Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Il nodo europeo / Le scelte sbagliate che impongono un cambio di Pnrr

di Angelo De Mattia
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Lunedì 20 Febbraio 2023, 00:47

È stata imboccata la “diritta via”: prima si razionalizza e si rafforza il modo in cui si decide e si controlla l’attuazione, poi si passa ai contenuti. Accentrare la governance del Pnrr presso la Presidenza del Consiglio per l’indirizzo e il coordinamento strategico, compresi i rapporti con le istituzioni europee, segnala l’importanza straordinaria che si annette al Piano e al tempo stesso l’assunzione di responsabilità, nel bene e nel male, al più alto livello. 
Se l’attuazione del Pnrr, con le riforme ad esso collegate direttamente e indirettamente, rappresenta oggi il maggiore impegno del Paese - senza sottovalutare le iniziative a livello europeo e internazionale - allora è bene che sia il vertice dell’esecutivo in prima persona, con il ministro per gli Affari Europei, ad assumerne il governo del progetto e ad affrontare quello che è diventato un vero test della capacità di programmare e realizzare. La riconosciuta importanza di accorciare la linea di comando trova la massima applicazione nel nostro caso ed è il modo più diretto per soddisfare il vincolo costituzionale del buon andamento e dell’imparzialità nell’attività dell’amministrazione.
Il coordinamento dell’attuazione spetterà invece a una struttura del ministero dell’Economia con cui, ovviamente, dovranno essere scorrevoli le interrelazioni con Palazzo Chigi. Ma in ballo non sono solo le strutture. Occorre pure snellire, semplificare, rendere più veloci le procedure, prevedendo anche possibili deroghe; quindi, poiché centrale è la persona, la “macchina” riformata dovrà essere guidata da funzionari di particolare competenza e capacità. 
Quanto è stato deciso giovedì dal Consiglio dei ministri è, in sostanza, più di una semplice rivisitazione. Ma la decisione è finalizzata, ovviamente, alla seconda parte di questa straordinaria iniziativa che è il Piano: la revisione di alcune sue componenti, a cominciare dai costi, dato l’impatto esercitato dall’inflazione, dalla crisi energetica, dagli intoppi nelle catene di valore: una revisione che dovrà essere compiuta entro il prossimo aprile, in accordo con la Commissione di Bruxelles.
Impera il vincolo di spendere le risorse finanziarie non oltre il 2026. A tal fine, dovrà essere utilizzata la flessibilità che in linea generale è stata riconosciuta all’Italia nell’ultima seduta del Consiglio europeo che fa da pendant alle previste deroghe alla normativa sugli aiuti di Stato che si ritiene saranno introdotte per contrastare gli effetti dell’Inflation Reduction Act recentemente varato dagli Stati uniti: uno stanziamento di 370 miliardi di dollari - peraltro in ulteriore crescita - che comporterà forme di sleale concorrenza da parte delle imprese americane che usufruiscono dell’incentivo pubblico nei confronti delle europee, come ripetutamente sottolineato dalla Germania che, per gli spazi fiscali consistenti che possiede (a differenza dell’Italia, appesantita dal debito), sarà la principale beneficiaria delle deroghe stesse. 
Bisognerà conoscere il perimetro della flessibilità e se e a quali altri fondi europei essa si potrà applicare. Occorrerà bilanciare e circoscrivere le modifiche ai progetti. E in alcuni casi affrontare con coraggio il fatto che sono frutto di scelte inadeguate del precedente governo: si pensi per esempio all’istituzione dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, dirottata su di un tracciato che cortocircuita la storica ferrovia tirrenica isolando un territorio ricco di attività, di storia, di popolazione, di flussi turistici, di traffici qual è il Cilento. E ciò per il prevalere di spinte campanilistiche sostenute in nome del noto slogan «non nel mio giardino»: un caso di scuola di ciò che non si dovrebbe mai fare.
Ma il Piano, poi, si cala in un contesto nel quale altri problemi si presentano: dalla riforma del Patto di stabilità, all’istituzione di un Fondo europeo di sovranità, alla ratifica del Mes, alle direttive comunitarie sulla “casa green” e sui veicoli elettrici, all’accennata questione degli aiuti di Stato, per non tacere del sopravvenuto problema del superbonus 110 per cento e delle drastiche decisioni assunte dal governo. 
È un contesto che esige ancora maggiore impegno per condurre in porto, osservando i patti, il Piano e le riforme. Sono tutti passaggi dai quali scaturiscono precise conseguenze per i cittadini, più in particolare, costi e benefici, sperando nella netta prevalenza di questi ultimi.
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