Gentile Direttore,
ho letto con interesse l’articolo del professor Alessandro Campi apparso ieri sul quotidiano lei dirige e le invio alcune considerazioni: la sfida alla quale nessuna democrazia avanzata, qual è la nostra, potrà sottrarsi nel futuro per garantire la sicurezza pubblica è quella di riuscire a preservare il giusto equilibrio tra sicurezza e libertà. Sta nel patto sociale tra Stato e Cittadini la garanzia della democrazia, un patto dove i cittadini demandano allo Stato il potere/dovere di utilizzo anche della forza al fine di garantire il quieto vivere e la sicurezza pubblica. Quello che il Siulp, il primo e più rappresentativo sindacato del Comparto Sicurezza e Difesa - di cui ho l’onore di avere la massima responsabilità – con un paradigma, da ben 40 anni, ha declinato nel cosiddetto “treno della legalità”.
Un simbolico convoglio ferroviario che è composto di quattro vagoni quali Scuola, Sicurezza, Giustizia e Carcere, che per assolvere alla sua delicata funzione necessita che tutti i suoi vagoni viaggino alla stessa velocità.
Oggi, purtroppo, il cittadino percepisce l’azione complessiva dello stato come insufficiente e inadeguata a garantire i propri singoli diritti, per la lentezza della giustizia, per il sovraffollamento delle carceri, e non ultimo, per l’impossibilità di creare un sistema formativo capace di dare le basi per la cultura della legalità oltre che gli strumenti per affrontare il mondo del lavoro.
La molla che ha fatto scattare la brutale aggressione del Quarticciolo sta anche nell’esasperazione dei cittadini per l’impunità di cui gode chi oggi delinque e il disconoscimento che attribuiscono allo Stato, dovuto all’insoddisfazione del suo agire. Sottovalutare questo messaggio è l’errore più grave che si possa fare. Dissentiamo da chi, troppo frettolosamente, tenta di sminuire la questione cercando di giustificare il tutto come una semplice faida tra bande di delinquenti che tentano di riaffermare il proprio controllo su quel territorio. E lo Stato, in tutto questo, dove sarebbe?
Ecco perché, altro errore che si sta commettendo, è la sottovalutazione alle nostre fondate e legittime richieste di investire sulla Sicurezza, atteso il rischio che corre l’intero comparto di andare in tilt, come gli altri vagoni del convoglio, considerato che entro il 2030 ben 40.000 degli attuali 95.000 poliziotti oggi in servizio andranno in pensione per raggiunti limiti di età.
E a tutto questo aggiungiamo anche le ultime modifiche intervenute con la riforma Cartabia: ogni cittadino ha capito che lo Stato ha di fatto scaricato sulle spalle del singolo cittadino anche l’onere di denunciare chi viene a svaligiare casa sua. Se non è il cittadino a denunciare, il ladro è libero. E se lo denunci, non andando in carcere, verrà a vendicarsi. Una riforma tutta da rivedere!
Lo scenario è preoccupante e, senza troppa immaginazione, delinea una sorta di Far West.
Quello che chiediamo è semplice e facilmente attuabile. Le carceri sono sovraffollate? Bene, ricorriamo alle pene alternative: aggredisci un medico al Pronto Soccorso? Ti fai 18 mesi da portantino e forse capisci il mondo del lavoro e della solidarietà. Un modo per rispondere anche al bisogno di Sicurezza che i cittadini onesti gridano a gran voce.
Ovviamente ci sono tanti altri percorsi che si possono seguire, ma per farlo abbiamo la necessità innanzitutto di poliziotti e di risorse che consentano al treno della legalità di ripartire con la speranza che possa invertire il trend.
*Segretario Generale Siulp
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