Molti autorevoli interventi hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sul rilievo sociale e il valore strategico della formazione. Un modo non rituale per segnare l’avvio di un nuovo anno scolastico. Illuminanti le parole del Presidente Mattarella che ha voluto, fra l’altro, individuare la scuola come il centro di una società libera e ordinata.
È significativo che i settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione siano stati celebrati dalle massime autorità dello Stato, nell’aula della Camera, con un folto gruppo di studenti, ponendo come unico tema dell’incontro i principi costituzionali riguardanti l’istruzione. E, infine, lo stesso governo ha proposto l’introduzione di regole e correttivi volti a dare maggiore autorevolezza al sistema scolastico.
Il rinnovato interesse per la scuola evidenzia, però, anche una preoccupazione sulla tenuta del mondo giovanile e sulla capacità degli adulti di trasmettere alle nuove generazioni valori positivi primo fra tutti il rispetto: di sé stessi, degli altri, delle regole, di chi ne sa di più.
Un allarme che affiora per i preoccupanti episodi di violenza connessi a condizioni di marginalità sociale, degrado e illegalità presenti nelle grandi periferie urbane, per i dissennati comportamenti di spericolata guida automobilistica, per i casi di brutale aggressività nei rapporti sentimentali. Per fortuna si tratta di episodi circoscritti a piccoli numeri, ma che rendono cruciale la trasmissione di valori positivi da parte delle famiglie, della scuola e della comunicazione. Bisogna innanzitutto tenere presente un fattore strutturale che agisce sulle complesse relazioni familiari. Su più di 25 milioni di famiglie italiane 10,3 milioni, ovvero poco più del 40%, è costituito da nuclei con figli e per una quota molto elevata con figli unici. Inoltre, in ben un quarto dei casi è presente un solo genitore, una tipologia familiare che fra 2018 e 2022 è cresciuta del 6,5%. Non si può negare che i genitori nel rapporto con i figli abbiano attualmente un comportamento ambivalente che oscilla fra difesa e indifferenza. Rimuovere (o tentare di rimuovere) le tante asperità che inevitabilmente si presentano mano a mano che si procede verso l’età adulta e un eccesso di protezione da parte dei genitori tendono a trasmettere ai giovani un’idea facilitata della vita.
Eppure, con gli strumenti di relazione fra scuola e famiglia (dai colloqui ai registri elettronici), è oggi possibile seguire il percorso scolastico degli studenti e non intervenire solo sull’esito finale. È importante trasmettere a quei genitori che hanno difficoltà ad assolvere pienamente alla propria funzione educativa, messaggi chiari sulla considerazione da portare verso i percorsi formativi e il ruolo dei docenti. È per questo utile rimuovere l’errata (e diffusa) convinzione che per trovare un impiego non serva conseguire i più alti livelli di istruzione. Nessuno può disconoscere le difficoltà di accesso al mercato del lavoro dei nostri giovani, tuttavia proprio un recentissimo rapporto dell’Ocse, organismo internazionale specializzato sui temi della formazione e del lavoro, offre un quadro molto preciso in merito. In Italia, considerando la popolazione adulta, è occupato il 53% di chi ha conseguito al massimo un titolo di scuola media inferiore, il 72% dei diplomati alla scuola superiore e l’83% di chi ha un titolo terziario ovvero diploma o laurea universitaria. Quindi, l’istruzione paga anche sotto il profilo dell’interesse personale, soprattutto se la si affronta con serietà. E qui entrano in gioco i social e la rete. Apprendere e trasmettere conoscenze implica un impegno individuale a superare ostacoli e difficoltà. E’ un processo complesso che impone alla scuola e alle agenzie formative una continua rigenerazione di contenuti, strumenti e persino degli spazi e degli edifici dove esercitare l’insegnamento.
Di fronte a un facile accesso a dispense, informazioni, testi da copiare, nozioni generiche diventa fondamentale agire sulla progressiva maturazione di scolari e studenti, sollecitandone la curiosità, l’orgoglio e il senso di responsabilità personale. Così affiancando alla necessaria disciplina la fiducia nei “maestri”, la formazione delle nuove generazioni potrà trovare nuova linfa.
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