a quelle di disconnessione aziendale, per prendersi cura della famiglia così come della sua persona. 


Il tutto disciplinato attraverso una semplice e-mail tra responsabile e dipendente. Un nuovo rapporto di lavoro basato sulla fiducia che assicura la migliore conciliazione tra spazi di lavoro e tempi di vita, riconoscendo priorità nell’accesso alle categorie più fragili e ai dipendenti con figli di età inferiore ai 3 anni. 
Difficile dire se questo importante esperimento avrà successo, molto dipenderà dalla capacità e dalla fiducia che impresa e lavoratori sapranno costruire.

Di sicuro per le relazioni industriali si tratta di un importante passo avanti perché dimostra che la contrattazione collettiva può essere uno strumento prezioso per promuovere, attraverso il mobility management dei lavoratori e il lavoro da remoto, anche la sostenibilità ambientale.

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